di Agnese Aquilani –
Biografia di Liliana Cavani
Liliana Cavani nasce a Carpi e, fin da bambina, tutte le domeniche va al cinema con la madre. Cresce prevalentemente con i nonni. Il padre è totalmente assente a parte qualche viaggio sporadico, tanto che ‘’Cavani’’ non è nemmeno il cognome del padre.
Si laurea in Lettere Antiche a Bologna nel 1959. Durante gli anni universitari fonda un cineclub. Dopo la laurea, frequenta il corso di regia presso il Centro Sperimentale di Cinematografia dove vince il Ciak D’Oro con il cortometraggio “La battaglia“.
I primi passi nel cinema…
Il suo impegno civile e sociale inizia con una serie di documentari “Storia del Terzo Reich” (1962), “La donna nella Resistenza” (1965), “Il giorno della pace” (1965) e tante altre inchieste sulla Storia. Successivamente, si misura con “Francesco D’Assisi” (1966) e “Galileo” (1968), entrambi lungometraggi che riscuotono critiche e commenti di grande risonanza. In particolare, “Galileo” rappresenta il dibattito del ‘600 mai concluso tra scienza e religione.
Un altro film che risveglia le coscienze è “I cannibali“, storia di una ragazza che lotta con le autorità affinché i corpi dei ribelli uccisi non vengano seppelliti. Tre anni dopo, gira “L’ospite“, film-testimonianza di una donna che prova a reinserirsi nella società a lei contemporanea dopo essere stata in un manicomio. Un anno dopo, si reca per due mesi in India e successivamente scrive e dirige “Milarepa“.
…e poi la fama
Con “Il portiere di notte” (1973) raggiunge quasi l’apice del suo successo. La trama gira intorno a un aguzzino e a una donna che è riuscita a scappare, si parla dunque di carnefice e vittima.
Ma lo spunto era reale. Anni prima una signora della Milano borghese sopravvissuta ad Auschwitz mi aveva confidato di una relazione oscura nata lì, che le aveva permesso di salvare la vita ma l’aveva lasciata morta dentro. Il Portiere è nato così. Da quel legame melmoso vittima-carnefice, metafora di tanti conflitti irrisolti.
Così raccontava in un’intervista apparsa sul Corriere Della Sera. Il film viene ritirato dalle scene per tre volte e quando la Cavani chiede spiegazioni le viene detto che è per colpa di alcune di scene di sesso; in particolare perché in una scena erotica la donna sta sopra all’uomo. Nonostante lo scandalo, il lungometraggio ha un gran successo in Italia, come all’estero.

La Cavani internazionale
Nel 1977, conclude “Al di là del bene e del male” racconta gli ultimi anni di vita di Nietzsche concentrandosi sul rapporto amoroso con Lou Andreas-Salomè.
Nel 1985 la regista-sceneggiatrice gira “Interno berlinese” ispirato al romanzo di Junichiro Tanizachi. Con questo film, conclude la “trilogia tedesca” facendo riferimento al periodo storico che ha visto il Nazismo protagonista per anni e che ha influenzato la cultura e la società occidentale.
Onorificenze
Nel 2001 ottiene la Laurea Honoris Causa dall’Università Lumsa.
Nel 2012 le viene assegnato il Premio Cinematografico David di Donatello “David Speciale alla carriera” per oltre cinquant’anni di lavoro cinematografico.
Nello stesso anno, ottiene il Premio Speciale “Pasinetti” per il cortometraggio “Clarisse“.
Il 27 novembre 2015 le viene conferita la Cittadinanza Onoraria di Assisi.
Nel 2018, ottiene il Premio Robert Bresson 2018, riconoscimento conferito dalla Fondazione Ente dello Spettacolo e dalla Rivista del Cinematografo. ‘’Il portiere di notte’’, restaurato dalla Cineteca Nazionale con Istituto Luce – Cinecittà, viene presentato nella sezione “Classici”.