Black History Month

Black History Month: la storia della famiglia di Frazier Baker

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di Follotitta – from USA

Febbraio è stato il mese in cui in America si è celebrata la storia degli Afro Americani. Sono in ritardo, ma è tutto l’anno che i suprematisti bianchi ed i loro sostenitori, insieme con i ribelli repubblicani di varia forma e colore, spargono menzogne e una narrazione alternativa allo scopo di denigrare una minoranza etnica che hanno sempre, a dir poco, osteggiato. Quindi oggi, come ogni giorno, è opportuno, di fronte ad un atteggiamento razzista basato su un dna connaturato di odio e risentimenti, confrontarsi con una verità che enfatizza un vaneggiamento perverso. Chi scrive si rende ben conto, però, che di fronte a chiusure mentali inespugnabili la dialettica logica è oltre che inutile, controproducente. 

Celebrare la storia

Forse, per onorare la storia degli Afro Americani, al di là di inutili polemiche, raccontare il loro vissuto e in particolare quello di una famiglia, può essere più esemplificativo nei confronti di coscienze chiuse nei loro preconcetti. Pochi hanno sentito parlare della famiglia Baker, molti hanno visto foto di linciaggi, celebrati e fatti circolare anche su cartoline postali; ma quello che è successo a tanti afro americani, è rimasto sepolto in oscure e dimenticate cronache locali.

Siamo nel 1897, a Lake City nella Carolina del Sud, dove Frazier Baker è un insegnante nero. In seguito alla Guerra di Secessione, per creare un processo di riconciliazione razziale, fu promulgata una legge per la ricostruzione post bellica; ed in questo ambito conciliatorio, Frazier Baker venne nominato Postmaster della città, suscitando un’aspra contrarietà da parte dei suoi concittadini bianchi, al punto che, nel tentativo di sterminare tutta la famiglia – che miracolosamente si salvò – fu ucciso insieme alla figlia più piccola.

Ogni cosa al suo posto

I bianchi di Lake City erano indignati dal fatto che ad un nero fosse data una posizione di autorità. Evidentemente, in molti casi, il processo riconciliatorio post bellico, negli stati post secessionisti del Sud, aveva ottenuto l’effetto contrario, inasprendo maggiormente i risentimenti dei bianchi e facendoli sfociare in odio rabbioso. Un effetto che dura ancora oggi e non solo nel Sud. L’assalto al Capitol del 6 gennaio può essere portato ad esempio: “stop the steal” (in italiano: fermate il furto) è stato il grido di battaglia degli assaltatori e si riferiva esplicitamente alla loro batosta elettorale dovuta alla partecipazione massiccia dei neri e di altre minoranze al voto. E poi, a testimoniare questo risentimento sistemico, vi sono le vere e proprie esecuzioni di neri da parte di poliziotti bianchi che rimangono, per la maggior parte, impuniti.  

Ericka Benedicto riporta sul Black Past, in “Lynching of Julia and Frazier Baker (1898)”, che il 22 febbraio 1898, Lavinia Baker, svegliatasi all’una di notte, scoprì che la loro casa-ufficio postale era stata data alle fiamme da una folla di bianchi. Lavinia prontamente allertò Baker e questi immediatamente si prodigò per estinguere il fuoco. Lavinia intanto prese in braccio la figlia più piccola Julia, di 2 anni, e riunì gli altri 5 figli. L’incendio era fuori controllo e Baker, volendo condurre la propria famiglia fuori pericolo, aprì la porta di ingresso per sfuggire alle fiamme, ma fu colpito alla testa ed al corpo da una grandinata di proiettili che lo fecero cadere indietro nella casa in fiamme. Anche Lavinia, mentre fuggiva, fu colpita nell’avambraccio da un proiettile che intercettò anche la figlioletta Julia la quale, perso l’abbraccio della madre, cadde a terra. Il padre e la figlia più piccola giacevano a terra morti nella casa in fiamme ed a Lavinia non rimase altro da fare che fuggire e rifugiarsi nella casa dei vicini dove attese alle ferite di 3 dei 5 figli; che due di loro fossero rimasti illesi, si può considerare miracoloso viste le circostanze.

Tragici epiloghi

I resti di Frazier e Julia erano irriconoscibili ed un giornale locale, insensibilmente, scrisse che erano stati cremati. L’ufficio postale federale, con tutti i suoi macchinari andò distrutto facendo rimanere Lake City ed i suoi cittadini senza un servizio essenziale. La comunità nera, riunita nella Pilgrim Baptist Church, emanò una dichiarazione pubblica che esprimeva l’oltraggio della comunità. In tutto il Paese seguirono lettere e manifestazioni di protesta ed infine l’intervento di Ida B, Wells (giornalista nera ed una delle prime attiviste in favore dei diritti civili) convinsero il presidente McKinley (repubblicano, per chi fosse interessato) ad ordinare un’indagine federale che stabilì la colpevolezza di 11 uomini bianchi; e questi, in seguito, malgrado le ampie prove dell’accusa, furono assolti da una giuria di soli bianchi.

Lavinia Baker ed i 5 figli sopravvissuti rimasero per alcuni mesi in Charleston per poi trasferirsi definitivamente vicino a Boston. Fra il 1908 ed il 1920, 4 dei 5 figli, William, Sarah, Lincoln e Cora, morirono vittime di un’epidemia di tubercolosi. L’ultima figlia, Rosa Baker, morì nel 1942. Avendo perso tutti i figli, Lavinia tornò nella Contea di Florence, a Cartersville, nella Carolina del Sud, dove morì nel 1947.

Postmaster Frazier Baker

Nel 2019, 121 anni dopo gli assassinii di Frazier e Julia Baker, l’ufficio postale di Lake City è stato rinominato in onore del Postmaster Frazier Baker. Un riconoscimento postumo che non attenua certo l’orrore per la violenza razziale subita da tante vittime in un paese con una giustizia a senso unico, ma che vale la pena ricordare per contribuire in qualche modo al Black History Month.

Per maggiori dettagli suggerisco l’articolo in Prologue di Trichita M. Chestnut, “Linching: Ida B. Wells-Barnett and the Outrage over the Frazier Baker murder”.  

Follotitta vive tra New York e Miami, è architetto e appassionato di storia, architettura e politica. Una visione a 360° sul clima made in USA vista dagli occhi di un professionista "italiano in trasferta".

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