/

Dal fondo delle stelle, la voce di Camille Claudel torna a scolpire il silenzio

5 mins read

Dal fondo delle stelle, Camille Claudel ci chiama. La sua voce affiora tra le luci soffuse del Teatro dei Contrari, in quel 30 marzo sospeso tra arte e follia, memoria e rivelazione. Angela Ricci, autrice e regista dello spettacolo omonimo, disegna con grazia visionaria un frammento d’eterno: è Camille, donna e scultrice, musa e martire, che prende vita grazie a tre straordinarie interpreti in un teatro “al femminile” capace di scuotere l’anima. Lo spettacolo, costruito come un percorso interiore a due voci e un canto, accende il tempo con lo stesso fuoco con cui Camille forgiava la materia.

“Oltre alla mitologia, amo il femminile terreno, quello che ha combattuto per esistere”

Angela Ricci

Nella penombra teatrale, prima che le luci si alzino, si percepisce già una presenza. È quella di Camille, che Angela Ricci dipinge con un tocco preciso, evocativo, rispettoso della biografia ma orientato al mito. Il mito non come favola distante, ma come urgenza intima, necessaria, viva. In scena non c’è una narrazione didascalica, bensì un sentiero da percorrere con i sensi allertati, come nel sogno. “Dal fondo delle stelle – Camille Claudel” si muove fra frammenti di memoria, dolore e dolcezza, grazie all’animo raffinato di tre interpreti che non si imitano ma si completano.

Francesca Sorrentino è Camille da giovane, la fiamma che arde, il talento che esplode, l’amore che incendia. La sua interpretazione è un colpo al cuore: intensa, quasi medianica, riesce a rendere visibile il tormento senza mai indulgere nel patetico. In una scena, un grido di dolore si fa eco abissale: non è solo teatro, è una soglia che si apre nell’inconscio. Lucia Nicolai è la Camille matura, quella che ha già toccato il fondo, ma che resta appesa a un filo invisibile di speranza. È una prova d’attrice sorprendente, soprattutto perché la Nicolai è una scultrice alla sua prima esperienza come attrice. E forse proprio per questo, il suo corpo scenico porta con sé il peso e la grazia della pietra lavorata. Infine, la terza voce è quella del soprano Ilde Consales, che canta, ma non solo: intesse lo spettacolo con una presenza viva, carnale, avendo anche scelto personalmente le arie liriche e impressioniste che accompagnano la scena con eleganza e pathos.

Sulla scena, tutto è simbolico ma trasudante di vita: le sculture create dalla Nicolai diventano estensioni del pensiero di Camille, mentre la musica – da Fauré a Debussy, da de Falla a rarità del ‘600 -‘700 – accompagna il racconto come sangue che pulsa sotto la pelle. C’è una frase, nel cuore dello spettacolo, che resta scolpita nella memoria: quando Camille parla delle sculture fatte insieme a Rodin come “la cosa più vicina a Dio”. In quella frase c’è tutta la vertigine di un amore grande, ambiguo, assoluto. Auguste Rodin è l’amante e il traditore, il maestro e l’ombra. Camille resta, con il suo grido muto e le sue mani che non possono più scolpire nella stanza bianca dove la madre e il fratello l’hanno lasciata appassire, per anni, nel silenzio di un manicomio.

Perché mi chiami dal fondo delle stelle?

È questa frase, giunta come un sussurro in un tempo impreciso, ad aver acceso la miccia creativa in Angela Ricci. Me lo ha raccontato lei stessa nel dopo spettacolo, con il volto ancora teso dall’emozione della serata. «Tutto è iniziato con il titolo. Poi Camille ha preso forma dentro di me, come fanno i personaggi che non ti lasciano più andare. Come sempre nel mio teatro, non desidero fare un racconto biografico esaustivo: preferisco stimolare lo spettatore, lasciargli un’impronta, un segno, come se dovesse essere lui a completare il disegno.»

Camille Claudel, nella visione della Ricci, non è solo una scultrice o una donna spezzata: è un archetipo, una vibrazione che attraversa epoche e simboli. Un’eco di mito che ritorna. Per questo, forse, Angela Ricci intreccia alla vita di Camille quel filo di mitologia che da anni attraversa il suo teatro: non come abbellimento, ma come chiave interpretativa della realtà. «Oltre alla mitologia, amo il femminile terreno, quello che ha combattuto per esistere. Camille nasce in un contesto familiare soffocante: la madre, rigida e incapace di comprensione; il fratello, celebre poeta, che per salvare la propria immagine l’ha lasciata marcire in manicomio. Questo risentimento materno, questo abbandono fraterno, sono stati determinanti nella sua distruzione. Ma anche in ciò, io vedo una forza simbolica. Camille è l’artista sacrificata, è la morte dell’arte.»

