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Un teatro fatto di ironia e poesia, che guarda alla storia dell’Italia

Intervista all'autore Adriano Marenco

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Autore teatrale, romanziere e giornalista, Adriano Marenco sta per tornare alle stampe – e dai suoi fervidi sostenitori – con tre Memoriali che riportano alla luce la storia dell’Italia economica e politica: tre testi teatrali che, partendo dai primi del ‘900, approdano al G8 di Genova con una piccola fuga in avanti in un presente distopico. “Una storia a volte grottesca, a volte poetica, a volte ammantata da una stralunata ironia” per dirla con le parole del noto critico teatrale Fernando Mastropasqua, grande sostenitore di Marenco. Sin dalle prime righe di questi tre testi è evidente come abbiano già in nuce le luci del palco e il fascino dello spettacolo: tre memoriali che si mostrano in veste di atti politici, pronti per essere rappresentati e assaporati da un pubblico.

Adriano Marenco ha all’attivo decine di testi, teatrali e non, tra i quali un romanzo (e un secondo di prossima uscita), un monologo, un poema, vari racconti su libri e riviste, nonché numerosi articoli culturali in qualità di giornalista. Ad oggi, la sua attività si districa tra l’Italia e la Polonia, e ha fatto molta strada da quando ho avuto la fortuna di conoscerlo nel 2013 in occasione della rappresentazione di quello che ho sempre reputato un capolavoro: il suo Jansi la Janis sbagliata.

E’ stato uno dei primi progetti della sua compagnia, Patas Arriba Teatro, uno spettacolo che si immerge nella biografia – sconosciuta ai più – della grandissima Janis Joplin. Nessuna celebrazione, ma solo la geniale fotografia interiore di una straordinaria cantante, della sua voce, delle sue debolezze e dei suoi amori, il Southern Comfort in primis. Tutti gli oggetti, i feticci delle sue memorie, vengono “tirati fuori” sulla scena da un water fucsia. Un potente viaggio, ironico e drammatico allo stesso tempo, tra terra e cielo, tra sogni e paure della cantautrice di Port Arthur.

Ma torniamo ai Memoriali, alla loro potenza evocatrice e alla storia di una coraggiosa casa editrice, che vanta un’intera collana teatrale.

La Casa Editrice: Edizioni Progetto Cultura

La Casa Editrice Edizioni Progetto Cultura 2003 Srl è una piccola, impavida azienda a conduzione familiare, gestita da Mauro Limiti, Lisa Lombardi e Marco Limiti. Nel 2010 ha inaugurato la sua libreria a Roma, il caffè letterario Mangiaparole nel quartiere Appio tuscolano. E’ stato lì che Marenco li ha conosciuti all’epoca dell’opera teatrale La palude e la balera. Da lì è nato tutto. Hanno letto un suo monologo teatrale ed erano interessati a pubblicarlo, ma non avendo una sezione “teatro” hanno chiesto a Marenco di occuparsene come direttore artistico. Et voilà, è nata la collana teatrale Scena Muta.

Sono degli eroi. Non ci dovrebbe essere bisogno di precisarlo, ma purtroppo è necessario: gli autori pubblicati per Scena Muta non spendono nulla. Abbiamo già pubblicato decine di testi di alcuni dei migliori drammaturghi della scena romana ed italiana in generale come Marco Andreoli, Michelangelo Bellani, Laura Bucciarelli, Emanuela Cocco, Stefano D’Angelo, Fabio Massimo Franceschelli, Damiana Guerra, Alessandro Izzi, Alessia Giovanna Matrisciano, Pierpaolo Paladino, Fabio Pisano, Francesca Staasch, Davis Tagliaferro (e me stesso!)“, ci racconta lo stesso Marenco.

I tre Memoriali

Come El kann pe li agnelli

Il primo memoriale, “Come El kann pe li Agnelli”, è la storia della più grande famiglia di imprenditori italiani, gli Agnelli. Nell’interpretazione di Marenco, pertanto, il primo atto politico che si vuole raccontare è l’Industria. L’opera non è ancora stata portata sulla scena teatrale, al pari del terzo memoriale “Il senno di Osvaldo – Giangiacomo Feltrinelli tra utopia e paranoia”, ma l’autore aspira a farlo al più presto. “Beh, se un produttore stesse leggendo questo articolo gli direi: Ei, eccoci, siamo proprio quello che stavi cercando!

