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Donne ai vertici delle aziende? Ancora troppo poche

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Equilar sta rilasciando nuovi dati sui progressi delle donne verso l’equità nei consigli di amministrazione delle società. Equilar riporta: “Non è un segreto che le donne siano sottorappresentate nei ruoli di leadership delle società. Un recente briefing del Wall Street Journal ha approfondito il motivo per cui così poche donne ricoprono posizioni di amministratore delegato. Come accennato in The Journal, Equilar ha condotto uno studio sulla prevalenza di donne in diversi ruoli esecutivi nelle aziende Russell 3000 negli ultimi 10 anni. I risultati danno un’idea di dove manca la diversità di genere nella C-Suite e perché queste disparità portano ad amministratori delegati prevalentemente di sesso maschile.”

Il nuovo indice di diversità di genere di Equilar rileva che il 23,5% di tutti i seggi nel consiglio di amministrazione del Russell 3000, che segue le prestazioni delle 3.000 più grandi società pubbliche statunitensi, sono detenuti da donne, a partire dal quarto trimestre del 2020. Dal 21,5% del quarto trimestre 2019, dal 18,5% di fine 2018 e dal 15% di fine 2016. Quindi, dal 15% di cinque anni fa, al 23,5% dell’anno in corso. Una crescita che però non sembra bastare. Di questo passo la parità di genere non arriverà prima del 2032.

Percentuali di genere

E’ vero, la percentuale continua a salire, ma analizzando i dati scopriamo che il 6% delle aziende non presenta affatto donne nei suoi ruoli di vertice e, dall’altra parte dello spettro, solo nell′8% sono presenti almeno il 40% di donne. Solo 71 aziende hanno consigli di amministrazione almeno per metà di sesso femminile, sono il 2,4% del totale. Ciò si aggiunge a un fatto sconvolgente se si considera che oramai siamo nel 2021 e abbiamo raggiunto una certa consapevolezza dell’importanza dei pari diritti: oggi ci sono più del doppio delle aziende che non hanno donne nel consiglio di amministrazione.

In compenso, I ruoli con i maggiori guadagni nominali nella rappresentanza femminile dal 2019 al 2020 sono stati risorse umane (HR), legale e amministrazione, con salti rispettivamente di 5,5, 5,1 e 3,4 punti percentuali. Questi aumenti non sorprendono data la già elevata prevalenza di donne che prestano servizio in queste funzioni. 

Dunque, se da una parte è nota la capacità del genere femminile di gestire team e criticità, il problema rimane: le donne sono state nominate al 39% di tutti i nuovi posti di direttore nel 2020, in calo rispetto al 44% dell’anno precedente. L’emblema di una società che fatica a stare al passo coi tempi. Ad esempio altri studi mostrano che anche il tasso di cambiamento per la diversità razziale nei consigli di amministrazione sta rallentando: Spencer Stuart riferisce che la percentuale di nuovi amministratori nell’S&P 500 che erano minoranze razziali ed etniche era del 22% lo scorso anno, in calo rispetto al 23% dell’anno precedente. 

Segni di un’accelerazione

Ma ci sono segni di un’accelerazione del movimento per colmare i divari di genere. Equilar riferisce che nel quarto trimestre, il 44% di tutti i nuovi posti nel consiglio di amministrazione è stato occupato da donne, un’accelerazione rispetto alla media dell’intero anno. 

E in Italia cosa succede? La legge Golfo-Mosca sulle quote rosa nei cda ha permesso un grande balzo avanti. Ma è richiesto uno sforzo sistemico, di mentalità e a livello politico e sociale per colmare il gender gap ancora presente nelle aziende italiane.

Le quote rosa non hanno favorito la presenza femminile né tra le posizioni di vertice delle aziende né tra le occupazioni a più elevato reddito. Sono appena 14 gli Amministratori Delegati donna (6,3%) e 24 i Presidenti (10,7%). Nei collegi sindacali, solo nel 22% dei casi una donna è presidente. Lo dice il primo Rapporto Cerved-Fondazione Marisa Bellisario 2020 sulle donne ai vertici delle imprese, realizzato in collaborazione con l’Inps. “Le quote non possono sostituire un cambiamento culturale, restano gap considerevoli nelle posizioni principali e a più alto reddito”.

In ogni caso, anche in Italia la tendenza sembra essere positiva. Secondo un’indagine condotta a livello globale da Grant Thornton, nel 2020 le donne che ricoprono ruoli al vertice sono aumentate del 5% rispetto all’anno scorso. Anche l’Italia, quindi, si accelera sulla strada verso la parità di genere. Le CEO nel nostro Paese sono aumentate del 15%.

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