La scienziata rivive nella voce di Manuela Kustermann e le note di Cinzia Merlin, in una rassegna che porta alla luce il prodigio femminile
Nella rassegna teatrale “6 DONNE che hanno segnato la storia / 6 AUTORI che le raccontano”, in scena al Teatro Vascello di Roma fino all’11 maggio, spicca il ritratto appassionato e struggente di Marie Curie. Andato in scena mercoledì 7 maggio, lo spettacolo è stato interpretato da una magnetica Manuela Kustermann, accompagnata al pianoforte dalla pianista Cinzia Merlin. Un reading che si è trasformato in un canto poetico di resilienza, conoscenza storica e passione.
Il genio invisibile: Marie Curie tra grandezza e pregiudizi
Ogni tanto il teatro riesce in un’impresa rara: farci dimenticare il palcoscenico e trasportarci direttamente nel cuore di una storia vera. Il reading su Marie Curie ha fatto questo, senza alcuna scenografia elaborata, nessun effetto speciale, ma con una delicatezza coinvolgente e il fascino interpretativo della Kustermann – attrice storica della scena romana – e il pianoforte di Cinzia Merlin, due professioniste capaci nel loro “dialogo” di intessere un vibrante sottofondo che danzava all’unisono con il testo di Sandra Petrignani.
Lo spettacolo è parte della rassegna “6 donne che hanno segnato la storia / 6 autori che le raccontano”, ideata da Mariangela D’Abbraccio con la regia di Francesco Tavassi. Sei giornate, sei donne-icona, sei testi originali firmati da grandi autori come Dacia Maraini, Maurizio De Giovanni, Sandra Petrignani e Maurizio De Giovanni tra gli altri. Ma tra tutte le serate, quella su Marie Curie ha brillato di una luce particolare.
Il testo, firmato da Sandra Petrignani, evita qualsiasi trionfalismo didattico e affonda piuttosto in un racconto intimo, umano, fatto di silenzi, lotte e ostinazioni. Marie Curie, insignita di due premi Nobel, prima per la fisica, poi per la chimica, è ritratta non solo come scienziata ma come donna fragile, madre, vedova e instancabile lavoratrice. Il reading restituisce la solitudine di chi ha saputo spingersi oltre i limiti del sapere e ne ha pagato il prezzo più alto: l’avvelenamento da radiazioni, causa della sua morte.
La Kustermann entra nel personaggio con pudore e femminilità sottile, potente. Accanto a lei, Cinzia Merlin – con un repertorio musicale di grande classe e bellezza – accompagna le parole con un contrappunto emotivo che aggiunge profondità al racconto. Non si tratta di sottofondo, ma di vera e propria drammaturgia musicale.
A colpire è anche la scelta scenica: un palco quasi nudo, dove il vuoto diventa eco della solitudine di una donna eccezionale che ha cambiato le sorti del mondo, innamorata della vita e delle figure maschili che l’hanno affiancata, il padre e il marito, gli unici capaci di vedere “oltre” il suo essere donna, figlia e moglie.

Teatro civile al femminile: la scienza come atto politico
La rappresentazione teatrale di Marie Curie al Teatro Vascello non è solo un tributo biografico, ma un gesto culturale potente. In un’epoca ancora attraversata da disparità di genere, portare in scena la voce di una donna scienziata – la prima nella storia a ricevere un Premio Nobel – è un atto politico, oltre che poetico.
Marie Sklodowska Curie visse in un tempo in cui le donne non avevano accesso all’università. Eppure, con determinazione ostinata e intelligenza rara, superò i confini imposti dal suo tempo, aprendo la strada alla fisica nucleare e alla medicina radioterapica. La sua scoperta del radio e del polonio, insieme al lavoro pionieristico sulle radiazioni, non solo cambiarono la scienza, ma scardinarono un sistema di esclusione.
Il monologo scritto da Sandra Petrignani riesce a cogliere questo doppio livello: la grandezza intellettuale e la condizione femminile. “Mi chiamano signora Curie, ma non ho mai avuto il tempo per esserlo”, è una delle frasi che Manuela Kustermann pronuncia con voce chiara e avvolgente.
La rassegna come atto collettivo di memoria
Ognuna delle protagoniste raccontate – da Camille Claudel a Billie Holiday, passando per Eleonora Duse, Maria Montessori e Marilyn Monroe – è una figura emblematica, non tanto per la fama quanto per la forza di aver infranto barriere. Donne che hanno pagato con la marginalizzazione, l’isolamento, la malattia o la morte il prezzo della propria unicità.
Il progetto ideato da Mariangela D’Abbraccio, che insieme a Manuela Kustermann si divide le interpretazioni, è un esempio raro di teatro civile ad alta intensità emotiva. La regia di Francesco Tavassi è elegante e coinvolgente, lascia parlare i testi e le interpreti, non ingombra la scena di artifici.
Ogni monologo è accompagnato da un solo strumento – pianoforte o contrabbasso – che agisce come voce interiore, eco dell’anima del personaggio.
Il caloroso accoglimento del pubblico romano
Il pubblico romano ha risposto con attenzione commossa, consapevole di trovarsi di fronte a una narrazione fuori dal tempo, ma perfettamente aderente ai dilemmi del presente. Perché ancora oggi, il sapere – come l’arte – è una forma di resistenza. E figure come quella di Curie ci insegnano che il coraggio, la generosità e la passione restano gli ingredienti fondamentali per ogni cambiamento reale.
Una bellissima parentesi, artistica e tangibile, per la quale bisogna ringraziare la capacità di visione di una donna, Manuela Kustermann, che da tempo rappresenta con la sua direzione artistica un punto di riferimento per la scena teatrale italiana.
Domenica 11 maggio, il reading su Billie Holiday
Domani, domenica 11 maggio, la chiusura della rassegna è affidata al reading su Billie Holiday, la lady del jazz e dei diritti civili, nota per la sua infanzia infelice e ribelle ma capace di trasformare la sofferenza in qualcosa di assolutamente prezioso per tutte le generazioni a venire.