Il Colosseo è la più bella vestigia del popolo romano. (Stendhal)

Il Colosseo: pianificazione e costruzione. Cap. 1

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Un disegno non è mai sufficiente per completare un edificio, può solo stabilire un intento. Nell’antichità, strutture in pietra a forma rettilina potevano anche essere erette con una pianificazione sommaria. Bastava un esperto capomastro e, per esempio una basilica,  poteva essere eretta, campata dopo campata, sino alla sua chiusura finale senza maggiori complicazioni. Bastava completare la prima ad opera d’arte ed andare avanti per imitazione con tutte le altre. 

Ma quando si ha a che fare con edifici dalla volumetria complessa, come bagni monumentali, o teatri e anfiteatri, disegni completi di piante e prospetti sono stati più che necessari; e data la relativa rapidità con cui molti di questi edifici sono stati costruiti, incluso il Colosseo, dobbiamo pensare anche a una accurata pianificazione per la preparazione delle cave, l’approvvigionamento dei materiali necessari, e il reclutamento della manodopera. E’ da questo che i romani dimostrano di essere dei grandi pianificatori e la quantità di capolavori architettonici che ha beneficiato non solo Roma, ma anche le sue province imperiali, ne sono testimonianza viva.

Quando parliamo del Colosseo ci riferiamo ad una struttura unica, con superfici mai parallele e scale, rampe, una parte interrata ed una fuori terra e così via; il disegnatore si trovava davanti a una grande, moumentale, sfida; e per questo doveva produrre una serie enorme di sezioni, non solo in verticale ma anche, soprattutto, in orizzontale; in aggiunta a dettagli costruttivi e specifiche su tempi e modi. Insomma si è dovuto destreggiare in una progettazione molto avanzata rispetto ai tempi e ai mezzi grafici di allora. In aggiunta, il processo creativo dell’architetto, o degli architetti, non solo era preso dalla visione estetica dell’edificio, ma anche dalla necessaria soluzione dei suoi molteplici problemi costruttivi. Insomma un compito alquanto impegnativo.

Ma piante, prospetti e sezioni, sono solo il completamento del processo creativo; essi non sarebbero possibili senza una prima fase di elaborazione e comunicazione di idee. Per questa prima fase occorre un altro mezzo per rendere possibile la visione dell’edificio nel suo insieme, per orientare l’architetto e convincere il cliente. Vitruvio usa il termine “Scaenographia”, come un mezzo per rendere l’edificio nella sua apparenza ottica; e una approssimazione di questa tecnica si trova in molte pareti pompeiane. Anche se i principi della prospettiva non erano ancora conosciuti, i romani riuscivano a rendere l’idea dello spazio attraverso l’infilata di colonnati, l’insieme di porte e finestre e l’impressione di verticalità.

Ma il mezzo più realistico per trasmettere l’idea dell’architetto deve essere stato il modello in scala. Il semi educato artigiano, abituato a vedere le cose in modo tridimensionale, doveva capire meglio un modello tridimensionale che disegni bidimensionali o schemi diagrammatici. Un esempio per tutti è il modello in legno della Cappella Medici, realizzato da Michelangelo. Per quanto riguarda il Colosseo è possibile che l’architetto si sia servito di un modello, probabilmente parziale, ma la deperibilità del legno o della creta, non ce l’hanno tramandato. 

Nell’antichità tutto era sperimentale e, giocando col compasso, si potevano correlare linee e curve, con tangenti ed intersezioni, e ottenere nuove forme. E’ il caso della villa Adriana a Tivoli, in cui dopo aver tracciato le forme su carta, con compassi e righe, nel cantiere queste sono state riprodotte con larghe versioni degli stessi strumenti. Questi procedimenti geometrici modulari hanno permesso agli architetti di impostare edifici con poche misure; per esempio, è stato suggerito che l’intero blocco dei Bagni di Caracalla sia stato impostato geometricamente con poche misure basate su un modulo di 100 piedi.

Parlando dell’architettura romana, quanto detto sinora, si completa con il riportare la rivoluzione tecnologica rappresentata dal cemento. Un conglomerato a presa rapida, buono a essere modellato, quanto a mettere insieme; esso richiedeva efficienza e velocità di esecuzione, e col suo inerente carattere ha ispirato una nuova complessità e un salto di qualità nel disegno architettonico.

Con le dovute proporzioni, questo salto di qualità nell’architettura romana, lo si può paragonare a quanto oggi il disegno computerizzato tridimensionale e nuovi materiali assolutamente innovativi, abbiano rivoluzionato l’architettura moderna.      

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Follotitta vive tra New York e Miami, è architetto e appassionato di storia, architettura e politica. Una visione a 360° sul clima made in USA vista dagli occhi di un professionista "italiano in trasferta".

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