Il lavoro agile (o smart working) è una modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato caratterizzato dall’assenza di vincoli orari o spaziali e un’organizzazione per fasi, cicli e obiettivi, stabilita grazie all’accordo tra dipendente e datore di lavoro. Con il rincaro della bolletta energetica è arrivato il momento di implementare il lavoro agile e quello da remoto. A sollecitare una nuova attenzione sulle modalità di lavoro adottate durante il Covid è Marco Carlomagno, segretario generale Flp.
Lavoro agile, si o no?
In queste ore la parole di Marco Carlomagno sono state riportate dall’agenzia di stampa italiana La Presse e riprese con ampio spazio anche dalle agenzie ADNKRONOS e Ascanews: “Nei mesi scorsi, subito dopo lo scoppio della guerra in Ucraina e dei primi riflessi sulla bolletta energetica, la FLP e la Confederazione CSE scrissero al Presidente del Consiglio Draghi e ai Ministri competenti sollecitando il rilancio e l’implementazione del lavoro agile e da remoto (messo colpevolmente in soffitta da Brunetta nel silenzio di tutta la compagine governativa) come strumento per permettere in modo significativo la diminuzione dei consumi legati sia al funzionamento e al condizionamento degli Uffici, che ai costi sostenuti dalle famiglie per gli spostamenti casa-lavoro”.
Una misura significativa che, ove adottata produrrebbe non solo notevoli risparmi, ma anche meno inquinamento, per la riduzione delle emissioni causate dalla diminuzione degli spostamenti per raggiungere i posti di lavoro.
Continua Carlomagno: “Secondo uno studio dell’Osservatorio del Politecnico di Milano, l’implementazione del lavoro agile, che ora è ritornato purtroppo nel nostro Paese a livelli sotto la media europea, permetterebbe di abbattere fino a 2,5 milioni di tonnellate di CO2, oltre che di ridurre di circa il 30% i costi energetici complessivi”.
Non penalizzare i lavoratori
Una misura che per il Sindacato FLP non deve penalizzare però i lavoratori: una quota di questi risparmi dovrebbe essere corrisposta, come benefit, al personale impegnato nel lavoro agile e da remoto per coprire i maggiori costi derivanti dall’utilizzo dell’energia a livello domestico e dei costi delle connessioni e delle forniture. Ma in ogni caso il saldo sarebbe largamente positivo sia in termini di risparmi complessivi che di benefici ambientali.
Perché adottare il lavoro agile, oggi?
“Il lavoro agile, più di un pur importante strumento di conciliazione vita lavoro, o di efficientamento energetico, è un cambio di paradigma, che investe l’organizzazione del lavoro e dei processi, i modelli organizzativi, le sfere di autonomia e di responsabilità, il lavoro per obiettivi, lo sviluppo professionale. Ma non per questo non apprezziamo fino in fondo la sua valenza anche nella direzione da noi auspicata in questi mesi”.
“A suo tempo la nostra richiesta”, puntualizza il Segretario generale, “nonostante avesse incontrato numerosi sostegni in ambito parlamentare, sia da parte dei gruppi dell’allora maggioranza che dell’opposizione, non si tradusse poi in specifici provvedimenti, a causa dell’inaccettabile avversione dell’esecutivo Draghi al lavoro agile e da remoto. In questi giorni, però, trova nuovi sostegni, in particolare tra le associazioni datoriali dei settori della telecomunicazione e dei servizi, e in alcune forze politiche che ne stanno parlando in campagna elettorale, anche in considerazione dell’approssimarsi del periodo autunnale e della nuova impennata del gasolio per autotrazione. Ora però bisogna cambiare passo, e quello che chiediamo in queste ore a tutte le forze politiche è di pronunciarsi con nettezza sulla questione, assumendo impegni precisi in tale direzione”, conclude Carlomagno.