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Dubai come le Hawaii: visto per gli smartworkers a tasse zero

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Dubai si aggiunge alla lista dei paesi del mondo che offrono vantaggi per trasferirsi lì per qualche tempo. In un articolo del nostro editore Gabriele Nobile abbiamo già parlato di come le Hawaii si siano attivate per accogliere smartworkers motivati dalla voglia di portare nuova linfa nella comunità locale. Ora è la volta degli Emirati. La cosa sta diventando interessante, tanto che la provocazione del nostro Nobile, quella di fare la stessa cosa in Italia, soprattutto in alcuni centri più intriganti, potrebbe in un prossimo futuro superare la soglia del possibile.

Covid: no grazie

Il covid-19 ha sicuramente cambiato il mondo, ma la rivoluzione dello smart working potrebbe trasformarlo ancora di più nei prossimi anni. Appresso al mondo, potrebbe cogliere il messaggio anche il Belpaese. Il fenomeno non è mai stato così netto e repentino: le grandi città si svuotano, perfino a Manhattan gli affitti sono in lieve calo dopo decenni di vertigini, e i dipendenti le cui aziende hanno deciso per il lavoro in remoto a tempo indeterminato tornano nelle città di origine. Ne abbiamo discusso con un vero esperto del settore, Simone Terreni, in questa serie di articoli.

L’odierna metropoli di Dubai è conosciuta come una città futuristica, patria del lusso più estremo. Tuttavia, fino ai primi anni del ‘900, si presentava come non più di un piccolo villaggio in mezzo al deserto. Situata sul litorale del Golfo Persico, l’attività locale a quei tempi era la pesca. Quali fattori hanno trasformato Dubai nel cuore commerciale, finanziario, culturale e turistico di tutto il Medio Oriente? Forse la capacità di cogliere i cambiamenti, di sapersi immaginare al centro di un mondo in divenire, costruendo ex novo il futuro letteralmente dal nulla. Oggi Dubai si propone come motore dell’avanguardia tecnologica e del business. Da poco si è conclusa una kermesse globale sul 5G, ad esempio. Parlando di futuro e di opportunità di lavoro a Dubai, all’Expo 2020 erano attesi più di 25 milioni di visitatori.

Trasferirsi a Dubai per lavoro

“Il 90% della popolazione dell’Emirato è expat, ormai lo sappiamo bene. Una delle naturali conseguenze è la moltitudine di International School, università e college sul territorio. La professione d’insegnante  è quindi un’opportunità di lavoro a Dubai molto concreta. Il British Council offre training specifici per i candidati stranieri interessati a trasferirsi”, si legge su outstandinglife.com.

“Il motivo per cui in poco più di 50 anni Dubai è riuscita a trasformarsi in modo così efficace è stata l’introduzione di quella che viene chiamata free-zone (zona franca). Si tratta di un vero e proprio mini paradiso fiscale, voluto dal governo degli Emirati Arabi, creato per permettere agli imprenditori stranieri di investire i loro capitali senza limiti di sorta”, spiega Starting Finance.

Aerial view of Dubai city from the top of a tower.

Non per niente, tra le mete preferite dagli italiani che decidono di cambiare vita e paese ci sono proprio gli Emirati Arabi. grazie alle opportunità che offre. Questa iniziativa è uno stimolo in più quindi. Diversi paesi hanno i loro buoni motivi per proporre agevolazioni ai lavoratori “nomadi” di tutto il mondo a patto che si trasferiscano per più o meno lunghi periodi. Come è il caso di Dubai che si è appena aggiunto alla lista, offrendo ai lavoratori la possibilità di rimanere sul posto ricevendo gli stessi vantaggi precedentemente concessi solo ai residenti.

Dubai: una meta ambiziosa

Nuovi programmi particolarmente agevolati consentono alle persone e alle loro famiglie di vivere nell’emirato, anche se lavorano per aziende con sede all’estero”. A confermarcelo è Daniele Pescara, CEO di Falcon Advise, la più grande società di consulenza per PMI italiane che vogliono aprire una società sul posto.

Meta ambiziosa? I requisiti lo sono altrettanto. Gli smartworkers che vogliono iniziare questa avventura devono fare domanda per ricevere il nuovo visto e devono dichiarare guadagni per almeno 5.000 dollari al mese. Uno dei vantaggi è che Dubai non prevede imposte sul reddito alle persone fisiche.

Helal Almarri, direttore generale del Dubai Tourism ha recentemente dichiarato “La pandemia globale ha cambiato il modo in cui viviamo e lavoriamo. Le persone danno la priorità alla salute, al benessere e all’equilibrio tra lavoro e vita privata. Dubai si trova in una posizione unica per offrire uno stile di vita sicuro e dinamico a questi lavoratori digitali e alle loro famiglie mentre lavorano da remoto, che sia per un paio di mesi o per un intero anno“.

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