di Giacomo Torresi –
Con la polemica sul licenziamento dei lavoratori che rifiutano di assumere il vaccino contro il Covid19 ancora forte, si apre un nuovo fronte destinato a infiammare gli animi: l’applicazione delle tutele previste dall’INAIL in tema di infortuni sul lavoro nei confronti dei dipendenti che rifiutano la vaccinazione.
Nonostante in queste settimane fossero emerse anche letture diverse, l’INAIL nei giorni scorsi ha chiarito che, in caso di contagio avvenuto sul luogo di lavoro, la tutela assicurativa pubblica si applica a prescindere dalle scelte del lavoratore in tema di vaccini.

La norma
Se un dipendente rifiuta di vaccinarsi e poi contrae il Covid19 sul luogo di lavoro non perde la copertura assicurativa pubblica, in quanto al momento nessuna norma di legge prevede l’obbligo di assumere questo vaccino (al contrario di quanto accade per altre profilassi).
Una lettura che si pone in linea con quanto ha sempre detto la giurisprudenza in tema di infortuni sul lavoro causati anche dalla colpa del lavoratore: in situazioni del genere si esclude la responsabilità del datore di lavoro, ma non la copertura assicurativa dell’INAIL.
Una interpretazione destinata a sollevare ulteriori polemiche, come già accaduto con gli indirizzi interpretativi recentemente forniti dal Garante Privacy, il quale ha ricordato l’impossibilità per il datore di lavoro di svolgere indagini sulla vaccinazione, essendo solo il medico competente autorizzato a trattare dati sanitari.
La polemica
Queste polemiche derivano di fatto da un obiettivo giusto.
E’ importante stimolare la partecipazione del popolo alla campagna vaccinale ed evitare che chi si sottratte generi un rischio per gli altri suoi luoghi di lavoro, ma spesso hanno un destinatario sbagliato.
Ritenere responsabili l’INAIL oppure il Garante Privacy è sbagliato perché non costringono le persone a vaccinarsi e non penalizzano chi non lo fa.
Quando ci viene detto che non si può fare, stanno semplicemente spiegando e applicando le norme vigenti, che non possono essere cambiate con una circolare o una FAQ.
Per arrivare a penalizzare i lavoratori che rifiutano il vaccino, riducendo le tutele assicurative e giuslavoristiche applicabili nei loro confronti, c’è solo una strada da seguire: l’introduzione di una norma di legge che dica con chiarezza quando e come il vaccino anti Covid19 è obbligatorio ai fini dello svolgimento dell’attività lavorativa.
Fino a quando non sarà approvato tale intervento legislativo, continueremo a prendercela con la circolare o l’ente pubblico di turno, dimenticando che su un tema come questo è il legislatore che, secondo l’art. 32 della Costituzione, ha il dovere e il potere di fare delle scelte.
Pensare che si possa aggirare questo passaggio mediante scorciatoie interpretative rende semplicemente più difficile la soluzione del problema, alimentando polemiche davvero sterili che mettono sul banco degli imputati i soggetti sbagliati.
(Fonte: Open)