Vincenzo Oliverio
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Oliverio&Partners: le tecnologie future nell’Energy & Infrastructure nella finanza globale

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In un mondo in rapida trasformazione, dove la transizione energetica non è più solo una necessità ambientale ma anche un’opportunità strategica e finanziaria, emergono nuove rotte per chi sa leggerne in anticipo i segnali. È in questo scenario che si colloca Oliverio & Partners, una power boutique di respiro internazionale, con sedi operative tra Europa e Stati Uniti, specializzata nel costruire operazioni complesse nei settori Energy & Infrastructure, con un focus acuto su M&A e Capital Markets.

A guidarla è l’Avv. Vincenzo Oliverio, Global Head M&A e Capital Markets dello studio, la cui visione si è imposta come punto di riferimento per investitori istituzionali, fondi infrastrutturali e grandi player finanziari. In questa intervista, Oliverio ci accompagna tra le nuove tendenze del settore spiegando con chiarezza dove stanno andando i capitali, quali tecnologie saranno davvero “bankable” e perché la sostenibilità è ormai una condizione imprescindibile per accedere al capitale globale.

Avv. Vincenzo Oliverio, quali caratteristiche cercano oggi gli investitori istituzionali – fondi infrastrutturali, investment bank, family office e investment platform – per assicurare rendimenti competitivi ai propri sottoscrittori?

“La priorità resta la visibilità sui flussi di cassa. I player chiedono (i) schemi regolatori stabili almeno a 15 anni, (ii) optionality sui ricavi – per esempio un posizionamento ibrido tra merchant e contratti quasi regolati – e (iii) strutture di finanziamento che riducano la volatilità dei tassi attraverso soluzioni inflation‑linked o hedge dinamici. Inoltre, metriche ESG “investment‑grade” sono ormai condizioni di accesso al capitale, non più un semplice nice‑to‑have.”

Sul mercato europeo vediamo un’esplosione di progetti Battery Energy Storage System (BESS) stand‑alone. Perché interessa così tanto?

La rete europea, satura di rinnovabili non programmabili, ha bisogno di flessibilità immediata. Gli analisti prevedono quasi 120 GWh di capacità installata già nel 2029, circa sei volte rispetto al 2024. Il rendimento target oscilla intorno al 10‑12 % di IRR levered su 20 anni, con ulteriori margini nei Paesi che introducono capacity market dedicati, come la Spagna che punta a renderlo pienamente operativo a inizio 2026. In altre parole, il BESS stand‑alone non è più un “ancillary play” ma un vero asset core‑infra.”

L’idrogeno verde è sulla bocca di tutti ma pochi Final Investment Decision sono stati firmati. Quando diventerà davvero “bankable”?

Dal 2026 al 2028 vedremo il cambio di passo, grazie a due driver principali:

  1. Cost parity – Il costo livellato dell’H₂ verde in Europa scenderà sotto quello del “grey” grazie al calo dei prezzi dell’elettricità da rinnovabili e agli incentivi fiscali, raggiungendo la parità già nel 2026.
  2. De‑risking pubblico – Garanzie della BEI, meccanismo della European Hydrogen Bank e contratti per differenza a premio fisso ridurranno il risk spread di progetto di circa 150‑200 basis point.

In questo scenario, i grandi fondi infra potrebbero allocare il 5‑10 % del portafoglio in cluster elettrolizzatori con off‑taker industriali, puntando a rapporti di debito project‑finance intorno al 60‑65 %.”

E sul carbon capture and storage? Oggi sembra “early stage”.

Vero, ma il punto di svolta è vicino:

  • Domanda regolata – L’integrazione delle rimozioni di CO₂ nella nuova fase dell’ETS e i crediti “carbon removal” sottoscritti da consorzi privati stanno creando contratti forward decennali.
  • Scala industriale – Il mercato europeo CCS potrebbe passare da 2,6 miliardi USD nel 2025 a oltre 12 miliardi USD nel 2033, con un CAGR superiore al 20 %.
  • Hub logistici – Progetti multi‑utente nel Mare del Nord e nella penisola iberica, sostenuti da incentivi CAPEX e OPEX nazionali, permettono rapide curve di apprendimento.

Ci aspettiamo che i primi deal mid‑stream (trasporto CO₂) chiudano in project finance già nel 2027‑2028, mentre i sequestri “end‑of‑pipe” in impianti waste‑to‑energy diventeranno appetibili quando il prezzo ETS supererà i 120 €/t, atteso attorno al 2027.”

In sintesi, quali mosse consiglierebbe agli investitori che vogliono cavalcare il trend Energy & Infrastructure?

Tre pilastri:

  1. BESS oggi, scalare domani – Entrare ora in mercati con revenue stacking (mercato SBP/imbalance + capacity market) per ottenere un premium da first mover.
  2. Hydrogen readiness – Posizionarsi su piattaforme “electrolyzer‑ready” con PPA rinnovabili low‑cost, per beneficiare dei sussidi 2026‑2030.
  3. Opzione CCS – Acquisire diritti in hub logistici CO₂ e stipulare contratti a opzione con emettitori hard‑to‑abate; il carry cost è basso e l’upside regolatorio elevato.

Così gli investitori possono bilanciare rendimento e sostenibilità, mantenendo il portafoglio allineato alle traiettorie Net Zero 2050.”

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