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Vincenzo Niccoli. “Consapevolezza, responsabilità, coraggio, focus”: il lavoro del Coach

Dieci domande dieci

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Un pomeriggio con Vincenzo Niccoli, business e mental coach ci siamo incontrati per parlare del coaching di professione. Se ne sente tanto parlare ma l’impressione è che ancora in pochi sappiano cosa faccia davvero un coach in ambito personale e lavorativo. Là dove vige il “fai da te” e il “me la cavo da solo in qualche modo”, un coach professionista può affiancarti – e affiancare un team – e sostenerti nell’arduo viaggio verso un obiettivo, mettendoti in contatto con la parte più efficace di te. Vincenzo ha anni di esperienza alle spalle: voce profonda e cadenzata, ma leggera e serena, è un vero piacere stare ad ascoltarlo.

Inizio con la prima domanda di rito.

Tu sei un coach e un mental coach professionista, giusto? Da quanto tempo svolgi questa attività? E cosa ti  ha portato ad avvicinartici?

Sono un mental coach professionista da più di dieci anni. Mi sono avvicinato al coaching sostanzialmente per due motivi: il primo perché sentivo il bisogno di fare un percorso di crescita personale. Il secondo è più specifico e riguarda l’attività che svolgevo prima. Per anni ho lavorato nella comunicazione e nel marketing in agenzie e aziende, e poi nel web fondando una web agency a Milano. Poi, quando mi sono avvicinato ai 40, anni avevo bisogno di nuovi stimoli e di seguire i miei valori. Da oltre vent’anni mi occupo del sociale e sono stato e sono volontario di varie ONG. Quindi ho deciso di mettere insieme la mia professionalità nella comunicazione e la mia passione per il sociale e ho iniziato a lavorare nel fundraising.

Ho collaborato con una grande società e mi sono occupato della raccolta fondi con il metodo Face to face. Che sostanzialmente sono quei ragazzi con pettorina e cartellina che incontriamo nei centri commerciali e in strada.. e dai quali, diciamo la verità, spesso scappiamo via o evitiamo! È un’attività che mi piace molto e in breve tempo ho iniziato a formare migliaia di ragazzi in tutta Italia. Dopo poco mi sono accorto che mancava un pezzo: la tecnica è importante.., ma lo stato mentale e la motivazione lo sono ancora di più. E come motivazione non intendo le famose frasi: “Dai che ce la fai, dammi il cinque…” ma scoprire i veri Motivi di ognuno di loro a compiere la giusta Azione. È stato lo studio di questi aspetti che mi ha avvicinato al coaching e non me ne sono allontanato più.

Per quanto riguarda le mie competenze sono Licensed NLP Coaching Master Practitioner che è la certificazione internazionale in Coaching e PNL rilasciata dalla Society of NLP di Richard Bandler. Sono socio e Local Ambassador di EMCC Italia, European Mentoring & Coaching Council, l’associazione europea del Coaching e del Mentoring. Sono membro di Assocoaching, Associazione Professionale Nazionale del Coaching. E socio di AIF, Associazione Italiana Formatori e iscritto nel Registro Formatori Professionisti.



Come fa un coach a sapere di essere portato per fare il coach?

Tante persone spesso mi chiedono come iniziare e se ci vogliono specifici talenti. E sempre rispondo di no.. tutti possiamo imparare. La vera difficoltà di diventare un buon coach non dipende dalle competenze ma da un atteggiamento: il sincero interesse verso gli altri. La reale volontà di essere di aiuto e supporto per una crescita comune. Cosa che ho sempre perseguito e infatti, con mia grande sorpresa,  nel 2018 sono stato nominato GGA, Global Goodwill Ambassador, che è un titolo onorifico a livello mondiale rilasciato a persone che si occupano di aiutare e supportare il prossimo.

Quali sono gli aspetti di questa attività che più ti piacciono?

Senza dubbio vedere la crescita dei propri coachee. Il Coaching è un’attività di supporto e non di consulenza. Quindi bisogna essere bravi a usare gli strumenti giusti per permettere al coachee di aumentare la sua consapevolezza e di assumersi la responsabilità delle proprie scelte e della propria vita. Ci vuole coraggio per essere la migliore versione di te stesso, e quando succede è una vera magia. Essere parte di questa magia è una soddisfazione enorme. Un altro aspetto è la reale crescita che il coach fa durante il suo percorso con il coachee. Quando è terminato il percorso e si è raggiunto l’obiettivo, nulla è più come prima. E per entrambi.