La centralità della musica: Ilde Consales

Sulla scena, tutto risuona di questo sacrificio: le musiche francesi, scelte dal soprano Ilde Consales con grande sensibilità storica e drammaturgica, non sono solo sottofondo ma personaggi invisibili, che danno corpo agli stati d’animo. Si passa da Fauré a Debussy, da de Falla a rare gemme barocche di Martini e Dalayrac. L’amore, la perdita, l’estasi e la vergogna: ogni brano è un battito emotivo che sottolinea, amplifica, commenta senza parole.

La stessa Consales, con il suo canto, incarna la voce interiore di Camille, la parte che non trova linguaggio se non quello della musica. Il suo ruolo è quello dell’anima, che si libra sopra i dialoghi e li permea. È una presenza insieme eterea e carnale, un ponte tra le Camille che si dividono il palco.

IMG20250330182930 1
Il soprano Ilde Consales in una foto di scena

Il doppio volto di Camille: Francesca Sorrentino e Lucia Nicolai

Francesca Sorrentino, l’attrice che dà vita alla Camille giovane, ha definito la sua esperienza quasi come un viaggio sciamanico: «Questo è un personaggio che ho corteggiato a lungo. Angela Ricci è stata una sorta di veggente, ha capito che mi apparteneva. Il manicomio, l’emarginazione, sono temi che mi toccano profondamente. Van Gogh, il mio pittore preferito, ha vissuto lo stesso destino. Interpretare Camille mi fa entrare in simbiosi con lei, con il suo personaggio, e questo altera e plasma anche i miei tratti somatici! Solo quando faccio l’inchino, Camille se ne va».

È un’interpretazione che resta incisa nella memoria: la giovane Camille, piena di ardore, che grida nel vuoto un dolore che rasenta il disumano, e che pure si fa arte.

IMG20250330183123 1
Le attrici Lucia Nicolai (a sinistra) e Francesca Sorrentino (a destra)

Lucia Nicolai, invece, è la Camille spezzata, ma ardente. Scultrice lei stessa, ha realizzato le opere sceniche che abitano il palco e, per la prima volta, si è confrontata con la recitazione. Una scommessa vinta: la sua presenza è intensa, composta, densa di quella materia che si modella con gli anni, con le ferite. «Essere scultrice mi ha permesso di comprendere Camille in modo viscerale. Sentivo di non dover interpretare, ma semplicemente lasciarla esprimere».

Il pubblico, al termine, resta in silenzio qualche istante, come sospeso. Perché “Dal fondo delle stelle” è un’opera che non intrattiene, ma scava, ispira. E lascia addosso qualcosa. La bellezza dell’arte, della passione, della redenzione, e l’intensità di una vita destinata a imprimere la storia con la volubilità del gesso e del bronzo.

Angela Ricci: i prossimi appuntamenti a Roma

Angela Ricci tornerà in scena il 24 maggio al Teatro Torpignattara con “Las Mariposas”, dedicato alle sorelle Mirabal, e poi con “Lo sguardo di Euridice” (tratto dalla leggenda di Orfeo e Euridice, in programma il 15 giugno al Teatro Albertino), nuova tappa del suo percorso poetico e mitologico, in cui il femminile non è mai soggetto passivo, ma voce che risale, che ricorda, che insiste. Come Camille, che dal fondo delle stelle ancora ci chiama.

Giornalista del Quotidiano La Voce e Direttrice de Il Circolo del Golf, è collaboratrice di InsideMagazine dal 2020

-

Laureata in Lettere con la specializzazione in Editoria e Giornalismo presso l'Università degli Studi Roma Tre, e diplomata anche presso la Scuola di Scrittura Omero, Virginia Rifilato è una giornalista di grande talento e esperienza, con una solida carriera nel campo del giornalismo e delle collaborazioni con importanti media nazionali come La Repubblica, come editor nell'industria cinematografica e televisiva per importanti canali satellitari e terrestri come Sky e Tim Vision, e collaboratrice di alcune emittenti radiofoniche di spicco, tra cui Radio 3 e Dimensione Suono Roma.

-

All'interno del magazine InsideMagazine, Virginia ha il compito di curare le interviste di punta, offrendo ai lettori un'esperienza avvincente e coinvolgente. La sua passione per la scrittura e la sua capacità di raccontare storie affascinanti, oltre alla sua abilità nel creare domande incisive e nel catturare l'essenza delle personalità intervistate, la rende una risorsa di grande valore per la redazione.

Latest from Cultura

TUTTI I TEMI DALLA A ALLA Z