Il critico teatrale Fernando Mastropasqua, autore della bellissima prefazione all’opera di Marenco, ha così commentato “Come El kann pe li agnelli”:

E’ una giostra di invenzioni che usa tutte le tecniche teatrali per snodare e snidare le
storture della storia, della politica, dell’economia. Una perfetta sintesi del procedimento mi pare
che sia nella battuta: “Questo capitalismo che cresce dentro di noi fino a mangiarci dentro. A farci
cattivi o morti”. Profezia del finale senza speranza dove un agnello divora l’altro.

UnoaZeroperNoi – Sandra C

Il secondo memoriale “UnoaZeroperNoi – Sandra C” è un testo enigmatico, ispirato alla Cassandra
di Christa Wolf. Cassandra rivive il G8 di Genova e la lotta no-global. Questo secondo atto politico sottinteso è, nell’idea dell’autore, la Verità. “UnoaZeroperNoi – Sandra C” è stato messo in scena varie volte, partecipando a numerosi festival nei quali ha vinto anche alcuni premi. “Non ha ancora trovato la sua forma definitiva. La stiamo cercando“, ha affermato Marenco.

Il senno di Osvaldo – Giangiacomo Feltrinelli tra utopia e paranoia

Il terzo memoriale rievoca la storia di Giangiacomo Feltrinelli, un racconto che celebra il grande editore e la lotta armata degli anni ’70. Questo terzo atto politico è quello che agli occhi dell’autore racconta gli Anni di Piombo. Citando sempre Fernando Mastropasqua, “Adriano Marenco ha scelto alcuni momenti della nostra triste storia e ne ha fatto una metafora drammatica che scuote le stesse assi del teatro, quasi che una mina, pronta a scoppiare, fosse stata collocata nel sottopalco. Fu anche il sogno di Edward Gordon Craig. Questo testo è una esplosione di teatralità.”

L’intervista ad Adriano Marenco

Il teatro deve essere la punta di diamante della ricerca artistica. E come tale ha il compito di abbattere muri e allargare orizzonti.

Adriano Marenco

Adriano, è qualche anno che non ci incontriamo ma sei sempre molto attivo e prolifico. Ed è una fortuna per la cultura (non solo per il Teatro) del nostro Paese, che ha bisogno di Eroi. Raccontiamo al nostro pubblico brevemente chi sei

Come già anticipato, attualmente sono il direttore artistico della collana teatrale Scena Muta per Edizioni Progetto Cultura. Ho lavorato come giornalista culturale per Il Manifesto e La Rinascita della Sinistra, ma anche redattore per la rivista Perlascena.

Ho delle collaborazioni in Polonia, l’ultima in ordine di tempo è stata per il progetto “Bona 500 lat później” per i 500 anni della salita al trono della regina Bona Sforza con il testo Bona. Mizeria, il testo è stato tradotto in polacco con la supervisione di Joanna Oparek.

L’autore Adriano Marenco

Come è iniziato questo amore per il teatro, e con quali opere ti sei sentito di poter dire “Sì, questa è la mia strada”?

Ho cominciato a lavorare per il teatro un po’ per caso: un mio articolo era stato notato dal direttore artistico del Fandango Jazz Festival che mi ha contattato per scrivere una drammaturgia che prendesse spunto proprio da quell’articolo. Negli anni ho fondato, con un gruppo di persone, le compagnie Patas Arriba Teatro e Collettivo Lubitsch.

I miei testi più rappresentati sono Jansi La Janis sbagliata (una geniale rievocazione del personaggio di Janis Joplin), La Casta Morta, Giovanna sotto il sego del tempo e La favola nera del boia in tutù.

Ho pubblicato un romanzo, La palude e la balera, una pièce tradotta in polacco e in italiano “UmarⱢa kasta-La casta morta”, la pièce “Sotto questo crollo” (vincitore del Premio Internazionale Città di Castrovillari, e del Premio Letterario Nazionale La Clessidra), tre monologhi “Il pasto degli schiavi”, “Jansi la Janis sbagliata”, “Lilac – in morte di JB” (Testo finalista del concorso Per voce sola sotto l’egida della Fondazione Luzzati – Teatro della Tosse di Genova), un poema “La fenice cieca” (Poema vincitore del premio La Repubblica delle Lettere), la pièce “Monco & Ciecos’”, vari racconti su libri e riviste.

