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Riforma della Pubblica Amministrazione: vincitori di concorsi in fuga

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E’ quanto mai necessario un nuovo modello organizzativo che metta al centro le persone. L’articolo pubblicato su Il Fatto Quotidiano di Marco Carlomagno, Segretario generale della FLP – Federazione Lavoratori Pubblici e Funzioni Pubbliche, ci racconta di carenze di personale nella PA, del dramma dei concorsi, di fuga dal lavoro pubblico, del modello organizzativo da riformare, di persone, engagement, smart working, lavoro agile. Anche la PA ha bisogno di innovazione.

L’articolo

“La marcia indietro sull’abrogazione del tetto agli stipendi dimostra la mancanza di chiarezza della politica sulla direzione da imprimere alla riorganizzazione della Pubblica amministrazione in attesa da anni di riforme necessarie. Il fenomeno dilagante dei giovani laureati vincitori di regolare concorso, che in questi giorni sono costretti a rinunciare alla presa in servizio, rappresenta un segnale preoccupante della crisi delle PA. In Italia manca un dipendente pubblico su tre, tra medici, infermieri, insegnanti e funzionari. Ed è evidente come i concorsi pubblici stiano fallendo nel risolvere il problema.

Retribuzioni troppo basse, mansioni inadeguate e non corrispondenti alle qualifiche, mancanza di possibilità di carriera e crescita professionale sono le ragioni principali che spingono i giovani a rifiutare queste posizioni, in favore magari di posti di lavoro più precari ma con migliori prospettive sul medio e lungo termine. Si finisce così per alimentare il circolo vizioso che porta alle gravi lacune di personale di cui risentono le PA. –


Questo è quanto emerge dall’articolo de Il fatto Quotidiano. Il mondo della pubblica amministrazione è in crisi. La carenza di personale nella PA, i concorsi per i migliori talenti e la fuga dal lavoro pubblico sono tutti sintomi di un malessere più ampio: l’incapacità di attrarre nuove persone nel settore e di trattenerne le migliori già in organico.

Ciò non sorprende, dato che il settore pubblico sta lottando da anni con il proprio modello organizzativo. Non si tratta solo di avere troppi manager, ma anche di avere troppe poche persone che possono essere gestite dai manager a tutti i livelli dell’organizzazione.

La soluzione? Smart working, lavoro agile e innovazione. Ma non solo. Ecco le soluzioni proposte da Marco Carlomagno:

– Qual è la ricetta per risolvere questi problemi che viziano il funzionamento delle PA e compromettono il benessere dei dipendenti pubblici? È quanto mai necessario un nuovo modello organizzativo che metta al centro le persone: trasparenza, meritocrazia e tutela dell’interesse pubblico, dialogo con il privato e valorizzazione delle competenze del personale. Deburocratizzazione e semplificazione normativa, ma anche superamento del verticalismo in favore di una nuova “logica dell’engagement” che coinvolga i dipendenti come parte attiva e creativa dell’organizzazione.

Non si possono continuare a seguire vecchie formule per nuovi problemi e non saranno principi arcaici a sciogliere i nodi della PA. La risposta decisa alla rimozione del tetto agli stipendi ha dato un segnale alla politica e, se non vogliamo essere spinti ai margini della scena mondiale, è necessario ascoltare le voci che chiedono da tempo un deciso cambio di rotta.” –

Conclusioni

Negli ultimi tempi il settore pubblico sta registrando un aumento della carenza di personale (ne parlavamo recentemente QUI). Inoltre, molti dipartimenti stanno affrontando problemi a vari livelli a causa di strutture organizzative obsolete, causando una perdita di produttività.

Questo ha portato molte persone a lasciare il settore pubblico per lavori più remunerativi in settori più stabili.

Dobbiamo cambiare il nostro modo di lavorare per affrontare questi problemi, concentrandoci su soluzioni di lavoro intelligenti come le strategie di lavoro agile, che possono aiutarci ad adattarci rapidamente e a reagire efficacemente ai cambiamenti nella domanda di servizi o alle nuove tecnologie in arrivo e che richiederanno un maggior numero di membri del personale con competenze diverse provenienti da altre discipline, come gli specialisti IT o gli ingegneri, eccetera, ma anche da aree basate su materie umanistiche, come le scienze sociali dell’educazione.

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