Il vaccino per le aziende si chiama “capacità di adattamento”

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Il digital marketing è stato una mano santa per startup, PMI e grandi Corporate che, grazie alla loro capacità di resilienza, o meglio di antifragilità, sono riuscite ad affrontare la crisi #Covid-19 e, alcune di loro, le più agili o pronte, addirittura ad aumentare il fatturato.

E-commerce, social media, app, consulenze online, delivery, pagamenti e servizi digitali. Chi più ne ha più ne metta. Della serie: dimmi che azienda hai e ti dirò che Digital adottare. Durante il lockdown questi servizi, un tempo considerati un vezzo per i più, oggi sono lo standard senza i quali non si può più accedere al presente. Servizi che sono stati l’unico modo per andare avanti e anche ora, nella lunga fase di convivenza con il virus, continuano a essere fondamentali per le aziende.

Mesi di isolamento

I mesi di isolamento dovuti all’emergenza Coronavirus hanno portato molte aziende italiane ad accelerare un cambiamento dettato prima dalla paura del fallimento, poi della consapevolezza che quella trasformazione si stesse trasformando in un passaggio benefico. Startup e PMI hanno allora sfruttato tutte le possibilità offerte dal digitale non solo per riuscire a sopravvivere, ma per diventare competitive, snelle, migliori.

Alcune si sono affidate al web marketing altre hanno affidato il loro business al digitale per implementarne una nuova e più efficace strategia di crescita. Il risultato? Molte di queste hanno vinto la battaglia con un aumento del loro fatturato.

Chi ha fatto cosa

Tra queste aziende c’è, ad esempio, la romana Bitmetrica, web agency diretta da Angelo Laudati, CEO e Founder, docente di Digital marketing presso la Sapienza di Roma, LUISS, Roma Tre, formatore presso BeDigital Academy e autore dei libri: “La Pubblicità con Google e Bing” e “Da Zero a Digital”. “Ci sono aziende che con il covid hanno chiuso e ci sono aziende che hanno aumentato il fatturato. Noi abbiamo fatto +20% sul fatturato 2019” ha dichiarato Angelo Laudati.

L’esempio Bitmetrica

Perfetto esempio di azienda antifragile, Bitmetrica durante il 2020 è riuscita a incrementare il suo fatturato del 20% grazie alla vendita di servizi digitali. Non solo, è anche riuscita a portare gli stessi risultati alla maggior parte dei suoi clienti.

“Ti aiutiamo a creare la presenza online per il tuo business ed ottimizziamo tutte le attività che possono portarti un ritorno economico. Mettiamo a disposizione la nostra conoscenza per migliorare la user experience e generare più traffico qualificato al tuo sito web, aumentando le vendite online.” Questo è quanto promette l’azienda sul sito ufficiale.

“Il digitale è un settore sempre più in crescita anche nel nostro paese. L’Italia infatti ha visto negli ultimi mesi una crescita esponenziale, si tratta di un mercato in continua ascesa con una previsione di aumento per il prossimo anno che arriverà a toccare fino a fare un + 30%” sostiene Angelo Laudati.

Persone, non bit

Anche il marketing digitale si rivolge comunque alle persone in carne e ossa. E se le persone sospendono tutte le loro normali attività da consumatori, allora anche il digital marketing deve cambiare e adattarsi ai tempi. Allo stesso modo delle aziende di qualsiasi genere. Questo significa andare oltre i vecchi servizi e integrarne di nuovi. E poi fondere il tutto in un nuovo mix ad alta efficacia.

Il 2020 ha scoperto che lo smart working funziona ed è una valida alternativa (per alcuni settori, s’intende) alla chiusura forzata. Il 2021 sta scoprendo che l’approccio smart non è solo un’alternativa, ma è “la strada”. Si tratta di spostare il paradigma su nuovi livelli. Scoprire ed accettare il cambiamento e che questo porterà a una società diversa, con nuovi ritmi, con nuove possibilità, con nuove richieste. Solamente chi sa coglierle, ed ecco l’antifragilità, si porterà ai primi posti della lista.

Secondo quanto emerge dalla nostra survey l’imperativo numero uno, ancora più evidente dopo il Covid-19, è la digitalizzazione dei servizi e dei canali di comunicazione. Una comunicazione human centric si va invece affermando per interagire con consumatori più attenti, orientanti a scelte di lungo periodo e alla ricerca di brand trasparenti e sostenibili”, ha dichiarato Andrea Laurenza, Head of Deloitte Digital North & South Europe, che ha condotto una specifica e approfondita ricerca su come il Covid-19 influenzerà il mondo del marketing.

Non stupisce allora che un’azienda come Digital360 sia fra le migliori compagnie quotate in Borsa tenendo conto dell’andamento del titolo negli ultimi 12 mesi, a quanto si evince dalle classifiche elaborate da Milano Finanza e da Market Insight. 

Non dimentichiamoci anche un altro dato fondamentale, che ha a che fare con il welfare aziendale. SI tratta di unire le due dimensioni, digitale e umana. La persona, dicono i numeri e suggeriscono le statistiche, deve rimanere al centro del sistema lavoro. Diventare smart significa bilanciare il nuovo per metterlo al servizio del miglioramento della vita di utenti e di dipendenti. Open Fiber, ad esempio, è stata certificata come la società migliore in cui lavorare, sulla base di una survey effettuata fra i dipendenti. L’attestato viene rilasciato ad aziende che si contraddistinguono per gli ambienti di lavoro eccellenti, la qualità dei rapporti che in essi si sviluppano e l’attuazione di best practice basate sulla centralità della persona.

Un danno da 641 miliardi

L’impatto del coronavirus sull’Italia del lavoro, delle piccole aziende come anche delle società quotate in borsa è stato impietoso, e potrebbe esserlo ancora di più. Si tratta per lo più di aziende che non hanno saputo o potuto adeguarsi al cambiamento indotto dalla pandemia e che ancora faticano a trovare le risposte.

Gli ultimi dati Istat parlano di 73mila imprese chiuse, circa il 7,2% del totale. Previsioni cupe per i primi tre mesi del 2021. Effettivamente non tutte le realtà lavorative possono attuare la trasformazione richiesta. Si pensi all’alberghiero, che non può ricorrere a soluzioni digitali. Si pensi ai trasporti aerei, all’automotive. Ma poi balzano a evidenza i risultati della Ferrari, e ci si domanda se qualcosa non si possa fare anche in questi ambiti. Fatto sta che palestre, attività sportive, discoteche presentano la più alta incidenza di chiusura, seguite da una quota significativa nel settore della ristorazione (circa 30 mila imprese di cui 5 mila non prevedono di riprendere) e in quello del commercio al dettaglio (7 mila imprese). Il 28,3% degli esercizi al dettaglio chiusi non prevede di riaprire rispetto all’11,3% delle strutture ricettive, al 14,6% delle attività sportive e di intrattenimento e al 17,3% delle imprese di servizi di ristorazione non operative.

E quindi?

“Le regole sono molto semplici” avverte Il Sole 24 Ore. “Servono intuito, visione di mercato, misurazione dei rischi in relazione alle opportunità, prudenza ed intraprendenza. Non è solo innovazione, è capacità di adattamento, che fa davvero la differenza in un momento di crisi. Oggi i servicer devono presentarsi al mercato in modo diverso, con paradigmi nuovi e soluzioni adeguate al momento.

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