Ho lavorato con Mamadou Dioume che ha messo in scena il testo “Disumano è l’affetto” (Testo Menzione d’Onore al Premio Internazionale Città di Castrovillari). Il mio testo “Immemoria” è stato Finalista al Premio “Teatro Musica e Shoah” Per la compagnia Patas Arriba Teatro ho scritto e collaborato con Alessandra Caputo ai testi di: “Jansi la Janis sbagliata” (monologo rappresentato in Italia e Polonia, vincitore di Inventaria), “Il pasto degli schiavi”, “Lady Holiday Mississippi Drunk”, “Il pelo della luna”.

Il testo “La casta morta #senzailpoteresimuore”, scritto su soggetto di Luigi Marinelli e Michele Sganga per il centenario di Tadeusz Kantor, è stato messo in scena in Italia dai Patas Arriba Teatro e in Polonia dal Teatr Nowy di Cracovia con titolo UmarⱢa kasta, ed è stato in Nomination al premio Transfer 2015 – spektakl sezonu w Radiu Kraków. Il testo è stato presentato alla Cricoteka di Cracovia.

Attualmente sono molto fiero dei tre nuovi testi raccolti sotto la denominazione di “Memoriali”, attraverso i quali ho voluto e cercato di raccontare la storia politica ed economica dell’Italia. Una bella scommessa!

Qual è, secondo te, il messaggio che il teatro deve comunicare oggi?

Il teatro deve essere la punta di diamante della ricerca artistica. E come tale ha il compito di abbattere muri e allargare orizzonti. Deve essere un pungolo, dirci cosa siamo, dove andiamo e soprattutto cosa sbagliamo. E lo deve fare artisticamente, senza moralismi e senza cavalcare il tema del giorno. L’arte senza politica si chiama decorazione.

Per i lettori e appassionati che desiderano seguirti, quali saranno i tuoi prossimi appuntamenti, teatrali e non?

Il prossimo appuntamento che vi do è per lo spettacolo La favola nera del boia in tutù che andrà in scena l’11 maggio a Torino. Per quanto riguarda le presentazioni di libri, ne sono previste alcune a Roma, Torino, Bologna e Napoli. Sulle mie pagine social pubblico tutti gli aggiornamenti in merito. Inoltre ho appena finito di scrivere il mio secondo romanzo Fine Capitale Mai, e ora inizia la parte più difficile: pubblicarlo come si deve!

Ringraziando Adriano Marenco per la sua attività e speciale verve, ci piace sempre ricordare a tutti i lettori di InsideMagazine che il teatro è cultura, vita e memoria, oltre che una straordinaria forma di spettacolo dal vivo. La Giornata Mondiale del Teatro, istituita nel 1962, si è celebrata quest’anno il 27 marzo, e per il 2024 il messaggio è stato scritto dal drammaturgo Jon Fosse, “L’Arte è Pace”, proprio per richiamare i valori fondativi del teatro, sottolineando il messaggio pacifico e universale dell’Arte.

Giornalista del Quotidiano La Voce e Direttrice de Il Circolo del Golf, è collaboratrice di InsideMagazine dal 2020

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Laureata in Lettere con la specializzazione in Editoria e Giornalismo presso l'Università degli Studi Roma Tre, e diplomata anche presso la Scuola di Scrittura Omero, Virginia Rifilato è una giornalista di grande talento e esperienza, con una solida carriera nel campo del giornalismo e delle collaborazioni con importanti media nazionali come La Repubblica, come editor nell'industria cinematografica e televisiva per importanti canali satellitari e terrestri come Sky e Tim Vision, e collaboratrice di alcune emittenti radiofoniche di spicco, tra cui Radio 3 e Dimensione Suono Roma.

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All'interno del magazine InsideMagazine, Virginia ha il compito di curare le interviste di punta, offrendo ai lettori un'esperienza avvincente e coinvolgente. La sua passione per la scrittura e la sua capacità di raccontare storie affascinanti, oltre alla sua abilità nel creare domande incisive e nel catturare l'essenza delle personalità intervistate, la rende una risorsa di grande valore per la redazione.

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