Fiorella Mancini
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Il mondo della moda piange Fiorella Mancini

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di Ileana Barone –

Se andata a visitare il suo sito troverete una schermata nera con le luci di una bara al neon che appare e scompare con la scritta “My little House”. È questo l’ultimo saluto che la stilista Fiorella Mancini lascia ai suoi tanti ammiratori.

Si è spenta a 78 anni nella sua casa di Preganziol (Treviso) l’artista di origini ferraresi icona della creativa e del surrealismo.

La stilista

Fiorella Mancini non era solo un’icona della moda, era anche artista, attivista collezionista e una performer. Aprì la sua prima galleria – atelier in campo Santo Stefano a Venezia nel 1968, conquistando molte star internazionali.

Una donna disinvolta e stravagante, che aveva creato pezzi unici divisi tra sacro e profano, trash ed eleganza, come le giacche di velluto ornate da topi giganti o i perizomi con paillette recanti la scritta “Fuck your life“.

Molte le etichette che le sono state affibbiate per incasellare il suo lavoro: surrealista, tardo gotico, post-pop, ma nessuno di essi può definire una donna così talentuosa e trasgressiva che non aveva paura di osare.

Fiorella Mancini
Fiorella Mancini

Ma se le si chiedeva cosa volesse dire per lei essere trasgressiva e provocatoria rispondeva:

Mah. Non lo so. Non dico io di esserlo. Lo dicono gli altri”

Fiorella e gli artisti

Attiva principalmente tra gli anni ’80 e ’90, è stata sicuramente una delle artiste più ricercate e apprezzate nella moda, simbolo di stravaganza, trasgressione e sfida alle convenzioni.

Molti gli artisti che chiedevano le sue creazioni. Kimoni, cappotti, giacche, stole, camicie e vestaglie da sera erano gli indumenti più richiesti da artisti come Elton John, Sting, Damien Hirst, Guy Laliberté (fondatore del Cirque du Soleil), l’architetto Philippe Starck, il magnate François Pinault.

Nella bottega di campo Santo Stefano è possibile vedere anche rare opere di importanti designer e artisti italiani e internazionali, come Gaetano Pesce, Ettore Sottsass, Mario Schifano, Rod Dudley, Ludovico de Luigi e GKBodanza. Tuttavia, la maggior parte dei pezzi erano della stessa stilista.

Performance e mostre

All’interno del mondo creativo di Fiorella Mancini non c’era differenza tra moda e arte. Basti ricordare la performance del 1981 in cui, per denunciare il degrado della città, aveva installato su un’imbarcazione la scultura di un topo gigante, che passava per i canali di Venezia guidata da persone con indosso una maschera fatta di piccioni imbalsamati.

Quelli sono stati anche gli anni delle sue feste leggendarie, tra cui il Pink Prison Party o il Cat International Party.

Molte le mostre che ha organizzato e curato come quella del 1984 “I Dogi della Moda” presso Palazzo Grassi, quando era presidentessa del Comitato Veneziamoda.

Venti stilisti tra i più importanti dell’epoca (da Armani a Vivienne Westwood) hanno presentato abiti imperniati sul tema del travestimento sopra manichini scolpiti dall’artista australiano Rod Dudley, con le teste di venti dogi messe su un corpo femminile stilizzato. Mentre venivano accompagnati da guide con sopra il dorso sculture di api giganti.

Fiorella Mancini era una stilista si mondana, ma che andava anche contro le manifestazioni più istituzionali: nel 2005 infatti ha tenuto una mostra anti-Biennale nel suo atelier.

Sotto un’insegna al neon che riportava la scritta “bed and breakfast”, due uomini in mutande hanno condiviso per cinque giorni un letto, come una sorta di reality show in vetrina anziché sullo schermo.

Il ricordo

“Fregatene della moda, o dell’apparenza. O di quello che la gente pensa di te. Il male è negli occhi di chi guarda”. Questa è la frase che vi accoglie sul suo sito se cercate qualcosa in più sulla sua vita.

Fiorella Mancini
Fiorella Mancini

Una donna senza tabù, senza paure che riusciva a mescolare glamour e punk, sacro e profano, riferimenti colti e pop, spirito aulico e istrionico, con una tale naturalezza da sembrare spontaneo.

Una grande donna che ha arricchito il mondo della moda di visioni eclettiche e originali, come forse non se ne vedono più.

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