di Ileana Barone –
I saldi invernali, iniziati in alcune regioni già il 2 gennaio, quest’anno a causa della situazione di emergenza provocata dalla pandemia, sposteranno 1 miliardo di euro in meno rispetto allo scorso anno, per un totale di 4 miliardi di euro rispetto ai 5. La stima è stata effettuata dall’Ufficio Studi Confcommercio che ha lanciato l’allarme evidenziando come quest’anno il calendario sia una specie di ‘rebus’ con le svendite iniziate in una Italia in piena zona rossa. Dal 13 gennaio saranno attivi in tutta Italia, Comuni e forze dell’ordine dovranno essere in grado di gestirli al meglio evitando che l’afflusso nelle vie dello shopping sfoci in assembramenti, tenendo conto anche dell’evolversi della situazione sanitaria.
Soprattutto il settore dell’abbigliamento e della moda sono stati profondamente colpiti dal coronavirus, che avrà ulteriori ripercussioni sui saldi invernali, considerati i più remunerativi per i negozi e per l’industria dell’abbigliamento. Gli acquisti fatti in saldo, secondo i commercianti, interesseranno oltre 15 milioni di famiglie e ogni persona spenderà circa 110 euro.
“Quest’anno, a causa del drammatico momento che sta attraversando il settore moda per l’emergenza Covid-19 e delle conseguenti gravi restrizioni alle attività economiche, complice anche l’impossibilità di spostamenti da una regione all’altra per motivi di shopping, le Regioni hanno assunto decisioni diverse sulla data di avvio dei saldi, rispondenti a specifiche esigenze territoriali”, chiarisce il presidente di Federazione Moda Italia-Confcommercio Renato Borghi.
Lo shopping durante i saldi rimane comunque un momento importante anche per valutare la ripartenza: “Il 2021 inizierà comunque con un gennaio di buon auspicio – dichiara sempre Borghi - perché i saldi rappresentano un volano d’affari importante per l’economia e soprattutto un’opportunità per i consumatori, che possono acquistare i prodotti tanto desiderati a prezzi ribassati. Ai negozi servono per incassare la liquidità necessaria per pagare tasse, dipendenti, fornitori, affitti, costi fissi e utenze, ma anche per far fronte agli investimenti necessari agli ordinativi delle nuove collezioni. Tuttavia, non rappresentano certo un momento di sviluppo perché erodono una marginalità divenuta sempre più di sopravvivenza”.
La speranza è “che l’Italia non debba fermarsi ancora perché un nuovo lockdown rappresenterebbe un danno irreparabile per il settore moda”. Infine, l’invito di Confcommercio ai consumatori è quello di acquistare «in sicurezza e in modo sostenibile, a chilometro zero presso i negozi di prossimità”.