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L’Irlanda rigenera gli edifici rurali per promuovere il lavoro a distanza

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Un interessante articolo di Franc Arleo su Geolander.it. “L’obiettivo è quello di favorire lo #smartworking fuori dalle città”, sottolinea Arleo.

“Mentre ci riprendiamo dall’impatto della pandemia, esiste ora un’opportunità senza precedenti per realizzare gli obiettivi di raggiungimento di uno sviluppo regionale e rurale equilibrato”, ha detto il ministro per lo Sviluppo Rurale e Comunitario Heather Humphreys.

Aggiunge il ministro che: ” Il passaggio al lavoro da remoto ha il potenziale per trasformare l’Irlanda rurale. Contribuirà a sostenere ed aumentare la popolazione delle zone rurali, nonchè a rivitalizzare i centri urbani”.

Il Governo irlandese ha annunciato che dal 2020 i dirigenti del settore pubblico avrebbero dovuto garantire che almeno il 20% del proprio personale lavorasse da casa, e che, inoltre, tali percentuali, con la revoca completa delle restrizioni COVID-2019, dovranno essere incrementate almeno fino al 2025.

Per il Governo il cambiamento delle modalità di lavoro, innescato dalla pandemia, rappresenta un potenziale “punto di svolta” per paesi, borghi e villaggi rurali.”

Ecco come si muoverà l’Irlanda, nei prossimi cinque anni, nella rigenerazione degli edifici abbandonati e dei pub rurali per gli smart workers.

L’Irlanda va dritta al cuore delle opportunità e avvia un piano quinquennale di rigenerazione territoriale urbana e rurale. L’obiettivo è quello di favorire lo smart working fuori dalle città. 

Mentre ci riprendiamo dall’impatto della pandemia, esiste ora un’opportunità senza precedenti per realizzare gli obiettivi di raggiungimento di uno sviluppo regionale e rurale equilibrato, ha detto il ministro per lo Sviluppo Rurale e Comunitario Heather Humphreys. 

Aggiunge il ministro che: ” Il passaggio al lavoro da remoto ha il potenziale per trasformare l’Irlanda rurale. Contribuirà a sostenere ed aumentare la popolazione delle zone rurali, nonchè a rivitalizzare i centri urbani”. 

Irlanda, 465 nuove case popolari a consumo quasi zero — idealista/news

Sul piano pratico l’Irlanda è partita con la creazione di 400 spazi rurali di lavoro a distanza, come obiettivo di una politica di sviluppo rurale quinquennale, convertendo edifici vuoti e guardando al potenziale utilizzo dei pub come spazi di lavoro.

L’iniziativa spingerà sempre più aziende e persone a lavorare a distanza, aumentando la popolazione dell’Irlanda nelle aree rurali più spopolate.      

Per il Governo il cambiamento delle modalità di lavoro, innescato dalla pandemia,  rappresenta un potenziale “punto di svolta” per paesi, borghi e villaggi rurali.  Le autorità locali irlandesi riceveranno finanziamenti diretti per le attività, i ministri di governo si sono impegnati a valutare incentivi fiscali e sovvenzioni che possano essere erogate direttamente alle imprese ed ai dipendenti per incoraggiare il lavoro da remoto nelle aree rurali.

Il piano include un progetto pilota per supportare l’uso dei pub rurali come spazi comunitari e hub per i servizi locali. Per tale iniziativa, la ministra Humphreys è stata più volte citata dall’emittente nazionale RTE. 

Più vita meno città

Secondo uno studio commissionato da Citrix alla società di ricerche OnePoll il 53% dei lavoratori accetterebbe (o ha già accettato) una diminuzione di stipendio in cambio della possibilità di operare in una location alternativa alla propria abitazione cittadina.

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Ma è pur vero che il modello che si sta tentando di seguire è un altro in Irlanda e anche l’Italia sembra volerne emulare il modello.

A seguito dell’emergenza Covid più di 700 mila dipendenti in Irlanda hanno lasciato i propri uffici per lavorare da casa, dove, però i costi si alzano tra bollette della luce, del gas e dell’acqua. Diminuiscono quelle per gli spostamenti ma, nonostante questo, il Governo irlandese ha allora deciso di riconoscere un particolare bonus per i lavoratori in smart working. Si tratta di un’agevolazione fiscale destinata ai cosiddetti “e-worker”, ovvero coloro che lavorano a casa a tempo pieno o part-time usando per la maggior parte della giornata lavorativa un computer o strumenti tech per lo sviluppo di idee, prodotti o servizi.

A seguito di apposito accordo formale con il proprio datore di lavoro, quindi, chi rientra in questa categoria può ottenere un rimborso sui costi sostenuti per la nuova organizzazione. Quindi, da una parte si opera per portare i nuovi e-worker verso aree rurali, donandogli nuova vita, non solo ai lavoratori ma alle aree non urbane che tornerebbero, in questo modo, a popolarsi. Il modello piace anche in Italia, dove l’idea sembra coinvolgere soprattutto i giovani e le sedi delle loro nuove iniziative.

Radici, cultura e lavoro

La ricerca di Citrix riporta che ben il 57%, degli intervistati afferma di essere disposto a trasferirsi dalla città a un’area rurale se potesse continuare a svolgere il proprio lavoro in modo flessibile e da remoto e quella, che sale addirittura al 76%, di coloro che, lasciando l’abitazione principale, pensano di poter continuare a svolgere la propria professione ovunque

Farmer in rice field with smartphone Free Photo

Chi nelle seconde case di campagna, al mare o in montagna; chi in alloggi ricavati in agriturismi o ville destinate solitamente alle vacanze e ancora chi ha scelto la tranquillità di piccoli borghi che stanno cercando nello smart working, dalla Lunigiana a Montepulciano per arrivare al progetto smart village di Santa Flora, piccolo centro alle pendici del Monte Amiata. Borgo Office, ne abbiamo parlato su queste pagine, o EveryWhere TEW, sono start-up pensate proprio per sviluppare uffici in aree rurali. Una soluzione per rinnovare borghi e paesi e per tornare a vivere il lavoro a misura d’uomo, rimanendo a vivere immersi nelle proprie tradizioni, nutrendo le proprie radici,

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