Come funzionerà lo smart working nel 2023

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Lo smart working, malgrado le restrizioni per il Covid siano state ormai accantonate da tempo, è destinato a rimanere in vigore anche nel 2023, alla luce della disponibilità da parte delle aziende e delle esigenze dei dipendenti che sempre con maggiore frequenza richiedono di lavorare da remoto, potendo gestire al meglio il proprio tempo e la propria vita privata.

Per questo il così detto lavoro agile è stato contemplato anche nel nuovo governo a guida Meloni, con alcune modifiche rispetto alle norme del recente passato, sulle quali è intervenuto il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.

Smart Working: Cosa cambia nel 2023

Il Ministro Marina Elvira Calderone nelle scorse settimane è intervenuta in merito allo smart working, aprendo il campo ad azioni nel breve periodo che riguardano la normativa inerente il lavoro da remoto. In particolare, il numero uno del MLPS ha evidenziato la necessità di strutturare una piattaforma di diritti e tutele comune per tutti i lavoratori, in grado di legiferare in merito per ogni tipologia di lavoro con provvedimenti specifici, attraverso una serie di investimenti rivolti alla contrattazione di secondo livello, adattabili alle esigenze delle aziende e del personale stesso.

In sostanza, si punta a realizzare un ibrido che possa contemplare sia il lavoro tradizionale in ufficio che lo smart working, con le aziende che di volta in volta dovranno accordarsi contrattualmente con il dipendente attraverso una forma scritta che indichi le modalità del lavoro agile, gli orari di entrata e uscita e la possibilità di verificare l’effettivo impegno dei propri dipendenti.

In ogni caso, a prescindere dall’accordo stipulato, i lavoratori in regime di smart working devono poter avere le stesse opportunità del resto del personale in presenza, sia a livello di formazione che di carriera, e contare sugli strumenti necessari per operare al meglio, avendo a disposizione computer, tablet e quant’altro.

Stesso discorso per quanto riguarda la retribuzione, con il lavoro da remoto che non deve rappresentare una variabile per abbassamenti dei salari.

Per ciò che concerne invece le norme già operative, lo smart working è stato prolungato fino al 31 marzo 2023 per i soggetti considerati fragili.

Chi sono i soggetti fragili per lo smart working

Come appena accennato, i soggetti fragili avranno la possibilità di lavorare in smart working fino al 31 marzo 2023, grazie a un emendamento inserito nella Legge di Bilancio approvata lo scorso dicembre.

Nello specifico i lavoratori fragili potranno continuare a lavorare da remoto senza necessità di accordarsi con l’azienda, ricoprendo la stessa posizione e, se non possibile, cambiando mansioni ma sempre all’interno del proprio inquadramento lavorativo, senza dover affrontare modifiche a livello di retribuzione. In alternativa, nel periodo indicato, questa tipologia di dipendenti può seguire corsi di aggiornamento.

Nulla da fare invece per i genitori con figli under 14 che terminato l’anno 2022, nel 2023 per lavorare da remoto dovranno accordarsi singolarmente con l’azienda di appartenenza.

Per lavoratori fragili si intendono quei dipendenti che sono caratterizzati da una disabilità con connotazione di gravità sulla base dell’articolo 3, comma 3, della Legge 5 febbraio 1992, 104, ma anche coloro che essendo in condizione di immunodepressione certificata hanno maggiori rischi in caso di contatto stretto con colleghi positivi, così come coloro che sono affetti da patologie oncologiche. L’accertamento dovrà essere effettuato dal medico curante che rilascerà un documento comprensivo di ogni dettaglio clinico del dipendente.

Anche i lavoratori con più di 60 anni, le donne in gravidanza, le persone con malattie croniche o invalidanti e quelle in condizioni di fragilità socio-economiche potranno continuare a lavorare da remoto entro la data indicata dall’emendamento in oggetto.

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