Se potessi sintetizzare il coaching in 5 caratteristiche essenziali, quali potrebbero essere?

Consapevolezza, responsabilità, autostima, coraggio, focus. Consapevolezza significa avere una reale chiarezza su quello che ti succede e su quello che vorresti far succedere. E questo deve includere anche il significato che diamo a queste cose. Quando noi conosciamo il significato profondo, il nostro Perché, di quello che facciamo e che vogliamo, tutto il mondo intorno a noi ci supporta. Ci agevola a raggiungere i nostri obiettivi di vita e professionali. Responsabilità: quando corriamo sulla ruota del criceto non ci stiamo assumendo alcuna responsabilità. La scelta delle nostre azioni avviene all’esterno. Altra cosa è quando veniamo incoraggiati, coinvolti e sostenuti in quello che facciamo.

Il lavoro del coach: consapevolezza, responsabilità, autostima, coraggio, focus.

Vincenzo Niccoli

A quel punto la responsabilità diventa nostra e questo cambia tutti i nostri paradigmi. E qui entra in gioco un’altra caratteristica importante: l’Autostima. Accettiamo la responsabilità della nostra vita solo quando siamo sicuri di noi stessi e delle nostre capacità. Spesso questo è un aspetto cruciale da tenere in considerazione nel percorso di Coaching. Se siamo cresciuti in una famiglia e in un ambiente che non hanno creduto in noi siamo poco predisposti a credere in noi stessi. In questo caso nel Coaching esistono strumenti e processi davvero utili. Ovviamente per creare questo percorso virtuoso una caratteristica indispensabile è il Coraggio.

Conosco tante persone che non vivono davvero ma, semplicemente, esistono. Di solito si pensa che la mancanza di azione sia dovuta alla paura di fallire. In realtà molto più spesso è la paura di riuscire che ci blocca. Finché non facciamo nulla sappiamo la vita che avremo, e anche se non ci piace, ne siamo abituati. Riuscire in qualcosa di grande, di significativo, che poi è quello per cui tutti noi siamo venuti in vita, cambierebbe tutta la nostra esistenza e le nostre certezze. E ci vuole una buona dose di Coraggio per farlo. Il Coraggio di vivere la nostra vera vita.. quella che meritiamo. L’ultima caratteristica che ritengo importante è il Focus. Come dice George Lucas: “ricordati sempre, il tuo Focus crea la tua realtà“. Quello su cui noi ci focalizziamo è quello che troveremo e vivremo nella nostra vita. Quindi meglio focalizzarsi sul bello, sul bene.

So che ti muovi in tutta Italia per svolgere il tuo lavoro, tra Napoli, Roma, Milano, Bari, giusto? Trovi differenze di approccio al coaching da parte dei professionisti e delle aziende che segui?

Sì lavoro in più città: Milano, Napoli e Roma. E qualche volta mi capita di lavorare anche in altre città o Regioni. Ho sempre adorato viaggiare, sia all’estero che in Italia. Mi piace conoscere e scoprire le differenze economiche e sociali e quali sono gli effetti che queste producono nel territorio e nelle persone. E mi piace anche perché così ho il polso della situazione in contesti e ambienti differenti.

Credo che uno degli aspetti più interessanti dell’essere un Coach sia la conoscenza e l’accettazione delle diversità di qualsiasi genere.

E questo aiuta anche a disinnescare i pregiudizi, che sono nocivi per una seria attività di coaching. Tornando alla domanda sinceramente non trovo grandi differenze. Quello che ho notato è che spesso al Nord l’approccio al coaching da parte di professionisti e aziende è più diretto. Hanno già un’idea di quali sono le loro aree di miglioramento e cercano nel Coaching gli stumenti e gli atteggiamenti che possano essere utili a superare la situazione di stallo e che possano aiutare a raggiungere gli obiettivi desiderati. Al Sud qualche volta si lavora anche a monte e si parte dall’identificazione delle aree e degli aspetti migliorabili o da potenziare. In generale, alla fine dell’Intake session, che è il primo incontro di conoscenza, manager e professionisti, che spesso arrivano con un’idea già ben strutturata di cosa è importante fare e degli aspetti limabili per raggiungere la definitiva efficienza, si accorgono che ci sono alcuni elementi di cui non avevano consapevolezza che si incastrano con altri creando una catena di aspetti migliorabili. Come in una fabbrica, se a monte la prima macchina fa le bizze, determina il rallentamento di tutte le altre.

