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Giorgia Meloni e l’essere una leader donna: più efficienti in tempi di crisi

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Una politica dura e astuta e una più moderata ed equilibrata, Giorgia Meloni ha presentato due facce, una durante la campagna elettorale e una immediatamente dopo. I suoi caratteristici toni spigolosi e ardenti si alternano a quelli tipici di un leader misurato e conservatore. La nuova Presidente del Consiglio restituisce in pieno l’immagine di una leader donna, almeno secondo quanto riporta un recente studio di Harvard…

Essere donne ed essere leader

Jack Zenger e Joseph Folkman forniscono su un articolo della Harvard Business Review le evidenze di una ricerca secondo la quale le donne risultano leader migliori nei periodi di crisi. E se questo non è un periodo di crisi allora cos’è? Usciamo da una pandemia con le sue chiusure, i suoi licenziamenti, le sue infinite stasi ed entriamo dentro un periodo di guerra che blocca le fonti di approvvigionamento di energia, minacciando ulteriori chiusure, ridimensionamenti, indebitamenti.

Ed allora, proprio ora, proprio perché la crisi è radicata, un leader donna può essere la carta migliore da giocarsi, almeno secondo due ricercatori di Harvard. Vediamo perché.

Rompere la parete di vetro

Quando si discute delle carriere delle donne leader, c’è un fenomeno denominato “parete di vetro” che descrive la barriera invisibile al progresso che le donne spesso affrontano quando sono in procinto di essere promosse ai livelli più alti di un’organizzazione. La “parete di vetro”, dicono gli autori della ricerca della blasonata università, fa da contraltare all’idea che quando un’organizzazione è in difficoltà, una donna è la leader giusta per salvarla. Quando alle donne viene finalmente data la possibilità di mettersi alla prova in una posizione di alto livello, spesso viene consegnato loro qualcosa che è già rotto e le possibilità di fallimento sono più alte.

E il regalo consegnato alla Presidente Meloni non è poi un gran regalo: sfide scoraggianti, condite da una recessione incombente, bollette in aumento e un fronte che si spezzetta a vista d’occhio da presentare unito, soprattutto su enormi decisioni come quella sulla guerra in Ucraina. E, nonostante questo, a quanto pare le donne si distinguono per efficienza proprio in momenti neri come può essere questo. Giorgia sarà all’altezza? I primi passi promettono bene, e anche i più critici sulla sua figura, spesso discussa in passato, ora sembra vogliano concederle un periodo di tragua.

In ogni caso, la domanda nasce spontanea: le donne sono effettivamente più qualificate per guidare team di lavoro durante una crisi? Potrebbe essere questo il motivo per cui vengono loro più facilmente affidate le redini quando i tempi sono duri?

Durante la crisi del Covid-19, abbiamo sentito parlare in modo aneddotico di donne leader che svolgono un lavoro migliore e oggi nuove ricerche lo confermano. Lo studio di Zenger e Folkman, in particolare, ha rilevato che i risultati relativi al Covid-19, compreso il numero di casi e decessi, erano sistematicamente migliori nei Paesi guidati da donne. Un altro studio, tanto per fare un diverso esempio, ha preso in esame i governatori negli Stati Uniti e allo stesso modo ha scoperto che gli Stati con leader donne avevano tassi di mortalità inferiori. Gli autori hanno così deciso di esaminare un database più globale a 360 gradi per vedere se ci siano reali continuità.

Chi è considerato più qualificato per guidare in una crisi?

L’ardente nazionalismo di Giorgia Meloni preoccupa un tantino Bruxelles. Un Paese come l’Italia, la terza economia più grande del blocco e uno dei suoi membri fondatori, affidato a una coalizione di destra capeggiata da una donna dal ben noto, appassionato temperamento? Potrebbe essere un disastro. Non è un segreto che la Presidente Meloni sia euroscettica fin nel profondo. Durante la campagna elettorale ha spesso parlato dell’Italia oppressa dai membri più grandi e ricchi dell’UE. E mentre si è tenuta alla larga dal chiedere all’Italia di lasciare del tutto l’euro o l’Unione Europea, è molto probabile che la sua conduzione sarà ferma e potrà far da traino per altri membri visti da Bruxelles come “problematici” – Ungheria e Polonia – in particolare quando si tratta ad esempio di temi legati all’immigrazione.

