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“L’abito fa il monaco… lo fa”. Oppure no?

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Arrivato a casa di tal Manuel Fantoni, un gruppo eterogeneo e improbabile di personaggi si ritrova di fronte al sedicente viveur, pensatore dalla filosofia spiccia, che dichiara solenne: “L’abito fa il monaco…lo fa!”

E’ quel “lo fa” finale che non lascia dubbi, né scampo. L’abito e il monaco sono un tutt’uno. Il monaco senza il suo abito potrebbe essere chiunque,a meno di passarci qualche ora e, scoprendone la saggezza, concludere: “hai mai pensato di darti alla vita monastica?”

Ci piaccia o no, anche la scienza assicura che l’abito fa il monaco. In un recente esperimento si è concluso che siamo più propensi a denunciare un furto se è commesso da una persona in abiti casual, o peggio se la persona è vestita in modo “povero”, piuttosto che prendersi la briga di mettere in mezzo un distinto signore in giacca e cravatta. L’eleganza nel vestire, concludiamo, è un buon investimento. E in questo periodo di prezzi al ribasso post lock-down, potrebbe valere la pena approfittarne! Pensa che persino il colore dell’abito che indossiamo influenza l’impressione che diamo! Un abito scuro fa ben più effetto di uno chiaro da pomeriggio.

Uno studio della British Psychological Society ha anche evidenziato che, al contrario di quanto ci si potrebbe aspettare, a essere considerata più intelligente e seria è una donna vestita con abiti più sexy rispetto alla stessa persona vestita in modo più succinto. Quello che scatta in noi, a livello cerebrale, è una migliore predisposizione quando siamo di fronte a qualcosa che consideriamo più bello e più “desiderabile”. Una ricerca dell’Università scozzese di St. Andrews, ha infatti rilevato che le persone attraenti sono generalmente considerate più intelligenti.

La stessa tesi è sostenuta da John Barg, psicologo sociale considerato uno dei principali esperti mondiali del pensiero inconscio, nel suo libro “A tua insaputa” in cui descrive con tanti esempi e citando una grande quantità di esperimenti, come molte delle decisioni che prendiamo continuamente, siano condizionate da fattori di cui non siamo minimamente consapevoli. Ad esempio, tenere un té caldo o un cappuccino in mano mentre si deve giudicare qualcuno, ce lo fa considerare molto più positivamente. Qualcosa da tenere a mente se siete all’università. Al prossimo esame procuratevi di portare una tazza di qualche liquido bollente al vostro esaminatore!

Abbiamo finora parlato di come valutiamo gli altri, o meglio l’abito che indossano gli altri. Ma cosa dire del nostro? Hai mai considerato la forte spinta emotiva e psicologica che il tuo stesso aspetto esteriore può avere su di te? Allo stesso modo di come ci sentiamo quando guardiamo gli altri, subiamo lo stesso effetto quando vediamo noi stessi più eleganti, più belli, più “caldi”. Così, ad esempio, i colori che mettiamo influenzano il nostro umore. Come il sorriso che facciamo che, anche se non siamo di buon umore, attiva gli stessi neurotrasmettitori, come se avessimo davvero qualcosa di cui essere felici! La morale è, quindi: se sorridi per finta, magari di fronte allo specchio, così da vederti ridere, ti sentirai realmente meglio. Ansie e paure diminuiranno all’istante.

La nostra specie si è evoluta così. Nei primi 7 secondi in cui guardiamo qualcosa la nostra percezione istintiva, immediata, subitanea e quasi sempre inconsapevole, cambia il rapporto che siamo disposti a stabilirci. Tanto tempo fa era questione di vita o di morte avvertire un predatore in tempo utile per correre ai ripari. Si chiama reazione “flight or fight”: fuggire o combattere. C’è anche una terza alternativa, spesso dimenticata nei manuali: mimetizzarsi. Alcuni animali fingono di “fare il morto”, altri si confondono con la vegetazione circostante, come i camaleonti, in ogni caso togliersi dalla vista, non farsi notare, rendersi inoffensivi è una risposta assolutamente efficace che adotta anche “l’animale uomo”. Vestirsi come gli altri, parlare come le persone del proprio gruppo, comportarsi in modo da rendersi simili, sono tutte strategie ben radicate nel nostro cervello, il quale tende ad adottarle continuamente.

Quindi, non possiamo non ricordare che esistono casi di “mimetismo sociale” che possono depistare dal dare un giudizio preciso e affidabile sulle persone. La buona notizia è che, grazie ad uno sguardo più consapevole, possiamo scansare i giudizi immediati e il velo che chiunque può portarsi addosso, per conoscere in modo meno superficiale e attento. “Ascoltare” l’altro, più che ascoltare noi stessi. Il consiglio semplice per te? Non generalizzare basandoti solo su quei turbolenti 7 secondi. Potresti scoprire cose interessanti, un “invisibile dietro al visibile” foriero di opportunità.

Fu chiesto ad un eremita che viveva nel deserto: “Chi è il monaco?”. Egli rispose riformulando la stessa domanda: “È colui che ogni giorno si domanda: Chi è il monaco?”

Ad informare lo stesso che basterebbe mettersi un abito adatto per risolvere il dilemma, faremmo gesto di grande scelleratezza.

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