Ognuno di noi tende a generalizzare o a distorcere in qualche modo la propria visione delle cose. Succede per molti motivi. Questi sono quegli aspetti che si affrontano nel Coaching perché spesso producono convinzioni limitanti.

Hai fondato “Focus Coaching”, società che mira allo sviluppo di persone e aziende. Come è nata questa idea?

Quando ho iniziato a fare il trainer e poi il Coach nelle aziende spesso mi è capitato di notare che la principale causa di basso rendimento e del mancato raggiungimento di obiettivi fosse dovuta alla mancanza di Focus. Manager e dirigenti capaci e molto in gamba avevano risultati limitati dalla loro volontà di fare tante cose insieme e dall’illusione di essere multitasking. Non so se lo potrai scriverlo su Insidemagazine… ma l’idea del multitasking è una cazzata! Il nostro cervello non rende al meglio quando fa più cose insieme.

E quindi le fa male, ci mette molto più tempo e magari commettendo anche errori. Quando ci focalizziamo su qualcosa e lo facciamo in modo costante i risultati sono decisamente migliori. Nel mio percorso di Focus Coaching utilizzo degli strumenti e stimolo degli atteggiamenti che permettono di rimanere focalizzati come un laser in modo da raggiungere gli obiettivi in maniera più efficace e rapida. Inoltre, come dicevo prima, visto che quello su cui ci focalizziamo crea la nostra realtà, se impariamo ad avere focus sul bello, sul successo (che per me non significa soldi e celebrità, ma la capacità di far succedere le cose che ci piacciono e che vogliamo nella nostra vita) e sulle opportunità, sarà molto più probabile che troveremo e avremo queste cose nella nostra vita. Mai sentito parlare della Legge di Attrazione? Le cose che pensiamo e che facciamo attirano a noi cose simili. Ecco, il Focus è l’aspetto pragmatico di questa Legge.

Quando un ragazzone tutto sudato ti abbraccia con gioia e ti dice queste cose mentre ti guarda fisso con occhi lucidi e felici, capisci immediatamente perché ti piace così tanto questo lavoro.

Inoltre, ti dedichi anche al coaching sportivo. Me ne hai parlato recentemente: basket, pugilato e forse altri sport e sportivi che segui con passione. Quali sono gli aspetti che differenziano un coaching aziendale o con un professionista in ambito lavoro, da quelli dello sport?

Sì, ultimamente mi sto occupando anche di Sport Mental Coaching con alcune squadre e atleti. E da qualche tempo seguo anche dei pugili. In realtà le vere differenze fra il Business e lo Sport Coaching sono i contesti ambientali. Ci sono vari strumenti specifici per ognuna di quelle realtà, anche se qualche volta mi capita di utilizzare le stesse tecniche con un manager o un atleta e con un team di basket o di venditori. Quello che mi piace quando lavoro nell’ambiente sportivo è che ho a che fare con tanti giovani che condividono con me sogni e desideri. Inoltre sono abituati al sacrificio e alla concentrazione e quindi è più facile lavorare con loro.

Gli aspetti peculiari dello Sport Coaching sono tre: la fisiologia, il dialogo interno e il focus sul qui e ora. Sono tre aspetti che utilizzo molto nei percorsi di Coaching con sportivi ma che a volte utilizzo anche nel life e nel business Coaching. Proprio qualche tempo fa un giovane pugile che seguo come Coach ha vinto un incontro molto difficile. Ha preso un pugno che non doveva prendere perché si era scoperto. Ma non si è fatto abbattere da questa situazione ed è andato avanti alla grande vincendo l’incontro. Quando è terminato è venuto ad abbracciarmi e mi ha detto: grazie Coach! Ho preso quel brutto pugno ma invece di rimanere a rimproverarmi ho bloccato la mia vocina interna e sono andato avanti dando il massimo… proprio come ci eravamo allenati a fare! Quando un ragazzone tutto sudato ti abbraccia con gioia e ti dice queste cose mentre ti guarda fisso con occhi lucidi e felici, capisci immediatamente perché ti piace così tanto questo lavoro.

Hai anche fondato il “Gruppo dei Pari”. Un bel nome per un gruppo. Che cosa fate e perché lo fate?