Eppure questo profilo più spigoloso potrebbe risultare un vantaggio al tavolo della politica estera. Un atteggiamento determinato, da una parte, bilanciato dall’altra da alcune skills comunicative tipicamente appartenenti al gentil sesso.

In un articolo qui su I’M, abbiamo scritto di come le donne possano essere davvero leader migliori grazie alla loro capacità di comprensione empatica. Daniel Goleman è il più conosciuto studioso di una di queste skills principali: l’intelligenza emotiva. Nel loro studio Jack Zenger e Joseph Folkman sostenevano a loro volta questa tesi, mentre esaminavano i numeri raccolti durante la prima fase della crisi legata al Covid-19, prendendo in esame oltre 60.000 leader (22.603 donne e 40.187 uomini), per vedere come queste valutazioni fossero cambiate nella fase successiva.

E così, Jack e Joseph hanno scoperto che le donne sono state valutate significativamente più positivamente degli uomini, ed ancora più significativo il dato emerso durante la crisi: valore t 2.926, Sig. 0.004. Il divario tra uomini e donne è ancora più grande di quanto ci si aspettasse, portando ad una chiara indicazione su quanto le donne tendano a ottenere risultati migliori in un momento di difficoltà.

Le donne sono state valutate più positivamente in 13 delle 19 competenze presenti nella valutazione. Gli uomini sono stati valutati più positivamente su una competenza in particolare – la competenza tecnica / professionale – anche se la differenza non era statisticamente significativa. Come dire: bene, anzi benissimo, avere una leader donna, che sappia avvalersi di uno staff di valorosi tecnici esperti ognuno nel proprio settore. Sembra il racconto dell’ardua selezione dei ministri da parte di Giorgia Meloni che, sebbene non abbia colto il favore di tutti (come avrebbe potuto?) ha mostrato anche in questo caso una chiara propoensione alla ricerca del “giusto mezzo”.

Perché le donne leader sono considerate più in gamba?

Giorgia Meloni prende il potere in un momento in cui l’economia italiana sta rallentando. Le previsioni di crescita sono state ridotte allo 0,6% per il prossimo anno, a causa dell’aumento dei costi energetici, rendendo più difficile la gestione del debito pubblico elevato pari al 145,4% del PIL. Meloni deve anche gestire l’aumento dell’inflazione e l’aumento dei tassi di interesse.

Per far fronte ad uno scenario da incubo come questo la Presidente avrà bisogno di un sostegno che vada oltre quello che attualmente è possibile prevedere. Come farà?
Forse la ricerca dei nostri ricercatori di Harvard può dirci qualcosa in proposito. Nello specifico Jack Zenger e Joseph Folkman hanno valutato il punteggio ottenuto nel coinvolgimento dei dipendenti da parte delle leader donne internamente a varie organizzazioni. Il livello di coinvolgimento di coloro che lavorano per leader uomini era leggermente inferiore alla media, ma i punteggi di coinvolgimento per i rapporti diretti delle leader donne erano significativamente più alti.

Per comprendere meglio cosa determina la differenza nei livelli di coinvolgimento, si sono esaminate le competenze classificate come più importanti durante il periodo di crisi. In particolare, gli intervistati attribuiscono maggiore importanza alle capacità interpersonali, come “ispirare e motivare”, “comunicare con assertività”, “collaborazione / lavoro di squadra” e “costruzione delle relazioni”, tutte cose su cui le donne sono state valutate meglio e tutte cose su cui la Meloni sembra avere già ottimi punteggi. L’analisi ha, nello specifico, riportato come le leader donna abbiano espresso maggiore consapevolezza sulle paure che le persone potrebbero provare, preoccupazione per il benessere e fiducia nei loro piani futuri e che tale consapevolezza sia arrivata come un elemento di vicinanza e di sostegno.

