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Sei un professionista di successo? Hai il 70% di probabilità di soffrire della Sindrome dell’impostore. La conosci?

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di Paul Fasciano –

Sei arrivato fin qui, complimenti. Non è stato facile, hai fatto molte cose bene, hai avuto qualche successo e una buona carriera finora. Lo dicono tutti. Ma tu fai fatica a sentirlo. Pensi di aver avuto fortuna o di esserti trovato nel posto giusto al momento giusto e sei un po’ sorpreso di essere arrivato così lontano e così in fretta.

Senti segretamente che non meriti i tuoi traguardi, che non ne sei realmente all’altezza. Sei pieno di dubbi su te stesso, e temi che da un momento all’altro sarai scoperto. Anche se, a livello logico, sai di essere ben qualificato e capace. Una laurea, il lavoro che hai fatto, i tuoi corsi di qualificazione e qualche progetto portato dignitosamente a termine sono lì a confermarlo. Eppure, guardando i tuoi diplomi appesi al muro, non ti senti più sicuro di te. Questa è la sindrome dell’impostore, che a un certo punto della loro carriera colpisce il 70% degli studenti con i risultati migliori e, allo stesso modo, i professionisti di un certo livello. Dicono che sia un problema di mentalità.

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La sindrome dell’impostore

Hai pensieri sul fatto di non essere abbastanza bravo e ti preoccupi che presto tutto andrà storto? Benvenuto nel vasto gruppo di chi è cresciuto con una certa vocina interna che suggerisce, come un grillo parlante, che per essere all’altezza devi fare molto di più di ciò che stai facendo. In questi casi stai solo pensando a te stesso in modo sbagliato. E quindi la soluzione potrebbe essere quella di cambiare il tuo modo di pensare, cambiare la tua mentalità.

Potresti provare a parlare a te stesso allo specchio, per convincerti che ti senti forte e senza paura. Potresti provare affermazioni positive o a scriverle su un diario. Potresti lanciarti in un numero imprecisato di tecniche mentali per sforzarti di pensare a te stesso in modo diverso. Ma, devi sapere, che raramente queste tecniche mentali funzionano per la sindrome dell’impostore.

Intenzione, intuizione, informazione

Perché non è come sembra; la sindrome dell’impostore non è affatto un problema di mentalità. Non dipende dai pensieri che facciamo. Il pensiero di non essere abbastanza bravi sono causati da una credenza sottostante e inconscia. Non è una questione di pensiero cosciente, di informazione che dai a te stesso e condividi con gli altri. E’ una questione di intenzione, che è qualcosa che potremmo tradurre come una “tensione interna” la quale sviluppa le nostre intuizioni, ovvero un modo di pensare automatico e immediato. Le intuizioni scaturiscono da un processo di conoscenza diretta e immediata che si manifesta allo spirito senza bisogno di ricorrere al ragionamento e che determina gli schemi dell’intelletto.

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Qualcosa che conduce alle convinzioni. E’ in base a queste che “pensiamo” proprio così come pensiamo.

Quindi, non importa quanto cerchi di discuterne, i pensieri e l’insicurezza torneranno sempre finché non affronti le convinzioni che li causano. Le credenze fanno parte del modello della realtà del tuo cervello. Sono scorciatoie a cui ricorri automaticamente. Perché succede? Presto detto. E’ necessario spendere preziose energie cerebrali per pensare.

Il tuo cervello utilizza il 20% delle calorie totali utilizzate dal tuo corpo. Pensare è un processo costoso! Quindi il tuo cervello usa la base offerta dalle convinzioni per risparmiare energia preziosa e operare in modo più efficiente. Un pasticcere che acquista il Pan di Spagna già pronto per realizzare la sua torta, evita una buona oretta di lavoro e si può limitare alla guarnizione esterna colorata. La stessa cosa succede nel nostro cervello, dove le convinzioni sono il Pan di Spagna che ci limitiamo a guarnire con i pensieri.

Pensa se dovessi testare la strada con i piedi a ogni passo solo per vedere se puoi rimanere in equilibrio e se il pavimento reggerà il tuo peso. Invece, cammini senza pensarci perché il tuo cervello lavora sulla convinzione che rimarrai in piedi al passo successivo e che la strada sia abbastanza forte da supportarti.

Pensare le cose

Hai delle convinzioni su ogni aspetto del mondo, sulle cose e le persone intorno a te e su te stesso. Ad ogni convinzione sono connesse delle emozioni. Le emozioni – dal latino emotionem da emotus participio di emoveree (fuori) moveo (muovo); trasportare fuori – sono la “spinta all’azione” successiva. E’ nel sentire l’emozione che comprendiamo quale deve essere la risposta giusta ad uno stimolo, messo in relazione alla convinzione di base. Le emozioni sono come la farcitura interna del nostro Pan di Spagna e che diventa un tutt’uno insieme a questo dando consistenza e sapore fondamentale della nostra torta.

Così succede che, di fronte ad uno stimolo esterno, in base all’intensità delle emozioni, alcune convinzioni siano più profonde ed altre più superficiali e facilmente modificabili, come può essere, ad esempio, l’approccio alle mode del momento e i vestiti che secondo noi possono aderirvi o meno.

