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L’impatto della gentilezza in ufficio: come cambiano lavoro e leadership grazie alla gentilezza

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Lisa Cipolloni, psicologa del benessere ed Head Hunter nel settore finanziario, scrive: “Le persone felici vivono con poco, dicono la verità, non s’inventano scuse, si prendono il tempo per ascoltare, non portano rancore, parlano bene degli altri, scelgono gli amici saggiamente, riescono a controllarsi, sognano in grande, vedono i problemi come sfide, affrontano la vita nutrono le relazioni sociali, trattano tutti con gentilezza, fanno esercizio, non danno retta alle voci, accettano ciò che non si può cambiare, meditano, esprimono gratitudine per ciò che hanno, mangiano bene e sono assorti dall’adesso.”

La Gentilezza non è sintomo di disperazione e debolezza Ma espressione di Forza , determinazione e Felicità.
Kahil Gibran

Why kindness is so valuable in the workplace - Reo Group

Un modo di funzionare

La gentilezza, non è una questione di umore o di convenienza: è un modo di funzionare. Portare il caffè a un collega, sorridere entrando in ufficio al mattino, non sottovalutando l’impatto che il nostro umore potrebbe avere su collaboratori e colleghi, dare il proprio supporto e aiuto quando serve, come nel caso della consegna di un documento urgente. Sono tanti i gesti gentili che possono migliorare la qualità della vita in ufficio e sempre più italiani vedono nella gentilezza una buona abitudine da sviluppare anche in ambiente lavorativo.

Di fronte a tante sfide sociali e professionali che le persone oggi affrontano nell’ambiente di lavoro, a causa delle crescenti esigenze professionali e delle esigenze sanitarie, che provocano non poco stress, dobbiamo porci un’urgente domanda: “qual è l’impatto della presenza/assenza di gentilezza nella nostra azienda? Nel nostro lavoro?”

L’impatto della gentilezza

Partiamo da un dato, sufficientemente condiviso e a cui praticamente tutti facciamo caso: a gentilezza è il grande bene del professionista che vuole fare la differenza nel mercato per attirare e fidelizzare i clienti e migliorare i risultati. Pensiamo a quando entriamo in un negozio: se il commesso ci accoglie in modo gentile, più facilmente e di buon grado faremo un acquisto e saremo disposti a tornare in quel negozio. Semplicemente il nostro cervello è progettato per voler ripetere esperienze positive e tentare di evitare quelle negative.

La mancanza di etica nelle relazioni è molto diffusa oggi, questo è l’altro dato che tutti noi condividiamo. Chi non ha fatto esperienze poco piacevoli con colleghi, clienti, professionisti di vari tipi e livelli, che si sono comportati in modo poco professionale? Chi si relaziona con l’empatia, cordialità e rispetto genera atteggiamenti di pari grado negli altri, anche se non sempre. Diciamo che mantenere un’etica e una propensione al servizio ci pone in ogni caso in una posizione vincente, perché aperta al dialogo e a trovare le soluzioni, piuttosto che a insasprire i problemi.

Inoltre, le persone gentili attirano la fedeltà, che è la caratteristica più ricercata delle aziende di oggi, perché fornisce redditività. 

65%

Viewpoint: Why Respect, Dignity and Kindness Are Foundational Workplace  Principles

Il 65% degli intervistati in una recente ricerca italiana, considera la gentilezza un punto di forza, per il 20% circa è addirittura un elemento imprescindibile.

Dai quasi 2mila intervistati emerge una consapevolezza ben definita: nel mondo del lavoro la gentilezza è una skill molto importante (64,3%), anche se permane un 25,4% che crede dipenda dal contesto, ruolo e settore lavorativo. Questo perché è ancora diffusa la credenza che la leadership spero faccia a cazzotti con la gentilezza. Spesso, cioé, per guidare si deve avere il “pugno di ferro”, pena il non essere seguiti o rispettati. La letteratura che negli ultimi anni scavalca questa posizione è ampia, e nel coaching trova la sua pratica più felice e funzionale. A conferma di questa tendenza, diciamo così, “superata” l’ altro dato che emerge è che il 10,2% degli intervistati considera l’ambiente di lavoro troppo competitivo e quindi non adatto ad atteggiamenti gentili.

Non ci si spiega, infatti, come un riconoscimento fatto attraverso un semplice “grazie” verbalizzato, dopo un lavoro ben fatto, o più formalmente l’invio di una lettera di ringraziamento, o una nota inaspettata lodando o ringraziando, possa creare danni in ambienti competitivi. Semmai è il contrario; queste azioni fanno la differenza nella vita quotidiana di qualsiasi professionista. E molti studi di settore lo dimostrano. Ad esempio, Harrison afferma che “dopo la sopravvivenza fisica, il più grande bisogno degli esseri umani è la sopravvivenza psicologica”.

“Quando ti viene data la possibilità di scegliere se avere ragione o essere gentile, scegli di essere gentile.”
Millie Davis

La leadership gentile

La leadership gentile può fare la differenza per il 93% degli intervistati, questo perché contribuisce a creare un clima di lavoro maggiormente sereno e predispone le persone a dare il meglio di loro, coinvolte come sono in un clima di reciproco sostegno. Da qui a osare e innovare il passo è breve, visto che in un luogo di lavoro dove ci si sente meno giudicati, è possibile donarsi alla creatività. La storia del Post-It che abbiamo scritto in questo articolo, è un esempio emblematico di cultura aziendale basata, non solo sulla tolleranza dell’errore, ma anche e soprattutto, sull’incoraggiamento a sbagliare come via per trovare nuove soluzioni.

Un approccio antifragile, direbbe Nassim Nicholas Taleb.. Secondo gli intervistati nell’indagine InfoJobs, la gentilezza non fa rima con debolezza, quando si parla di lavoro ma anche e soprattutto quando si pensa al proprio capo. La gentilezza deve quindi essere vista come un punto di forza (60%) e non di debolezza e come un elemento imprescindibile al lavoro (24%). Mantenere la calma e dedicarsi al servizio degli altri in momenti difficili, di fronte a piccole e grandi sfide, è un’azione tra le più coraggiose e determinate di cui possiamo dotarci in ufficio. Quando proprio i problemi rischiano di sovrastarci e di mandare tutto a monte, proprio perché in queste occasioni ci si tende a chiudere, ognuno nella propria difficoltà personale.

La gentilezza in questi casi è proprio l’arma in grado di aprire le corazze e ricomporre un’azione di gruppo coerente e nuovamente focalizzata. Non sorprende che soltanto per il 2% l’essere gentili è vista come una debolezza o una tattica volta ad ottenere qualcosa (9%). Per il 96% aumenta la produttività, e per il 78% è utile per trovare lavoro. Skill fondamentale, quella della gentilezza.

Paul Fasciano, Direttore di InsideMagazine e del Gruppo Editoriale Inside, è un mental coach prestato al mondo della comunicazione digitale. Con un background accademico in sociologia e una formazione in PNL, mindfulness e neuroscienze, ha dedicato oltre tre decenni allo studio delle dinamiche sociali odierne. E' autore di varie pubblicazioni incentrate sulla crescita personale nel complesso contesto contemporaneo. La sua missione è fornire ai professionisti le informazioni più aggiornate e rilevanti, migliorando la loro comunicazione e potenziando il loro mindset con strategie efficaci e mirate.

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