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Il cambiamento delle aziende oggi: l’esperienza di Cristina Scocchia, AD di Kiko

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Cristina Scocchia, Amministratore Delegato Kiko Cosmetics e Consigliere di Amministrazione EssilorLuxottica e Illy, ne ha parlato recentemente sui suoi social: “Sono le persone l’asset più importante di ogni azienda e di ogni Paese. Ed è nostro dovere non lasciare indietro nessuno”.

Secondo Cristina Scocchia: “Questo è il momento di accelerare sugli investimenti in innovazione e digitalizzazione, sulla crescita dimensionale delle aziende, sulla riforma degli ammortizzatori sociali e sulle politiche attive del lavoro.
E soprattutto su percorsi di formazione e di riqualificazione professionale. Perché dobbiamo garantire a tutti la possibilità di ripartire.”

Chi è Cristina Scocchia, amministratore delegato di Kiko: età, foto,  carriera
Cristina Scocchia, AD di Kiko

Ripartire, oggi

Cosa significa ripartire oggi? Questa è la domanda che dobbiamo porci per comprendere da dove deve passare l’investimento per il futuro di un professionista o di un’azienda. La ripartenza richiede più che un semplice ritorno alla normalità, perché il periodo che seguirà la pandemia – sempre considerando che da più parti viene riportato che la nuova normalità sarà proprio la convivenza con questo tipo di virus – trasformerà in modo sostanziale l’economia, con rapidi cambiamenti nelle norme culturali, nei valori della società e nei comportamenti delle persone. Per poter ripartire superando l’incertezza, le aziende dovranno definire un programma per reinventarsi.

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Dell’esperienza di Kiko e di Cristina Scocchia ne ha parlato anche Maria Elena Viggiano in un articolo pubblicato su Il Corriere della Sera: “Prendere tempo ma non perdere tempo. Per Cristina Scocchia, amministratrice delegata di Kiko Cosmetics, la pandemia finirà presto, ormai è questione di mesi, ma l’importante è farsi trovare pronti per affrontare i cambiamenti avvenuti.

Bisogna accelerare sugli investimenti in innovazione di prodotti e di processi, sulla digitalizzazione, sulla crescita dimensionale delle aziende, sulla riforma degli ammortizzatori sociali e sulle politiche attive del lavoro, sui percorsi di formazione e di riqualificazione professionale. Insomma, c’è tanto da fare per essere preparati a quello che sarà il mondo post-pandemico. Scocchia ha parlato nel corso del secondo Online Fashion Talk organizzato da Rcs Academy e Corriere della Sera.” L’articolo continua:

L’impatto è stato molto duro anche nella cosmetica. Secondo l’ultima indagine del Centro Studi di Cosmetica Italia, nel 2020 le perdite del settore sono state circa il 13% del fatturato complessivo sia per un crollo della domanda interna, che è diminuita di oltre 10 punti percentuali, sia per un calo dell’export, sceso del 16,5%. La forte contrazione ha avuto una ricaduta anche sull’occupazione. Il settore cosmetico occupa 36.000 persone nella produzione che diventano 400.000 addetti se si include la distribuzione, quindi le profumerie ed i negozi monomarca. Si stima che su 400.000 posti di lavoro, 130.000 siano a rischio.”

“Nel lavoro c’è più di uno stipendio, nel lavoro c’è realizzazione, c’è soddisfazione, c’è dignità e dobbiamo preservare la dignità di chi perde il lavoro – sottolinea Cristina Scocchia – e l’unico modo per farlo è accelerare i percorsi di formazione e di riqualificazione professionale. In Italia, mentre ci sono numeri molto preoccupanti sul fronte della disoccupazione, ci sono anche aziende che non riescono ad assegnare 240.000 posti di lavoro perché mancano competenze tecnologiche e digitali”.

