Cristoforo Colombo. Sesta Puntata

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Continua dalla Quinta puntata.

Al ritorno ad Haiti nel 1493, Colombo pretese tutto quanto di valore avessero avuto gli abitanti del posto: cibo, oro, cotone e sesso con le loro donne. Per assicurarsi obbedienza, se qualcuno si ribellava, gli veniva tagliato il naso o le orecchie e, rispedito al villaggio sfigurato, forniva un chiaro esempio della brutalità degli spagnoli e l’incentivo a una maggiore sottomissione. 

Gli Arawaks provarono a ribellarsi con una resistenza passiva: i campi non venivano più coltivati ed i villaggi vicini agli insediamenti spagnoli venivano abbandonati. Ma questo dette a Colombo il pretesto per sottomettere gli indigeni con una vera e propria guerra di conquista. Questa la cronaca di Bartolomè de Las Casas: “Dato che l’Ammiraglio aveva la percezione che la gente del posto si stava armando, in realtà in modo ridicolo… scelse 200 soldati e 20 cavalieri, con molte balestre e piccoli cannoni, lance e spade, ed un’arma ancora più potente contro gli indiani, in aggiunta ai cavalli: questa era composta da 20 cani da caccia che lasciati liberi, immediatamente dispersero gli indiani.

E questo è il resoconto di Ferdinando Colombo, estratto dalla biografia sul padre: “I soldati ne falciarono dozzine con scariche a bruciapelo, liberarono i cani per sventrare membra e pance, inseguirono gli indiani fuggitivi nella boscaglia per infilzarli con spade e picche e, con l’aiuto di Dio, presto guadagnammo una completa vittoria uccidendo molti indiani e catturando altri che anche furono uccisi.” “Completa vittoria” evidentemente, nell’Europa di quei tempi, voleva dire “massacro”.

Essendo le miniere d’oro non così produttive rispetto alle aspettative, Colombo pensò di aumentare il dividendo della spedizione con il commercio degli schiavi. E nel 1495 selezionò i 500 migliori esemplari umani che poté trovare e li spedì in Spagna (di questi ne morirono 300 durante il viaggio). Il commento di Colombo: “Anche se muoiono adesso, non moriranno per sempre. I negri e gli isolani delle Canarie sono morti per primi.”

Un testimone spagnolo descrive questa selezione: “Fra loro vi erano molte donne che avevano infanti al petto. Esse, per poterci meglio sfuggire… lasciavano i figli per terra e incominciavano a fuggire dal nostro stanziamento di Isabella a distanze di 7 o 8 giorni oltre le montagne e i grandi fiumi; quindi da adesso in poi poche verranno ritrovate.”

Colombo scrisse ai Reali Ferdinando e Isabella nel 1496: “In nome della Santa Trinità, possiamo spedire da qui tutti gli schiavi ed il legno pregiato che può essere venduto.”

Ed Hans Koning, autore di una biografia su Colombo, ha scritto che a quel punto, in Hispaniola (il nome dato ad Haiti da Colombo),  cominciò il regno del terrore. Colombo, contrariato dalla scarsità d’oro, stabilì un sistema di tributi. Il figlio ce ne descrive il funzionamento: “...tutti promisero di pagare tributo ai sovrani cattolici ogni 3 mesi in questo modo. In Cibao, dove erano le miniere d’oro, ogni persona di 14 anni in su doveva pagare una larga sacca di polvere d’oro; gli altri ciascuno 25 libbre di cotone. Ogni volta che un indiano consegnava il suo tributo doveva ricevere un gettone di ottone da portare al collo, come prova del pagamento. Ogni indiano trovato senza doveva essere punito.” 

Ferdinando dimentica di menzionare la punizione; venivano tagliate le mani.

Con queste premesse, essendo impossibile da mantenere, era logico che il sistema dei tributi dovesse fallire. Colombo pensò allora di sostituirlo con la “encomienda”. Un sistema in cui interi villaggi indiani venivano affidati (“encomiendados”) a singoli o gruppi di coloni che vi instauravano un sistema di lavori forzati.

“Encomienda”, un eufemismo che cercava di mettere sotto il tappeto il termine “schiavismo” che, anche con l’avallo della Santissima Trinità, suonava meno istituzionale. Nel 1502 la Spagna rese la encomienda la politica ufficiale di Haiti; ed in seguito altri “conquistadores” la introdussero in Messico, Perù e Florida.   

Questi fatti, piuttosto raccapriccianti, non si trovano sui libri di testo malgrado provengano da fonti primarie: lettere di Colombo e di altri membri della spedizione; e dagli scritti di Bartolomè de Las Casas, il primo storico dell’America post colombiana.      

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Follotitta vive tra New York e Miami, è architetto e appassionato di storia, architettura e politica. Una visione a 360° sul clima made in USA vista dagli occhi di un professionista "italiano in trasferta".

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