Michele Pierri, giornalista di LinkedIn Notizie, pubblica un aggiornamento sulla notizia del momento riportata anche QUI nelle nostre pagine in un articolo a firma del social media manager Giacomo Torresi: “La Champions League ha una concorrente” e questa concorrente fa molta paura, perché comprende il meglio del calcio a livello europeo. Definita dalla UEFA “mossa cinica”, il progetto trova un certo fondamento, soprattutto economico, ma anche semplicemente gestionale: molti spettatori, pochi incassi, troppe partite giocate che consumano i giocatori i quali, come affermato recentemente dall’allenatore del Machester City, Josep Guardiola, “non sono macchine”.
La notizia
“Dodici grandi club europei di calcio hanno annunciato domenica 18 aprile la creazione di una propria competizione, la Super League. Tra le squadre fondatrici ci sono le italiane Inter, Juventus (Andrea Agnelli ne sarà vicepresidente) e Milan, ma anche Barcellona, Chelsea, Manchester United e Real Madrid. La data di lancio di questa nuova competizione non è stata comunicata. “Uefa (organizzatrice della Champions League, ndr), Federazioni e Leghe”, scrive la Gazzetta dello Sport, “studiano una causa di 50/60 miliardi e, assieme alla Fifa, minacciano di escludere dal sistema” i club aderenti.”
Andrea Consorti, Customer Experience Officer, Digital Transformation Lead e Industry Convergence Expert, scrive in un suo post con hashtag #SuperLeague:
“Poche ore fa è stata annunciata la creazione della nuova super lega da parte dei top club calcistici d’Europa tra cui, in Italia, Juventus, Milan e Inter.
Le ragioni della creazione sono almeno 3:
1) Ricavi sotto potenziale rispetto a competizioni simili a livello globale: la National Football League (NFL) produce il doppio dei ricavi tv rispetto alla Champions League con un decimo degli
spettatori;
2) Ricavi dei club europei in sofferenza a causa del Covid (meno € 6-8 Mld in aggregato);
3) Pressione nel m.t da parte di altre forme di intrattenimento sulla generazione Z, uno tra tutti i video games.
Si stima un giro di affari nel breve termine di € 5/6 Mld, il doppio rispetto alla Champions, per arrivare a 10 nel m.t.
A queste cifre si aggiungono quelle che saranno messe a disposizione da J.P. Morgan ai club fondatori, che riceveranno € 3,5 Mld di finanziamento più altri 3 di anticipo sui ricavi.
Gli effetti sui titoli in borsa già si fanno notare.
Il titolo della Juventus raggiunge i livelli di ottobre 2020.
Ma la UEFA e la FIFA hanno già comunicato che daranno battaglia. D’altra parte le preoccupazioni non solo sono economiche, ma interessano tutto il sistema calcio e le dinamiche competitive, territoriali e sociali che vi ruotano intorno.”
Silvio Di Giorgio, Brand e Sviluppo Social, aderisce al contro-hashtag #noSuperLeague scrivendo: “La nascita della Super League cambierà il mondo del calcio. Dovrebbe sparire la Champions League, sostituita da un torneo a cui partecipano i 15 club più ricchi (i “fondatori”), che si spartiranno 3,5 miliardi di euro per la loro adesione iniziale a questo progetto.
Una competizione alla quale i club più ricchi partecipano per diritto, senza possibilità di retrocedere, e il cui accesso sarebbe molto difficile se non impossibile per le società più piccole, al di là dei possibili meriti.
Uno degli aspetti che fa del gioco del calcio lo sport più seguito al mondo è anche la sua imprevedibilità, il fatto che non sempre vince la squadra più forte.
Il Leicester di Ranieri, il Verona di Bagnoli o anche l’atalanta di Gasperini sono un tesoro destinato a sparire?”
Nicola Munari, Fondateur chez ViaNuova, precisa: “proprio mentre la Uefa pensava di aver trovato l’accordo su un rinnovato format per la Champions il cui annuncio è atteso per lunedì 19 aprile.” Mentre un’analisi sull’opportunità di marketing, la fornisce Giuseppe Bruschi, Account manager, Sports marketing:
“Metto le mani avanti: al netto delle opinioni su una Super League inevitabile e necessaria, e considerando come le applicazioni della brand identity fino ad ora presentate siano molto ridotte… Faccio un po’ fatica a comprendere perché una lega di rottura che deve distinguersi dalla Uefa Champions League, abbia deciso di utilizzare le stesse scelte cromatiche. 🔵🟣
Nicola Furnari, Digital marketing manager, fa notare: “La rivoluzione del calcio Europeo ha avuto inizio stanotte. L’annuncio della European Super League è realtà. Al netto dell’interesse o meno calcistico, da tifoso, è una rivoluzione di posizionamento, finanziario e di marketing.
I club impongono la loro forza su un istituzione internazionale (la UEFA). Lo fanno 12 club, blasonati e storici, con (si legge nel comunicato) oltre un miliardo di tifosi insieme (un settimo/ottavo della popolazione mondiale, di più dell’Europa stessa. Insomma, chi grida allo scandalo, all’errore, guarda il dito e non la luna.
La cosa davvero interessante è che la maggior parte dei club è Inglese, al netto di tutto forse gli unici che a livello finanziario nazionale non ne avevano sicuramente bisogno visto il grande lavoro che la Premier ha fatto in questi anni. Ancora una volta si profila sempre di più lo strapotere del privato rispetto alle istituzioni – e ancora di devono aggiungere altri 8 club per completare il roster”
La risposta della UEFA
Giorgio Gaggioli, Dipartimento Dilettanti presso Associazione Italiana Calciatori, mette il punto sulla reazione che non è tardata ad arrivare ed è stata netta: “La Uefa, con un comunicato congiunto con le federazioni coinvolte, risponde duramente all’ipotesi di costituzione della Super Lega. La Uefa pronta ad azioni giuridiche e squalifiche.”
E così, secondo le parole di Andrea Tavarone, Oracle HCM Sales Representative for United Nations and Italian Government,: “Quella del 18 Aprile 2021 sarà una data da ricordare per ogni appassionato di calcio e di sport business.
Il calcio europeo cambia e cerca di rinnovarsi, stanco ormai di istruzioni vecchie, lente e sedute sulle proprie convinzioni come la #UEFA. A mio modesto parere questa scelta è fortemente innovativa e permetterà ai club di poter evolversi in società sportive moderne come le franchigie NBA, aumentandone i guadagni ed aiutandole a fornire un prodotto migliore ai propri tifosi.
Non si dovrebbe poi sottovalutare che giocare meno partite migliorerà nettamente la salute dei calciatori che disputando un numero minore di partite saranno meno esposti ad infortuni, cosa di cui sia la UEFA che la FIFA sembrano essersi dimenticati negli ultimi anni continuando ad aumentare il numero di partite e tornei francamente inutili.”
Un calcio che cambia
Insomma, il dibattito sui social media è aperto ed è solo l’inizio. Il calcio è nel caos in previsione che questo prossimo agosto ne segni la strada verso un nuovo ciclo che sicuramente ne causerà una profonda trasformazione. In meglio? In peggio? Sicuramente non è già, e sarà sempre meno, il calcio di quando eravamo giovani, quello delle bandiere, dei Bergomi, degli Zoff e dei Bruno Conti, centrocampista numero 7, di cui ho ancora una vecchia, consumata maglia nel cassetto.