Un esempio banale forse, ma concreto, viene da un barista del quartiere Garbatella, a Roma, lo stesso in cui la neo Presidente è cresciuta. Alessandro Cesaroni, ha detto che lui e “La Meloni” hanno la stessa età (45), anche se non si sono mai conosciuti. Ha riso mentre confidava all’intervistatore che, anche se avevano preso strade molto diverse nella vita – “Io, sono un ragazzo del vicinato, mentre lei sta prendendo il posto più alto in politica!” – oggi è rimasto impressionato dal suo stile politico e confida che la sua vicina di casa si distinguerà ancora come ha sempre fatto. “Viene nelle piazze, in posti piccoli come questo. Sa parlare con i comuni lavoratori. Non predica come gli altri da un pulpito. Possiamo solo sperare che mantenga la sua promessa di rimettere in piedi l’Italia”.

Meloni, donna e leader. L’accoppiata è vincente?

Sulla base dei dati raccolti nella ricerca di Harvard, l’evidenza maggiore cade sulla capacità delle donne di apprendere nuove competenze, che enfatizzano lo sviluppo dei dipendenti anche quando i tempi sono difficili, che mostrano onestà e integrità, che sono più sensibili e comprendono meglio gli stati di stress, l’ansia e la frustrazione che le persone provano.

Mentre la crisi continua e si intensifica in molte latitudini nel pianeta, tutti i leader, indipendentemente dal sesso, dovrebbero sforzarsi di soddisfare tali esigenze. La Presidente Meloni ha, dal canto suo, promesso di tagliare le tasse per stimolare la crescita economica, anche se aumentare i livelli di deficit al di sopra degli obiettivi precedenti potrebbe creare seri problemi. Saper gestire questo tipo di equilibri è cosa che farà parte della gestione dei rapporti col suo staff. Dovrà essere guida per loro, dal polso fermo, ma anche vicina collega comprensibile e motivante. Un bel mix di competenze che, come abbiamo visto, sono più spesso proprio a portata delle leader donne. 

Saprà la Meloni discostarsi dalla traiettoria tracciata da Draghi, sapendo che il governo dovrà affrontare una reazione molto negativa dai mercati finanziari? Meloni ha bisogno di trovare miliardi di euro per impostare misure temporanee atte ad attutire gli effetti dell’aumento dei prezzi dell’energia e dell’inflazione, che avranno un impatto sulla sua capacità di mantenere le promesse elettorali dei suoi alleati, come bloccare l’aumento dell’età pensionabile. Ciò potrebbe causare tensioni nella coalizione. Ciò potrebbe minare la sua leadership.

Meloni si è impegnata a rimanere allineata con la NATO e l’UE sulle sanzioni contro la Russia e ha detto al presidente ucraino Volodymyr Zelenskyy che può contare sul suo sostegno. Ma Salvini afferma che le sanzioni danneggiano l’Italia più della Russia. Anche in questo caso, la discrepanza d’intenti potrebbe causare tensioni nella coalizione, e minare la leadership della neoeletta Presidente.

E che dire, infine, dei rapporti coi vari leader europei? Ad esempio, il presidente francese Emmanuel Macron ha avuto stretti rapporti con Draghi mentre ha avuto più di un motivo di attrito in passato proprio con Meloni. Eppure solo qualche giorno fa si sono incontrati in un nuovo clima di distensione. Un buon segno di una capacità di tessere nuovi rapporti di reciproco sostegno? Oppure un ulteriore elemento di criticità per la sua leadership che può essere vista fin troppo arrendevole?

Una leadership in bilico quella di Meloni, e solo il tempo saprà indicarci se la nostra Presidente saprà essere all’altezza del suo mandato. I ricercatori di Harvard ci confortano su questo: se l’Italia vuole uscire dalla crisi attuale, un leader donna è la cosa migliore che poteva capitarle.

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