In Italia, la protezione del patrimonio sta diventando un tema sempre più centrale, soprattutto per imprenditori, professionisti e famiglie facoltose che si trovano ad affrontare una realtà complessa e incerta. Non si tratta più solo di una buona prassi: è una vera necessità sistemica, dettata da uno scenario che mette a rischio il frutto di anni – se non generazioni – di lavoro. L’intreccio tra volatilità economica, fragilità normativa e inefficienza giudiziaria espone la ricchezza privata a vulnerabilità sempre più complesse. In questo contesto, emerge una domanda urgente: quali strumenti e competenze servono davvero per proteggere la ricchezza in Italia oggi?
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Per un imprenditore, parlare di patrimonio non significa soltanto riferirsi a ciò che ha accumulato, ma piuttosto a ciò che rappresenta la base stessa della sua visione, del suo lavoro, delle persone che ha scelto di includere nel proprio percorso. Eppure, nonostante questa consapevolezza diffusa, la protezione di questi asset – immobiliari, aziendali, familiari – viene spesso affrontata con colpevole superficialità. Ne abbiamo parlato con il nostro referente esperto, Daniele Pescara, della Daniele Pescara Consultancy con sedi a Padova, Roma, Dubai, che ci ha spiegato come “in un Paese come l’Italia, dove la pressione fiscale reale sfiora il 50% per chi rispetta le regole, dove l’erosione del valore attraverso l’inflazione ha effetti retroattivi su stipendi e pensioni, e dove la giustizia civile impiega ancora anni per definire una causa, la protezione patrimoniale non può più essere vista come una misura di prudenza, ma come una necessità strutturale. Il problema è che, proprio quando tutto si complica, la risposta del mercato si semplifica: soluzioni preconfezionate, pacchetti standard, consulenze spot“. Oggi, invece, servono mappe, architetti, strumenti chirurgici?
“Sì. Ed è in questo scenario che alcune realtà come la nostra stanno emergendo con una proposta radicalmente diversa: professionisti che si pongono non come consulenti generici, ma come ingegneri del patrimonio, capaci di disegnare strutture su misura per mettere al riparo ciò che conta davvero. Si comincia dalla ricognizione: cosa è vulnerabile? Dove? Perché? Poi si lavora sull’assetto societario, si costruisce una holding, si isola il rischio operativo, si individuano strumenti fiduciari per blindare il futuro, si mette mano al testamento. Ma questa architettura ha bisogno di coerenza e continuità, non di trovate estemporanee. Chi ha aziende familiari, per esempio, sa che il passaggio generazionale è più pericoloso di un contenzioso: servono strategie precise, non buoni propositi. E chi ha già strutture all’estero o operazioni con banche internazionali, sa quanto la trasparenza e la conformità siano diventati elementi chiave, da maneggiare con competenza e non con approssimazione“.
Da tutto questo capiamo come, proteggere, oggi, significa agire prima che i problemi si presentino, e agire con chi ha già visto ciò che può succedere. Ma la vera domanda, a questo punto, è: come si riconosce davvero una consulenza su misura da una scorciatoia pericolosa?
Strategie concrete per tutelare ciò che conta

La protezione patrimoniale non è una scatola chiusa in cui riporre la ricchezza e sperare che nulla accada. È un sistema dinamico, costruito con precisione chirurgica, in grado di adattarsi a contesti mutevoli e di neutralizzare rischi prima ancora che si manifestino. Per questo, chi oggi affronta la complessità di un’eredità da preservare o un’impresa da trasmettere, non può accontentarsi di strumenti generici. Serve un approccio sartoriale, in cui ogni misura – fiscale, giuridica, bancaria – sia calibrata sulla situazione reale del cliente. Un esempio concreto?
Marco Scardeoni, Dottore Commercialista & International Tax Advisor, stretto collaboratore di Pescara alla Daniele Pescara Consultancy, ce ne fa uno mirato. “La costituzione di una holding, pensata non solo come contenitore societario, ma come strumento di governance, tutela e ottimizzazione fiscale. Attraverso il regime di Participation Exemption (PEX), il 95% dei dividendi distribuiti può essere escluso dalla base imponibile, con un’aliquota effettiva sull’utile complessivo dell’1,2%. Non è un escamotage, è un meccanismo previsto dalla normativa italiana, che solo chi conosce davvero le leve del sistema può attivare con precisione. Lo stesso vale per i trust: strumenti delicati, spesso fraintesi, ma potentissimi se ben progettati. Permettono di segregare beni da potenziali aggressioni future, di pianificare successioni complesse o tutelare figli minori o soggetti fragili, mantenendo un controllo attivo senza esporsi al rischio diretto“.
