di Ileana Barone –
I dati diffusi ieri dall’Istat riguardanti l’occupazione in Italia nel 2020 mostrano l’impatto che l’emergenza sanitaria ha avuto: ben 426mila posti sono stati persi da febbraio 2020.
Quattro i dati che più di tutti mostrano la situazione attuale e come le misure emergenziali varate dal Governo abbiano avuto una parziale efficacia.
Primo dato: da febbraio 2020, data di inizio dell’emergenza sanitaria, a dicembre 2020, l’occupazione è calata di ben 426mila posti. Questo nonostante fosse in vigore il blocco dei licenziamenti da metà marzo 2020 e Cassa Integrazione Covid19 estesa essenzialmente a tutti.
A soffrire di più di questa situazione sono state le fasce d’età 25-49 anni, le donne, i contratti a tempo determinato e i lavoratori autonomi.
Donne e giovani
Il secondo dato riguarda il mese di dicembre 2020. Solo in questo mese sono andati persi 101mila posti, principalmente donne con un -99mila unità, ma anche giovani e under 50.
Il tasso di occupazione giovanile ha sfiorato il 30% e nell’area dell’euro siamo al 29,7% ovvero agli ultimi posti. Da dicembre 2019 a dicembre 2020 l’occupazione è scesa di 444mila unità, di cui 312mila sono donne.
A dicembre il tasso generale di disoccupazione è risalito al 9% (anche in questo caso siamo in fondo alle classifiche internazionali) portando l’inattività ad aumentare nuovamente.
In un mese infatti +42mila unità, mentre sull’anno +482mila. È da notare come tra questi numeri ci siano moltissimi soggetti scoraggiati dalla situazione attuale.
Lavoro autonomo e contratti temporanei
Il terzo dato ci mostra come le misure emergenziali messe in atto dal Governo abbiano salvaguardato solo l’occupazione alle dipendenze, che però ha già le sue tutele, senza produrre effetti sui precari e le partite Iva, che rappresentano l’ampia fascia “marginale” del mercato del lavoro.
Se guardiamo i numeri dell’Istat notiamo infatti che loro hanno subito maggiormente la crisi: in un anno 393mila occupati a tempo in meno e -290mila dipendenti.
Fascia 25 – 49 anni
Il quarto e ultimo dato Istat sottolinea come uscire da questa crisi non sarà facile né veloce. La fascia d’età centrale del mercato del lavoro, ovvero quella compresa tra i 25 e i 49 anni è praticamente ferma.
Non solo non riesce a trovare lavoro – in un anno tutti e due i segmenti hanno perso quasi 500mila occupati – ma neanche più lo cerca, visto il boom degli inattivi.
Solo la fascia degli over50 sembra resistere ma grazie alle normative pensionistiche che fanno ritardare l’uscita dal mondo del lavoro.