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Salvini, basterebbe un tampone

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Il virus con paradosso è servito. In questi mesi, il Covid-19 ha reso i leader negazionisti meno forti sotto il punto di vista dei consensi, ma di certo non meno combattivi. La pandemia, che ha segnato in maniera negativa il 2020, ha da subito tirato fuori il peggio di molti leader, spesso sovranisti e populisti,  di fatto cattivi politici e pessimi amministratori. Il virus, però, che in questi mesi ha seminato morte e terrore in ogni parte del globo, sembra avere buona memoria e orecchie: tanti gli scettici che nelle loro dichiarazioni pubbliche hanno negato a più riprese e con forza l’esistenza del virus stesso. Salvo poi finire per esserne contagiati.

Chiedasi per dettaglio, a Donald Trump solo l’ultimo in ordine cronologico di una schiera di leader che all’inizio della pandemia avevano sminuito o addirittura negato i rischi legati al Covid-19 e che poi si sono ritrovati ad affrontare in prima persona positività, cure e  quarantena. A qualcuno è andata persino peggio: il premier inglese Boris Johnson è finito in terapia intensiva, ma nell’elenco dei “puniti” dal virus sono finiti anche il presidente brasiliano Jair Bolsonaro e quello bielorusso Aleksandr Lukashenko 

Negare l’evidenza della pandemia, con tutto il suo carico di reazioni drammatiche, però non ha spostato di un centimetro, il meccanismo negazionista, di alcuni di questi leader. Lo stesso Trump, fino all’ultimo secondo prima di essere ricoverato in ospedale, con il virus che già girava nel suo corpo, ha dato sfoggio del peggio di sé, proponendo un tipo di comunicazione surreale, postando su Twitter frasi che, di fatto, celebravano la sua grandezza minimizzando la malattia. Uscendo dall’ospedale ha fatto ancora peggio: scendendo dall’elicottero è arrivato alla Casa bianca, ovviamente senza indossare la mascherina.

In Italia, Paese considerato modello nella lotta al covid-19, i politici nel complesso hanno dato prova di discreta maturità.  Tranne uno: Matteo Salvini. La fortuna, se paragonato agli altri nomi sopracitati, è che Salvini è sì un negazionista, populista e sovranista, ma di fatto non un leader. Nel BelPaese infatti, il leader leghista almeno per ora  non governa neanche il condominio di casa sua. Di certo, una fortuna per i 60 milioni di Italiani, che hanno dimostrato, in questi mesi difficili, di tenere molto alla loro salute

Il Leader della Lega è stato un cattivo modello, in particolare durante le tappe della sua infinita campagna elettorale. Comizi organizzati solo esclusivamente per autoreferenziare la sua figura politica, contenuti zero ma, in compenso, tanta confusione. Pacche sulle spalle, baci e selfie “ad personamdove l’unica regola era ed è non indossare la mascherina e non garantire il distanziamento minimo di sicurezza. E’ successo anche a fine settembre quando, in un ristorante a Terracina, in provincia di Latina, proprio un comizio di Salvini si è trasformato in un cluster covid-19 con diversi contagiati. Ma c’è di più: lo stesso giorno, il senatore leghista, in un altro raduno a Formello, in provincia di Roma, aveva dichiarato di non sentirsi bene e di avere addirittura qualche linea di febbre. Sarebbe corretto che un politico, proprio per il ruolo istituzionale che ricopre, sia in grado di dimostrare la sua totale “idoneità sanitaria”, specialmente se il politico in questione, passa più tempo in giro per caseifici e piazze, che in Senato. Con tanti saluti, per una volta, alla Privacy. 

Romano, giornalista e scrittore. Esperto nel settore della comunicazione e delle relazioni pubbliche, studioso di tutte le novità tecnologiche con una forte inclinazione per i numeri, il marketing e i digital media.

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