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Per alcune persone vestirsi in un certo modo è una questione di espressione della propria identità – il dark, il rapper, il calciatore – per altre è qualcosa di estremamente passeggero.

Pensa alle convinzioni più profonde che hanno meno probabilità di cambiare, come la tua politica e la tua religione, o ai livelli più profondi di credenza che riguardano la tua identità, cose collegate a chi sei nel mondo. La convinzione che guida la sindrome dell’impostore è una convinzione a livello di identità sul tuo valore.

Le idee su di te e sulle cose

In particolare, l’idea di te stesso e del tuo valore dipende da ciò che fai: è condizionato. In base a come agisci nelle diverse circostanze, ricavi un feedback che andrà a confermare le tue convinzioni. Per questo tendiamo ad agire “sempre nello stesso modo”, ci scegliamo “gli stessi compagni”, facciamo “gli stessi errori”, addirittura somatizziamo i nostri malanni in certe parti del corpo. Dalle azioni e dai loro risultati e conseguenze riceviamo un feedback che le convinzioni hanno determinato proprio per avere conferma che “le cose stanno così”, che loro avevano ragione. Una sorta di loop del quale tendiamo ad essere vittime inconsapevoli. Jacques Monod, il biologo parigino che ha condiviso un premio Nobel nel 1965 per aver definito il ruolo dell’RNA messaggero nel trasferimento di informazioni genetiche, scrive: “Le idee hanno mantenuto alcune delle proprietà degli organismi. Come loro, tendono a perpetuare la loro struttura e ad allevare; anche loro possono fondere, ricombinare, segregare il loro contenuto; anzi anche loro possono evolversi, e in questa evoluzione la selezione svolge un ruolo importante”.

Che cos'è la sindrome dell'impostore?

Probabilmente non ti piacerà questa idea, non sei il solo. Anzi, per la maggior parte delle persone sapere di non avere un diretto controllo sulle proprie azioni è qualcosa di scioccante. Ma poi ti basta la lettura del libro di John Barg, “A tua insaputa”, leggere delle centinaia di ricerche che confermano questo aspetto della nostra realtà, per cominciare ad avere i primi sospetti. John Bargh è probabilmente il principale esperto mondiale della mente inconscia e nel suo libro mette in fila i risultati delle sue ricerche più che trentennali, oltre a quelle di altri studiosi della New York University e di Yale, dove Bargh e i suoi colleghi hanno cercato di comprendere in che modo l’inconscio – a nostra insaputa – guida i nostri fini e i nostri comportamenti nei contesti più diversi, dalle relazioni sociali alla genitorialità, dagli affari economici ai gusti personali, regalandoci una nuova e rivoluzionaria comprensione dei meccanismi mentali nascosti che governano segretamente ogni aspetto del nostro comportamento.

Ne esistono vari di libri che ci istruiscono su come interpretiamo la nostra realtà. Ad esempio, Malcolm Gladwell, nel suo libro “Blink” (nella versione italiana In un batter di ciglia), ha descritto questo tipo di reazioni subitanee, comunemente associate alle decisioni prese “di pancia”, e il potere segreto del pensiero intuitivo su di noi, i nostri pensieri e le nostre azioni successive.

Cambia la realtà

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Una convinzione inconscia difficilmente può essere messa in discussione da noi, questo è il punto, perché per farlo dovremmo andare a riconsiderare le basi fondanti su cui regge l’intero palinsesto della nostra esistenza.

Per questo generalmente le tecniche sul mindset non funzioneranno quando si propongono di modificare credenze profonde a livello di identità, questo perché il tuo cervello si imposterà automaticamente sulle convinzioni, tornerà ad utilizzare il Pan di Spagna e a dare per scontato che il pavimento è solido, non appena la tua attenzione si allontanerà dallo sforzo del tuo pensiero sul nuovo mindset.

Per sbarazzarti della sindrome dell’impostore e di tutta una serie di altre convinzioni limitanti su di te e sulle cose, devi lavorare sull’intenzione. Vari sono gli approcci: una pratica continua e costante – proprio perché nella ripetizione siamo in grado di acquisire nuove convinzioni – oppure passare per impatti emotivi forti, capaci di rideterminare i nostri modelli di vita. A proposito di intenzione, gli esperti sono concordi nel dire che il modo migliore per superare l’atavica insicurezza legata alla sindrome dell’impostore è esprimerla a parole: se tutti confidassimo il timore di non essere all’altezza, ci accorgeremmo che anche le figure che prendiamo a modello probabilmente ne soffrono o ne hanno sofferto. Portarla fuori, pertanto, affievolisce quella “tensione interna” che innesca il percorso verso una convinzione.

In ogni caso, per fortuna ci sono molti metodi efficaci per cambiare lo status quo delle nostre vite, ad esempio la meditazione, come spiega Gennaro Romagnoli nel podcast qui sotto. Ma fino a quando non deciderai di cambiare, le convinzioni da cui dipendi rimarranno dove sono, perfettamente efficienti nel farti risparmiare tempo ed energia ed evitarti la frustrazione di dover riconsiderare che la realtà è proprio così come te la aspetti.


Sei in auto o stai cucinando, ascolta il podcast sulla Sindrome dell’Impostore di Gennaro Romagnoli:

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