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Let’s celebrate and having good time

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Sabato mattina, quando si è diffusa la notizia di una prossima ventura presidenza Biden, le maggiori città americane, con in testa Washington, sono state invase da folle giubilanti, come a celebrare la possibilità di poter tornare di nuovo a respirare. Con la stessa coreografia di canti, balli e bandiere di una Santiago del Cile alla caduta di un Pinochet o, se volete, di una 5th Avenue all’annuncio della fine della 2da guerra mondiale, con la foto del “Bacio” fra 2 sconosciuti a perenne testimonianza.

Da rifletterci sopra.

E’ stato un momento, uno dei pochi, in cui la percezione di una parte di popolo, ha combaciato col preambolo di una Costituzione che, fra i vari diritti, ne annovera uno sulla ricerca della felicità. 

Gli estensori della Costituzione americana, soprattutto Thomas Jefferson, erano intellettuali e studiosi della civiltà greca e romana, e attraverso il filtro dell’illuminismo e dell’età della ragione, non potevano certo farsi sfuggire un concetto così allettante come quello aristotelico di felicità. Naturalmente utopico, come quello sull’uguaglianza o la libertà (in un paese schiavista) o quello su una Carta scaturita dalla stessa volontà popolare, quando è sempre solo una fazione ad appoggiare decisioni prese chissà dove. Ma la Carta stessa prende le distanze da un’idea assolutista quando afferma (giustificando schiavismo e tutto il resto) che l’ottemperanza delle norme non può che essere in divenire e che solo nella sua incompletezza, deve tendere alla perfezione.

Ma torniamo alle folle estatiche e, mettendo da parte Aristotele, scomodiamo l’imperatore Marco Aurelio (sempre di un filosofo si tratta), quando afferma che, per essere felice, l’uomo deve pensare in modo giusto. Ed è appunto un pensiero giusto che quelle folle stavano esprimendo: infatti pensavano ad una ritrovata democrazia in contrapposizione ad uno scampato autoritarismo. Che, lasciatemelo dire, fra tutti i pensieri possibili, è uno dei migliori.

Ma torniamo a riflettere. La felicità è un’arma a doppio taglio; anche se la Carta la poteva intendere in senso collettivo, nella realtà della vita, finisce con l’esprimersi maggiormente in senso individuale. Specie se si considera quanto il diritto alla proprietà, in un paese capitalista, abbia finito col prendere il sopravvento su ogni altro diritto. 

Tanto da rendere proprietà e felicità inconsapevoli sinonimi.

La Carta, in realtà, un paio di volte accenna alla necessità di creare previsioni che possano risollevare le sorti dei più disagiati. E le amministrazioni a guida democratica, di tanto in tanto, questo obiettivo se lo sono anche posto (altrimenti non esisterebbero Social Security, Medicare, o i Diritti Civili di johnsoniana memoria). 

In contrasto, la filosofia repubblicana è assolutamente individualista e l’aiuto sociale è considerato un furto ai danni della Federal Reserve. Mentre, con lucida incoerenza, i repubblicani sono più che propensi ad aiutare economicamente la classe agiata, con l’idea (Reagan docet) di generare in questo modo un flusso di denaro dall’alto verso il basso, attraverso l’inclinazione ad intraprendere degli individui superiori che la compongono. Aiutare i ricchi sembra un ossimoro, ma è la ferma convinzione che ha creato una spirale nefasta capace di trasformare una democrazia in oligarchia. Infatti se le elezioni sono controllate da un flusso di denaro stratosferico che si trasferisce nelle casse dei comitati elettorali, alla fine “we the people” diventa un’espressione vuota di significato e le sorti del paese finiscono nelle mani di lobbies economiche con interessi completamente diversi da quelli collettivi. Una situazione, è inutile puntualizzarlo, che contrasterebbe completamente col disegno dei Padri Fondatori, e con il loro aspirare ad una più perfetta repubblica.

Per questo le folle estatiche, sabato scorso, avevano molto da festeggiare e da essere felici. Qualcuno finalmente si sarebbe occupato di una pandemia rampante, di una economia in ginocchio, del cambiamento climatico ad un punto di non ritorno, di restaurare un minimo del prestigio internazionale, di portare pulizia e trasparenza in istituzioni corrotte da 4 anni di cattiva amministrazione, ecc, ecc. 

E per questo la folla davanti al muro della Casa Bianca (che io sappia Trump è stato l’unico presidente a farsi costruire un muro anti sommossa intorno ad una residenza che dovrebbe appartenere al popolo americano) era felice di urlare: “YOU ARE FIRED”.

Un pensiero più che giusto! Specie se urlato.     

Follotitta vive tra New York e Miami, è architetto e appassionato di storia, architettura e politica. Una visione a 360° sul clima made in USA vista dagli occhi di un professionista "italiano in trasferta".

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