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Draghi “ubi major” e l’Italia in fallimento perenne

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di Follotitta – corrispondente dagli USA

Non è che la crisi di governo in Italia sia una di quelle rare occorrenze piene di incognite sulle quali viene spontaneo porsi delle domande. Al contrario è tanto regolare nei tempi di occorrenza che ci si potrebbero sincronizzare gli orologi ed è tanto scontata che si potrebbe risparmiare sul costo del giornale e leggere direttamente quello dell’anno prima. Naturalmente parlo della seconda repubblica, perché nella prima le crisi c’erano lo stesso, ma almeno venivano risolte politicamente.

Tutti contro tutti

Funziona così: dopo un anno di tutti contro tutti, il Presidente della Repubblica dichiara il fallimento della politica e al rendersi conto che elezioni anticipate peggiorerebbero la situazione, chiama il demiurgo di turno a sbrogliare la matassa dei veti contrapposti. Ciampi, Dini, Monti, e l’eccezione Conte, un non politico convocato non da Mattarella, ma  direttamente da Di Maio (che di Mattarella invece voleva l’impeachment, tanto per semplificare la situazione). Il suo compito era quello di armonizzare 5 Stelle e Lega e fu tanto bravo da essere richiesto anche dal PD per potere, a loro volta, digerire i 5 Stelle. Tutti illustri professori ed economisti; ad eccezione sempre di Conte che, anch’egli professore, era però un giurista; tutti bene intenzionati, e tutti depositari di grandi aspettative puntualmente disattese. Sino a tornare alla casella di partenza per un altro giro, sempre con l’eccezione di Conte che di giri ne ha fatti due.

Ed ora Draghi

Ad essere cinici, si potrebbero sincronizzare anche ora gli orologi ed aspettare la nuova crisi (ed infatti già si parla di nuove elezioni tra un anno e di Draghi eletto Presidente della Repubblica come, a suo tempo, Ciampi). Ma vi è una differenza, Draghi non è stato chiamato per risparmiare, ma per spendere; sembrerebbe più facile, ma il denaro a disposizione è poco rispetto alla crisi sanitaria ed economica, e solo una mentalità da buona massaia saprebbe come farlo rendere al meglio, Vi sono foto che ritraggono Draghi mentre fa la spesa al supermercato, quindi il paragone non è poi così azzardato, anche se è più appropriato riconoscergli una profonda conoscenza dei meccanismi amministrativi europei, dai quali dipende l’erogazione del Fondo per la Ripresa di 309 miliardi di euro. Inoltre Draghi sembra avere dati caratteriali che lo pongono in antitesi con i politici di professione: parla poco, antepone i fatti alla retorica, le decisioni alle promesse, la praticità alla teorizzazione dei massimi sistemi. 

Una carriera in Banca

E dopo una carriera alla Banca d’Italia ed alla Banca Centrale Europea, il denaro lo dovrebbe conoscere bene e sapere come farlo rendere; tant’è che prima ancora di presentarsi alle Camere e di articolare il programma del suo governo, il mercato è volato ed il differenziale sui Titoli di Stato è sceso ai minimi. Senza avere ottenuto la fiducia o intrapreso alcuna azione governativa, già ci sta facendo risparmiare.

Inoltre il governo Draghi ha una convergenza massima che, a parte la Meloni, ha fatto aderire tutti con strombazzato entusiasmo. Ed un miracolo già lo ha realizzato facendo resuscitare personaggi come Brunetta, Gelmini e Carfagna, di berlusconiana memoria e facendo così ringiovanire gli italiani di 10 anni. In tutta evidenza, nella sua composizione, per ministeri senza portafoglio, Draghi si sarà fatto influenzare dalla praticità del Manuale Cencelli, accontentando la sete di poltrone dei vari notabili dei vari partiti; mentre per quelli che dovrebbero pilotare la ripresa, è ricorso a tecnici ed esperti capaci di articolare un piano economico da fare accettare alla supervisione europea.

Discontinuità mancata

Personalmente avrei preferito una totale discontinuità e non rivedere, per esempio, Di Maio agli Esteri. Ma questi, pur non avendone la stessa levatura intellettuale, a meno di un crollo elettorale dei 5 Stelle, sarà l’Andreotti della seconda repubblica e Draghi, pur nella sua levatura morale, al momento, non può che farsene una ragione.

Per concludere cito il Presidente Barack Obama che, a sua volta, citando il Presidente Ceco Vaclav Havel, suggerisce che al sollevare grandi aspettative, si finisce col deluderle. Inoltre Obama si chiede: “E’ possibile che i principi astratti e gli alti ideali non siano altro che pretese, palliativi, un modo per sconfiggere la disperazione; per non confrontarci con l’urgenza primordiale che veramente ci spinge e per la quale, al di là di quello che facciamo o diciamo, la Storia continua nel suo corso predeterminato, in un ciclo infinito di paura, di malattie e conflitti, di dominio e sottomissione?” 

“Ubi major, minor cessat” era l’invocazione alla base della perenne lotta per il potere durante l’Impero Romano. La conseguenza è stata una guerra civile continuata sino a quando l’Impero è caduto sotto il peso delle sue stesse armi. Traslata ai giorni nostri, la stessa invocazione è causa di una crisi istituzionale permanente, che non può risolversi con l’incoronazione del demiurgo di turno, ma solo con l’introspezione di una vera mentalità democratica. 

Con un cambio di passo culturale in un mondo che però sembra andare da un’altra parte.     

Follotitta vive tra New York e Miami, è architetto e appassionato di storia, architettura e politica. Una visione a 360° sul clima made in USA vista dagli occhi di un professionista "italiano in trasferta".

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