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Parliamo di crisi

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Stiamo rientrando nell’emergenza, i cosiddetti “focolai” tornano a bussare alla porta delle nostre paure, quelle di tornare a chiuderci l’uno nei confronti dell’altro. Iniziamo a rientrare anche nell’emergenza mondiale legata al Covid19 e ci stiamo preparando a una nuova stagione in cui comprendere il nuovo scenario è la vera sfida.

Cosa ci aspetta? E’ la domanda. Stiamo affrontando la crisi in ogni sua declinazione: economica, sanitaria, sociale, familiare, spirituale. Ogni crisi, lo sappiamo o lo dobbiamo imparare, è un portale verso un’opportunità. Ogni opportunità richiede l’arte di sapersi trasformare. Il mutaforme passa attraverso la morte e la rinascita, alternando emozioni e stati d’animo come ansia, tristezza, rabbia e paura, entusiasmo, frustrazione. Quando siamo trascinati nel vortice delle emozioni, viviamo dentro l’istinto, siamo preda della lamentela, del pessimismo, della negatività preannunciando la sconfitta che vediamo incombere dietro l’angolo.

La soluzione? Armarsi di buona volontà e procedere un passo alla volta, accettando piccole sfide quotidiane tra cui la più importante è cominciare a costruire una piccola realtà funzionante intorno a noi nella quale chiamare a partecipare un ristretto gruppo di pari. Lo stile deve rimanere brillante e facilmente accessibile a chi voglia condividere l’idea costruttiva di cambiamento che abbiamo in mente. Dobbiamo aggredire temi come disoccupazione, carenza di investimenti, operazioni speculative internazionali, incapacità dell’amministrazione e della macchina dello Stato sempre fin troppo attenta a trovare il modo di litigare tra fazioni, e molto meno attenta a unire menti pensanti (dove ce ne fossero) intorno alle soluzioni.

La trasformazione deve essere l’ordine del giorno. Dove la crisi diventa un male (necessario) per aprire gli occhi su ciò che non funzionava prima e che ora può iniziare a funzionare.

La fase in cui ci troviamo, e che dovrebbe farci uscire gradualmente dall’emergenza causata da Covid-19, è particolarmente delicata e complessa e richiede non solo un’attenta riflessione personale e condivisa, ma anche e soprattutto partecipazione, confronto e condivisione tra noi, nel nostro ambiente, nel nostro mondo. Il negoziante col negoziante, l’operaio col suo collega, l’impiegato col capufficio. Ricreando in questo modo una realtà locale funzionante, almeno quella, che sommata ad altre località, possano insieme arrivare a costituire quella massa critica capace di imporre una nuova mentalità. Mentre aspettiamo liquidità immediata per le imprese, per i cittadini che vedono eroso il loro potere d’acquisto, possiamo comunque agire.

Una riflessione su tutte: la Natura ha dei meccanismi di autoregolazione che prevede che sarà chi è più flessibile al cambiamento a superare la crisi, migliorando in resilienza.

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