Alti e bassi

Certo è che la vita di un’azienda è fatta di alti e bassi. Oggi, aspettare l’aiuto esterno – dello Stato – non è una soluzione. Magari non arriverà mai e, se arriverà, poi presenterà comunque il conto. Per questo le aziende sono chiamate a reinventarsi, investendo in digitalizzazione, comunicazione e nuovi modelli di business. Questa situazione offre alle aziende l’opportunità, dettata dalla necessità, di creare quelle competenze in cui avrebbero dovuto investire prima della pandemia: essere più digitali, data-driven e sul cloud; avere più strutture di costo variabili, operations più agili e più automazione; avere capability più robuste nell’e-commerce. Proprio l’e-commerce durante la pandemia ha conquistato sempre di più un posto rilevante e sempre di più lo avrà nel futuro.

“Si calcola che nei prossimi 5 anni un terzo degli acquisti sarà effettuato attraverso canali digitali ma sarà necessario un ripensamento anche del retail che diventerà luogo elettivo di servizi ed esperienze”

continua Il Corriere della Sera. Proprio i CEO dovranno considerare i passi intrapresi per la riapertura come l’inizio di un percorso più lungo di profonda trasformazione. I titolari delle aziende in questo periodo hanno dovuto prendere decisioni difficili, dettate spesso purtroppo anche dalla fretta e dal trovarsi di fronte a un periodo del tutto nuovo, mai sperimentato in passato. Andando a “tentoni” si è esasperata l’emergenza, almeno nella sua fase più acuta, ma il tempo ha saputo essere un buon consigliere dettando le linee della trasformazione che, secondo Cristina Scocchia,

“dovrà essere accompagnata anche da un cambio di passo nella cultura di impresa. La crescita qualitativa di una azienda passa da una crescita dimensionale, maggiore è il capitale e maggiore è l’investimento che ti puoi permettere. È stato un anno difficile. Voglio sperare che il merito, l’importanza delle competenze e l’importanza della responsabilità sociale ed ambientale siano i tre valori positivi che rimangono”

conclude l’ad di Kiko, confermando così la scelta fatta nel 2018 quando il fondo Peninsula è entrato con il 38% in Kiko. L’ingresso del private equity ha apportato capitale e know-how, supportato l’azienda in un percorso di crescita internazionale, oltre ad averla resa più resiliente nella crisi dovuta al Covid. Nonostante le difficoltà, Kiko continua a sviluppare prodotti cosmetici e li commercializza attraverso 900 punti vendita in 27 paesi nel mondo, puntando comunque su un sito decisamente votato alla vendita diretta dei prodotti di cosmesi con promozioni e sconti, orientamento all’acquisto, come la sezione “I più venduti” o “Kiko è”, una sezione che esprime i valori dell’azienda: “innovazione, colore, qualità, mission”. L’identità di Kiko, dichiara la stessa azienda “è radicata nei valori del “Made in Italy”, nel mondo della capitale della moda, dell’arte, del design. La ricerca di texture e cromie originali si unisce allo studio di formulazioni dalla qualità e dalla performance garantita per una perfetta fusione tra qualità e creatività.”

Comunicare valori agli stakeholders

Quando parliamo di comunicazione, importante quanto tutti gli altri fattori dell’innovazione che le aziende devono portare oggi, parliamo proprio della capacità di trasmettere le proprie unicità e punti di forza attraverso messaggi chiari, semplici, diretti.

In questo modo non si opera solo nel presente, ma si costruisce una cultura aziendale capace di agire in prospettiva, adeguandosi ai nuovi cambiamenti che verranno. Ed è per questo che è così importante coinvolgere i dipendenti nella fase di progettazione del “nuovo”, permettendo di prendere decisioni basandosi sui dati a disposizione spostando in avanti l’azienda tutta insieme. Un vantaggio non da poco per chi, tra le proprie attività principali, ha quella di generare “new business”.

Il Podcast

Ecco un audio introduttivo sull’argomento: “Cosa si intende per change management e qual è l’impatto della pandemia sui progetti di cambiamento

Oggi, quindi, chi si rifugia dal confronto con il nuovo, preferendo “fare come ha sempre fatto”, si espone a elevatissimi rischi. Intorno le altre aziende parlano linguaggi nuovi, gli stessi slang che oramai parlano i loro clienti ed è dunque a questi livelli di comunicazione che siamo portati ad interfacciarci e che trovano sinonimi in termini come: flessibilità, apertura all’innovazione, formazione continua, rapidità, digitalizzazione.

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