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In Italia no all’inquinamento da plastica monouso. Ecco la strada per diventare “plastic neutral”

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In Italia è stop alla plastica monouso. Anche il nostro Paese saluta l’usa e getta in linea con la Direttiva europea per la riduzione dell’incidenza dei prodotti di plastica sull’ambiente.

Inquinamento da plastica

Parliamo di inquinamento dovuto alla plastica. Recentemente su I’M abbiamo cominciato a parlare dei vantaggi per professionisti e aziende nel diventare “plastic neutral”. In breve, significa sostenere un’azione virtuosa di recupero e riutilizzo della plastica inquinante che viene trasformata in biocarburante avanzato, ottenendo tre benefici immediati:

  • un vantaggio in termini economici investendo in token “plastic credit”
  • eliminare gradualmente l’uso di carburante inquinante, sostituendolo con bio-carburante avanzato
  • riciclare grandi quantità di plastica che sta sommergendo il pianeta

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Ecco perché in Italia si vieta la plastica monouso

Il 14 gennaio 2022 rimarrà una data da ricordare perché finalmente in Italia viene vietata la produzione e il commercio di prodotti di plastica monouso. Tra i primi prodotti che vengono  messi al bando ci sono piatti, cannucce di plastica, posate, cotton-fioc, aste per i palloncini e contenitori per cibi e bevande in polistirene espanso.

Con l’entrata in vigore del decreto legislativo 196, pubblicato in Gazzetta ufficiale il 30 novembre 2021, l’Italia dice addio ai prodotti di plastica monouso non biodegradabile e non compostabile. Come spiega news.upday.com: “Il decreto legislativo recepisce la Direttiva Ue SUP (Single Use Plastic) del 2019 che ha l’obiettivo di “prevenire e ridurre l’incidenza di determinati prodotti di plastica sull’ambiente, in particolare l’ambiente acquatico, e sulla salute umana, nonché promuovere la transizione verso un’economia circolare con modelli imprenditoriali, prodotti e materiali innovativi e sostenibili, contribuendo in tal modo al corretto funzionamento del mercato interno”

La tutela dell’ambiente marino

La direttiva europea va nella direzione della ricerca di una soluzione per risolvere il problema dei rifiuti di plastica che, in mare, rappresentano l’80% del totale. I residui della plastica che si accumula nelle acque di mari e oceani e sulle spiagge viene ingerita da tartarughe, foche, balene e uccelli, ma anche da pesci e crostacei entrando, di fatto, nella catena alimentare dell’uomo.https://if-cdn.com/api/iframe?

Come abbiamo iniziato a spiegare qui: “È stato stimato che nei 60-70 anni dall’inizio della produzione di plastica, sono state prodotte 8,3 miliardi di tonnellate di plastica vergine e quasi tutta la plastica mai creata esiste ancora oggi in qualche forma. Le grandi multinazionali continuano a produrre e vendere sempre più plastica, utilizzandola soprattutto per imballaggi monouso. Di tutta la plastica prodotta però più del 90% non è mai stato riciclato. Ogni minuto, ogni giorno, l’equivalente di un camion pieno di plastica finisce negli oceani, provocando la morte di tartarughe, uccelli, pesci, balene e delfini. Non solo, molta di questa plastica arriva sulle nostre tavole. Ingeriamo la quantità di una carta di credito al mese di plastica insieme al nostro cibo.”

Questo è il livello di inquinamento che produciamo. Ormai enormi isole di plastica galleggiante invadono i nostri mari, e noi che possiamo fare? Dobbiamo intervenire alla fonte e come persone sensibili, o come aziende, abbiamo modo di assumerci la nostra responsabilità.

La produzione mondiale di plastica è passata dai 15 milioni del 1964 agli oltre 310 milioni attuali

Proprio quest’anno uno studio apparso nei prestigiosi “Proceedings of the National Academy of Sciences” (PNAS)  ha dimostrato ancora di più, in caso ve ne fosse bisogno, la drammatica situazione dell’inquinamento di plastica che abbiamo prodotto a livello mondiale: gli oceani potranno avere nel 2025 una proporzione di una tonnellata di plastica per ogni 3 tonnellate di pesce, mentre nel 2050 avremo, in peso, negli oceani del mondo più plastica che pesci. A meno che…

Alternative alla plastica

Cosa fare per evitare l’uso eccessivo di plastica e la dispersione di microplastiche negli oceani? Ecco alcune semplici idee.

Comprare detersivi sfusi utilizzando sempre lo stesso contenitore riempendolo con prodotti “alla spina”, nei supermercati o nei negozi specializzati. Sostituire lo spazzolino di plastica con uno con manico in legno e setole naturali, evitando così di gettare 4 spazzolini di plastica all’anno (sulla media di un cambio spazzolino ogni 3 mesi). Scegliere vestiti realizzati con materiale naturale come lino, cotone, lana evitando i capi sintetici che, durante il lavaggio, rilasciano microplastiche che vanno poi ad inquinare le acque. Se in lavatrice si lavano prodotti sintetici, è utile seguire alcuni consigli per evitare il più possibile la dispersione di microplastiche: fare lavaggi a basse temperature riducendone i tempi, usare detersivi liquidi, abbassare la velocità di centrifuga.

E poi? La soluzione è cominciare a rendersi parte attiva della soluzione, ottenendo in cambio un guadagno in termini di immagine (avvalendosi della certificazione “Plastic Neutral”) considerato che l’80% delle persone oggi preferisce fare i suoi acquisti presso aziende “etiche” e sostenibili, e poi guardando al futuro in modo nuovo grazie a modelli di investimento virtuoso come l’acquisto di Plastic Credit.

Il certificato “Plastic Neutral”, di fatto, rende l’attività di chi acquista Plastic Credit ecosostenibile perché bilancia il proprio consumo di plastica con il suo riciclaggio e trasformazione. E se anche tu vuoi diventare Plastic Neutral, lo puoi fare come privato o azienda. Noi di I’M lo abbiamo fatto e possiamo spiegarti come farlo a tua volta. Clicca sul banner seguente:

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