Una delle frasi che mi ha colpito di più quando ho iniziato il mio percorso di crescita personale è quella di Jim Rohn: “Noi siamo la media delle cinque persone che frequentiamo di più”. È stato un vero ceffone che mi ha fatto aprire gli occhi per guardarmi bene attorno. E ho scoperto che l’ambiente sia personale che lavorativo non mi piacevano. In quel periodo frequentavo persone che avevano provato a realizzare dei progetti ma non ci erano riusciti e si erano arresi. E al lavoro ero affiancato da un altro responsabile che mi faceva degli sgambetti per mettersi in mostra col nostro capo.

No… Dovevo cambiare le persone che avevo intorno a me perché invece di supportarmi e ispirarmi mi portavano giù con loro. Ed è stato l’inizio del mio percorso di crescita con gli strumenti del Coaching. Proprio basandomi su quella stessa frase un paio d’anni fa ho creato un Gruppo dei Pari un network di professionisti composto da Coach, formatori, consulenti, imprenditori, che incontrandosi periodicamente, condividono esperienze e competenze con l’obiettivo di una crescita comune. Ed è proprio quello che sta accedendo. Il nostro slogan è semplice e chiaro: Insieme si cresce.

Quali sono i tuoi prossimi obiettivi immediati? E tra 3 o 5 anni, come ti vedi? Dove sarai? Con chi?

Il mio obiettivo è continuare nella mia crescita personale e nello studio di nuove teorie e tecniche nel Coaching. E anche acquisire un numero maggiore di coachee in tanti settori diversi in modo da acquisire sempre più esperienza ed essere sempre più efficace nella mia attività. In realtà un vero obiettivo deve essere SMART, Specifico, Misurabile, Ambizioso, Realizzabile e con un Tempo definito... quindi quello che ho risposto prima è solo la direzione che sto perseguendo. Gli obiettivi specifici sono ancora un segreto. 😉 Tutti i progetti all’inizio sono semi che vanno tenuti al buio e al caldo, coltivati. Solo quando sbocciano dobbiamo parlarne al di fuori della ristretta cerchia di addetti ai lavori. A quel punto, sì, l’energia della gente nutrirà il progetto come uno straordinario fertilizzante. Come mi vedo fra 3 o 5 anni? Sempre nel Coaching ma in un grande progetto che ho in memte da tempo e circondato da persone delle quali ho tanta stima e fiducia.

Infine, consiglieresti di seguire questa attività ai giovani e ai meno giovani? Quale tipo di iter suggerisci di percorrere per diventare un bravo ed efficace coach (considerati i vari corsi che stanno nascendo, alcuni davvero a prezzi molto bassi)? E ne vale la pena?

Assolutamente sì! Consiglio a tutti, giovani e meno giovani, di fare un percorso di crescita personale per acquisire maggiore consapevolezza di dove sono e di dove vogliono andare. Quando ho iniziato a studiare Coaching non l’ho fatto perché volevo diventare un Coach, quello è venuto solo dopo. Alcune tecniche e strumenti mi hanno aiutato così tanto che ho deciso di far conoscere anche ad altri la loro efficacia. L’importante è avere bene a mente quello che ho detto all’inizio di questa intervista: ha senso voler fare il Coach solo se si ha un sincero interesse per il bene degli altri.

Quindi Come iniziare? Posso dire quello che ho fatto io. Premetto che sono una persona molto curiosa e fin dall’inizio ho deciso di non abbracciare una sola scuola e una sola teoria. Quindi ho iniziato frequentando un percorso in una scuola per avere la struttura di base, nel mio caso in Coaching e PNL, e poi mi sono specializzato in decine e decine di corsi, di tante scuole differenti e con tanti trainer diversi. E non mi sono ancora fermato!

Con Vincenzo ci congediamo dopo un bel pomeriggio insieme, speso a parlare di coaching e di una visione del possibile, quella di una realtà italiana più matura quando si tratta di affidarsi al professionista giusto per la missione giusta. Insieme si cresce.

Ciao, sono Paul Fasciano, un mental e powerful coach con una profonda specializzazione nel business e life coaching. Con un background accademico in sociologia e un'intensa formazione in PNL e neuroscienze, ho dedicato oltre tre decenni allo studio delle dinamiche che regolano la realtà e il comportamento umano. Guido il Gruppo InsideMagazine e ho scritto vari libri, concentrando i miei sforzi su come gli individui e le organizzazioni possano realizzare il loro pieno potenziale. La mia missione è assistere i professionisti attraverso un coaching potente, aiutandoli a definire e raggiungere i loro obiettivi più significativi, migliorando la comunicazione e implementando mindset e strategie efficaci.

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