Daniele Pescara continua: “E poi ci sono le polizze di private insurance, i fondi patrimoniali, i patti di famiglia, i veicoli internazionali: non serve usarli tutti, serve saper scegliere quali e quando, in base al contesto giuridico e familiare. Perché ogni patrimonio è un racconto a sé, e ogni soluzione efficace è il risultato di una strategia composita, che tiene insieme conformità, visione e competenza tecnica. Eppure, in Italia, il ricorso a queste soluzioni resta basso, più per scarsa fiducia che per mancanza di strumenti. È qui che emerge la differenza tra una consulenza statica e una realtà strutturata, multidisciplinare, che segue il cliente passo dopo passo e non si limita alla firma sul contratto“.
Ok, Andiamo oltre, parlando di sfide, rischi, che poi è proprio il focus su cui vogliamo puntare in questo approfondimento per capire anche quali strumenti validi abbiamo per salvarci dalle sabbie mobili di un sistema, quello italiano, fin troppo viscoso. Quindi chiediamoci, e chiediamo: quali sono le minacce concrete più sottovalutate che oggi mettono a rischio anche i patrimoni meglio gestiti?
Il valore di un riferimento stabile
Quando tutto cambia – le regole fiscali, le condizioni di mercato, la composizione familiare, perfino la geografia dei rischi – ciò che conta davvero è avere accanto chi non cambia al primo colpo di vento. Proteggere un patrimonio, oggi, significa scegliere alleati più che strumenti, questo sembra emergere dal confronto con Pescara e Scardeoni. La differenza non la fa solo il tipo di veicolo usato – holding, trust, polizze, strutture estere – ma l’intelligenza con cui questi strumenti vengono armonizzati in una strategia coerente, lungimirante e perfettamente legale. Ed è qui che emerge il ruolo decisivo di una consulenza strutturata, capace di integrare competenze legali, fiscali, bancarie e gestionali in un sistema unico, chiaro e personalizzato. Realtà come la Daniele Pescara Consultancy non offrono soluzioni preconfezionate, ma un metodo preciso, testato sul campo e costantemente aggiornato alle più recenti normative italiane ed estere. Apprendiamo di più direttamente da Pescara:
“Dalla costituzione di holding patrimoniali in giurisdizioni favorevoli all’utilizzo intelligente di trust e strumenti assicurativi, passando per la pianificazione successoria e la gestione dei flussi finanziari in ottica intergenerazionale, il nostro lavoro è quello di costruire, insieme al cliente, una barriera protettiva solida e proattiva, pensata per durare. Non è questione di eludere, ma di prevedere. Non di blindare, ma di trasmettere valore. È un lavoro che richiede visione, etica e una profonda conoscenza della materia. E, soprattutto, richiede fiducia: perché affidarsi a un team che vive la consulenza come una missione – e non come una transazione – può fare la differenza tra una protezione apparente e una sicurezza reale“.

La ricchezza, in fondo, non è fatta solo di cifre: è fatta di storie, di scelte, di eredità da onorare. E in un contesto dove il contenzioso tributario ha registrato una crescita significativa del 31% nel 2024 rispetto all’anno precedente, o dove i fallimenti d’impresa sono aumentati del 17,2%, la proattività non è più un’opzione, ma un imperativo. La protezione patrimoniale non si esaurisce nella mera conformità alle leggi, ma si traduce nella capacità di anticipare le dinamiche che possono minare anni, se non generazioni, di lavoro.
Questo approccio strategico, che coniuga la profonda conoscenza del quadro normativo con una visione lungimirante dei rischi e delle opportunità, diventa l’unico faro affidabile nella tempesta di incertezze che caratterizza il nostro tempo. La vera domanda, a questo punto, non è più se proteggere il patrimonio, ma con quale competenza e visione strategica farlo. Per chi cerca una guida in questo percorso, l’analisi del settore suggerisce che la differenza la fa la profondità dell’expertise e l’integrità del metodo. Ringraziamo il Dott. Daniele Pescara e il Dott. Marco Scardeoni della Daniele Pescara Consultancy per il prezioso contributo e le illuminanti analisi. E per chiunque volesse approfondire ulteriormente, vi lasciamo il link alla pagina della Daniele Pescara Consultancy: