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Chiara Valerio: il ruolo delle scienze, oggi

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Chiara Valerio: “C’è bisogno di una riforma che mostri che la matematica, la fisica e la chimica sono ‘umane'”.

Continua la scrittrice e matematica all’HuffPost: “Concentrarsi sulle relazioni tra le competenze, e non solo sulle competenze”. Nasce così una gustosa intervista, di cui riportiamo qualche passaggio, ricca di spunti di riflessione intorno al ruolo che le scienze dovrebbero avere oggi e come usarle al meglio come strumento di cambiamento e miglioramento.

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“Raccontare la storia delle scienze, delle loro imprese, delle loro donne e dei loro uomini – si legge sull’HuffPost – Da qui si potrebbe partire per far riscoprire l’amore verso lo studio delle discipline scientifiche, di cui spesso si narra la disaffezione da parte degli studenti. Soprattutto in Italia. E riformare la scuola, andando oltre i vecchi retaggi, per mostrare ai ragazzi quanto la matematica, la fisica e la chimica siano “umane” e figlie dei loro tempi. A parlarne all’HuffPost è Chiara Valerio, scrittrice e matematica, autrice di La matematica è politica (Einaudi).”

Ed ecco alcuni passi dell’intervista.

Trova che in Italia lo studio delle discipline scientifiche sia poco incentivato?
La comprensione ha una piccola percentuale di illuminazione e una grande percentuale di prassi e intenzione.

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Credo che sottolineare l’importanza dello studio sia importante, altrimenti in un attimo ci si sente vasi da riempire con poca o molta acqua.

Per le ragazze è ancora più difficile, perché le grandi scienziate vengono poco e quasi mai raccontate. Non avrei voluto diventare Batman o Lady Oscar se non me li avessero raccontati, per esempio.”

Iniziamo così una riflessione attenta, soprattutto utile in un periodo come questo, segnato da Covid-19, dove le scienze, le ipotesi, la ricerca, hanno rappresentato e rappresentano ancora, un fondamentale della nostra società e, per dirla tutta, perfino della nostra sopravvivenza. La scienza deve essere presente nel dibattito, i cittadini e i portatori dei diversi interessi si devono affacciare, devono apprendere, comprendere le differenze, le possibilità, e prendere la parola, rendendosi responsabili e coinvolti. L’occasione va colta al volo per aprire ancora di più la scienza al dialogo con la società, sulle domande di ricerca, sulla genesi e l’uso delle ipotesi. Continua l’intervista a Chiara Valerio:

Ci sono delle ragioni storiche che determinano questa carenza?
Come ho scritto altrove (“ho poche idee, ma in compenso fisse”, diceva De Andrè e io mi accodo) si potrebbe far risalire la poca affezione allo studio delle discipline STEM (Science, Technology, Engineering and Mathematics, ndr), come si chiamano oggi, allo scontro in due parti tra Croce e Gentile, da un lato, e Federigo Enriques, dall’altro. (…) Mentre Gentile e Croce tendevano a limitare la portata culturale della matematica e ad accorpare l’insegnamento di matematica e fisica, Enriques sosteneva la centralità delle scienze esatte per lo sviluppo tecnologico e più ampiamente culturale dell’Italia.

Chiara Valerio e Gustavo Zagrebelsky per LAC Edu – L'Osservatore

La riforma della scuola la firma Gentile, non Enriques. Ma questo è l’inizio.

Poi cosa accadde?

Si potrebbe anche parlare della riforma Falcucci, nel 1985, con il Piano Nazionale Informatica – io l’ho fatto, per esempio – nel quale erano previsti, tra le altre cose, lo studio e la pratica dei linguaggi di programmazione. E ancora la riforma Moratti, dove l’informatica era diventata una delle tre famose “I” (insieme a Inglese e Impresa) ed era poi stata ridotta al conseguimento dell’ECDL e, dunque, al pacchetto Office.

Da dove partire per provare a colmare questo vuoto? Anche considerando che, nel frattempo, il Recovery Plan ha stanziato fondi per incentivare lo studio delle discipline STEM nella futura “Scuola 4.0”.

Da una nuova riforma scolastica e da una riforma dei testi scolastici, che si concentrino sulle relazioni tra le competenze, e non solo sulle competenze, sulla risoluzione dei problemi e non si risolvano in un samsara di formule. (…) Una riforma che mostri come la matematica, la fisica e la chimica siano figlie dei loro tempi e non esistano in assoluto, nel vuoto, da sempre e per sempre. Ma siano “umane” come tutto il resto.

Lei è matematica di formazione e lavora nell’industria culturale: ha senso mantenere uno steccato tra materie scientifiche e quelle umanistiche e sociali? Oppure bisogna andare oltre?
Non ho mai creduto o pensato ci fossero steccati. (…) Ecco, l’intelligenza unisce, non separa, connette. Io mi fido delle e confido nelle connessioni e relazioni, anche di cose lontane. È anche più divertente, no?

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Scienza e conoscenza

Così, scrive Nico Pitrelli, insegnante di comunicazione della scienza alla Sissa di Trieste: “L’influenza della conoscenza scientifica nelle società contemporanee è ormai un luogo comune. La scienza è onnipresente. Elemento cruciale per la supremazia militare ed economica, fonte di alcuni tra i grandi dilemmi della nostra epoca, motore per lo sviluppo e la competizione capitalistica, straordinaria forza culturale, la scienza ha cambiato per sempre il nostro modo di produrre, di comprare, di spostarci, di comunicare. Ha contribuito a riorganizzare il lavoro, ridistribuire la violenza e la ricchezza, ridefinire l’ingiustizia e la demografia, ridisegnare le città e i mercati, plasmare le campagne e i mezzi di trasporto.”

Quindi ecco riconsiderato il ruolo che le scienze devono avere nelle nostre priorità, fin dai banchi scolastici. Qui dovremmo apprendere il loro utilizzo, come strumento di cambiamento ed evoluzione, di equilibrio sociale, non solo le formule alla base. Costruire una generazione di nuovi pensatori aperti a nuove ipotesi, visioni, fruttuosi dibattiti.

«La scienza è una delle massime conquiste della mente umana». Lo afferma John Gribbin nel suo libro L’avventura della scienza moderna.
Essa ci permette di conoscere il mondo in cui viviamo e di dare una spiegazione ragionevole, e di cambiarlo in base a cosa valutiamo, analizziamo, possa essere migliorabile.

«La scienza non è che la spiegazione di un miracolo che non riusciamo mai a spiegare e l’arte è un’interpretazione di quel miracolo», ha scritto Ray Bradbury. Scienza come strumento di creatività e di fatica umana, sempre così tesa a comprendere l’imponderabile. Una tensione che ci ha portato a compiere passi straordinari proprio per afferrarne i paradigmi: si pensi alla fisica quantistica e al cambiamento che sta portando nella tecnologia (stiamo per assistere all’avvento dei computer quantistici, estremamente più veloci e “intelligenti” degli attuali), oltre che nella comprensione della realtà che ci circonda e appartiene così intimamente.

Scienza oggi: il ruolo

I progressi della scienza hanno portato miglioramenti nella vita dell’uomo e un altro esempio molto attuale, è senz’altro la medicina. Senza il progresso in questo campo le aspettative di vita sarebbero ancora molto basse e un comune raffreddore potrebbe ancora ucciderci. Non parliamo di una pandemia! Oggi conosciamo il complesso meccanismo di ogni singolo organismo, ma fatichiamo ancora a comprendere la relazione tra l’organismo e il suo ambiente e, nell’organismo, la relazione olistica tra le parti. (La scienza olistica è un paradigma interpretativo che concepisce la realtà come il prodotto di una complessa e reciproca interazione fra le sue parti). Ancora affascinati da strascichi di positivismo. Perché padroneggiamo un processo conoscitivo partito dagli studi di medicina e anatomia degli scienziati dell’antichità che, come ha detto Chiara Valerio all’Huffpost:

“di questa capacità di analisi ci entusiasmiamo e raccontiamo solo la pars destruens: la capacità di separare (”è una lama” si dice a Roma di una persona molto intelligente), ma nel racconto di questa intelligenza manca la ricomposizione. Ecco, l’intelligenza unisce, non separa, connette. Io mi fido delle e confido nelle connessioni e relazioni, anche di cose lontane. È anche più divertente, no?”

Chiara Valerio: "C'è bisogno di una riforma che mostri che la matematica,  la fisica e la chimica sono 'umane'" | L'HuffPost

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