di Giacomo Torresi –
Sembra un paradosso ma è quanto emerge dall’ultimo rapporto del Cresme (Centro ricerche economiche, sociologiche e di mercato nell’edilizia) dal titolo “Il recupero e la riqualificazione energetica del patrimonio edilizio: una stima dell’impatto delle misure di incentivazione” presentato alla Camera dei Deputati, che fa il punto sull’impatto delle detrazioni fiscali per il recupero e la ristrutturazione edilizia e la riqualificazione energetica del patrimonio edilizio.
Il Rapporto messo a punto dal Cresme rileva come le detrazioni fiscali per il recupero edilizio e la riqualificazione energetica abbiano prodotto i primi effetti dal 1998 e dal 2007, con proroghe nel corso degli anni e modifiche che hanno inciso su aliquote, limiti massimi di spesa e categorie di interventi agevolabili.
Con le leggi di bilancio 2017, 2018, 2019 e 2020 si è poi assistito ad una proroga delle applicazioni e la previsione di nuovi strumenti fiscali tra cui sismabonus, bonus facciate e bonus verde. Per ultimo è arrivato il Decreto Rilancio che ha introdotto il superbonus 110% per le spese sostenute per specifici interventi di efficienza energetica e di misure antisismiche sugli edifici e la possibilità di optare per lo sconto in fattura e la cessione del credito per le spese sostenute negli anni 2020 e 2021 (possibilità che ha dato un’iniezione molto forte all’avvio dei lavori).
Come si evince dal rapporto del Cresme, il disegno di legge di bilancio 2021 dispone “la proroga per l’anno 2021 delle detrazioni spettanti per le spese sostenute per interventi di efficienza energetica, di ristrutturazione edilizia, per l’acquisto di mobili e di grandi elettrodomestici, per il recupero della facciata esterna degli edifici e quelle per la sistemazione a verde di aree scoperte di immobili privati a uso abitativo”.
Tutte detrazioni che sarebbero scadute nel 2020 o avrebbero visto ridursi considerevolmente l’aliquota e che, quindi, necessitavano di un intervento immediato da parte del Parlamento.
Cosa che non è accaduta per le norme sul Superbonus 110%, attualmente in vigore fino al 31 dicembre 2021 ma che, complice una moltitudine di adempimenti e requisiti e la difficoltà dei condomini a convocare le assemblee, stenta a decollare come ci si aspettava e la conferma è arrivata in questi giorni anche dall’Enea che nel primo monitoraggio sul superbonus ha registrato 193 interventi presentati e autorizzati, con un’ammissione a detrazione di circa 14 milioni e 700 mila euro e con crediti per 16 milioni e 200 mila circa. Numeri buoni che confermano l’importanza del provvedimento ma che potrebbero crescere notevolmente in tempi “normali” e con orizzonti temporali più ampi.
Dato importante da tenere in considerazione è la crescita del settore edile che si è però interrotta nel 2020 a causa dell’emergenza pandemica e che alla fine porterà a chiudere l’anno con un – 7,4% come valore della produzione nelle costruzioni.
Analizzando nel dettaglio i numeri del Cresme, nel 2020 la contrazione maggiore è stata registrata nel settore della attività di manutenzione straordinaria (-10,4%), superiore a quella delle nuove costruzioni (-7,4%).
Secondo le analisi del Cresme, benché l’emergenza Covid19 sia una causa concorrente, la causa principale della contrazione dell’attività di manutenzione straordinaria è da ricercare proprio nel superbonus 110% che ha causato un differimento dell’attività edilizia in attesa del pieno avvio del percorso attuativo.