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Da Helgoland, alla “realtà come un tessuto di relazioni”. La teoria di Carlo Rovelli

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Su legrandcontinent.eu è apparsa un’intervista al noto e apprezzato fisico Carlo Rovelli. Italiano, vive in Canada, e da qualche anno pubblica alcuni bestseller dedicati a un argomento complesso ma quanto mai affascinante: la fisica quantistica. Uno dei più letti, e famosi, probabilmente il lettore lo avrà intravisto sugli scaffali della sua libreria preferita, si chiama “Sette brevi lezioni di fisica“.

Una realtà di relazioni

In un passaggio della chiacchierata con Carlo Rovelli leggiamo:

Una delle chiavi principali della sua lettura “relazionale” della fisica quantistica è che il mondo è fatto di relazioni e interazioni: nulla esiste se non in relazione all’altro. Una visione con delle conseguenze profondamente “politiche”. La fisica teorica può indicare delle vie alla politica?

(…) La lettura relazionale del mondo non nasce dalla fisica teorica. Basta pensare all’antropologia, alla linguistica, o proprio ai grandi pensatori politici, per esempio Alexander Bogdanov. Anzi:  la fisica è rimasta a lungo ancorata a un’idea non-relazionale del mondo, vedendolo come fatto di sostanza con proprietà definite. 

Carlo Rovelli suggerisce che la realtà potrebbe essere un gioco di specchi  quantistici - Reccom Magazine

Quello che a mio parere è straordinario della meccanica quantistica è il fatto che mette in discussione questa lettura del mondo e suggerisce che pensare anche il mondo fisico più elementare in termini di relazioni è più efficace. Questo rafforza di rimbalzo ogni pensiero relazionale, anche a livello politico. La nostra realtà sociale non è fatta di individui, classi, Stati e nazioni. È fatta del tessuto delle relazioni fra queste entità. Io penso che molta parte della politica, in particolare della politica internazionale, oggi sia malaccorta: cerchiamo avversari su cui prevalere o da cui difenderci, invece di collaborare per il comune vantaggio. 

Quello che a mio parere è straordinario della meccanica quantistica è il fatto che mette in discussione questa lettura del mondo e suggerisce che pensare anche il mondo fisico più elementare in termini di relazioni è più efficace.

CARLO ROVELLI

La fisica quantistica apre a un mondo spettacolare e cangiante, ma anche terrificante, in cui le certezze acquisite sembrano crollare. Come trovare il giusto equilibrio tra meraviglia e cinismo? 

Perché terrificante? Io trovo più terrificante la rigidità della visione classica del mondo.  Trovo più terrificante essere imprigionati dentro certezze che in fondo in fondo sappiamo sono illusorie. Non vi è nulla di terrificante nella mancanza di certezze. Anzi, vi è la leggerezza della vita, della libertà, e del piacere di poter mollare gli ormeggi per andare a imparare cose nuove.

Nel suo ultimo libro, “Helgoland“, che prende il nome da un’isolotto nel Mare del Nord, Rovelli parla di quel tempo in cui la fisica dei giorni nostri, quella sua cui si basa tanta della tecnologia che comunemente usiamo – si pensi al laser, come alla prossima generazione di computer quantistici.

Lì dove nasce la fisica

“A Helgoland, spoglia isola nel Mare del Nord, luogo adatto alle idee estreme, nel giugno 1925 il ventitreenne Werner Heisenberg ha avviato quella che, secondo non pochi, è stata la più radicale rivoluzione scientifica di ogni tempo: la fisica quantistica. A distanza di quasi un secolo da quei giorni, la teoria dei quanti si è rivelata sempre più gremita di idee sconcertanti e inquietanti (fantasmatiche onde di probabilità, oggetti lontani che sembrano magicamente connessi fra loro, ecc.), ma al tempo stesso capace di innumerevoli conferme sperimentali, che hanno portato a ogni sorta di applicazioni tecnologiche. Si può dire che oggi la nostra comprensione del mondo si regga su tale teoria, tuttora profondamente misteriosa.

In questo libro, Rovelli non solo ricostruisce, con formidabile limpidezza, l’avventurosa e controversa crescita della teoria dei quanti, rendendo evidenti i suoi passaggi cruciali, ma la si inserisce in una nuova visione, dove a un mondo fatto di sostanze si sostituisce un mondo fatto di relazioni, che si rispondono fra loro in un inesauribile gioco di specchi. Visione che induce a esplorare, in una prospettiva stupefacente, questioni fondamentali ancora irrisolte, dalla costituzione della natura a quella di noi stessi, che della natura siamo parte.”

Star bene, star male: un insieme di relazioni complesse tra realtà  esteriore ed interiorità - Capitale Salute

La realtà oltre la realtà

Membro dell’Institut universitaire de France e dell’Académie internationale de philosophie des sciences, e responsabile dell’Équipe de gravité quantique del Centre de physique théorique dell’Università di Aix-Marseille, Carlo Rovelli parla ai suoi lettori in modo semplice e intrigante di cosa che apparentemente interessano solo a un piccolo e sparuto gruppo di scienziati impegnati quotidianamente con ardue teorie e formule astruse. Eppure la visione del mondo che esce fuori dalla fisica conquista l’immaginario di moltissime persone. Teorie che suggeriscono bizzarre prospettive, per esempio riguardo allo spazio e il tempo, oppure la relazione fra fisica e strutture complesse umane.

Così, dai suoi scritti, evinciamo che la nostra realtà non è fatta di particelle, di sistemi isolati che interagiscono. E’ invece una complessità in profonda relazione “non locale”, quindi anche fuori dagli elementi fisici di spazio e di tempo. Così, possiamo ricavarne anche una visione del mondo, e della società, che va oltre la consueta concezione dove ognuno di noi è chiuso dentro se stesso e da lì “combatte” un ambiente esterno avverso, difficile, caotico. La realtà, almeno al livello dei suoi originari mattoni, non prevede zone esterne, ma un grande mare di relazioni che penetrano una nell’altra.

Quando all'uomo manca la terra sotto i piedi, diventa un essere libero".  Intervista a Carlo Rovelli | L'HuffPost

“Non possiamo descrivere nessuna entità elementare – scrive Rovelli – se non nel contesto di ciò con cui è in interazione”.

Non esistono quindi “oggetti” che hanno loro proprietà fondamentali, indipendenti dalle relazioni con altri oggetti. La realtà è una trama di relazioni tra “oggetti” le cui proprietà sono il prodotto delle relazioni con altri “oggetti”. Per poi scoprire che lo stesso termine “oggetto” è vago di per sé, visto che ogni oggetto non è che un insieme a sua volta, un insieme che trova il suo fondamento oltre se stesso. E’ dal di fuori che “l’oggetto” prende senso e lo fa proprio nel contesto in cui si trova. Un po’ come il concetto di tempo che diventa tangibile secondo l’esperienza relativa che ne fa ognuno di noi. L’uomo è un essere “nel tempo”, ammetterà Carlo Rovelli.

Non esiste quindi un livello ultimo della realtà, indagato dalla Fisica, che svela la vera realtà, quella fondamentale. I fenomeni, secondo la fisica moderna, non esistono in modo autonomo, ma dipendono da cause. E le cause da condizioni.

La filosofia delle relazioni e della complessità, in conclusione, trova applicazioni non solo alle scienze fisiche, ma anche a quelle della vita e dell’essere umano (biomediche, psicologiche, antropologiche e sociologiche). La strada è aperta.

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