Si parla tanto e purtroppo ormai da tanto tempo di riscaldamento globale, detto anche global warming e dei rischi che a causa di esso corrono le specie animali, vegetali e naturalmente anche l’uomo.
Cosa sta succedendo di fatto? Proviamo a parlarne in modo semplice e diretto in questo articolo, con l’intento di aumentare la consapevolezza su un tema che dovrebbe stare a cuore a tutti perché riguarda tutti, essendo in gioco il futuro dell’umanità.
Da cosa dipende il riscaldamento globale?
Il riscaldamento globale, detto anche surriscaldamento climatico, è provocato da eccessive emissioni di CO2, ossia l’anidride carbonica, un gas nocivo prodotto dai processi di combustione e dalla unione del carbonio contenuto nel combustibile e 2 atomi di ossigeno contenuti nell’aria.
Alla eccessiva produzione di anidride carbonica nell’atmosfera contribuiscono non solo i processi di produzione energetica ma anche molte attività quotidiane che riguardano tutti noi: lo spreco dell’acqua, il riscaldamento domestico, l’utilizzo di veicoli a benzina, sono solo alcuni dei tanti fattori che concorrono alle elevate emissione di CO2, provocando numerosi danni all’ambiente e quindi anche alla salute dell’uomo. L’anidride carbonica in eccesso è anche causa del cosiddetto buco nell’ozono, ossia lo strato gassoso presente nell’atmosfera, che proteggere la terra dagli effetti dannosi dei raggi ultravioletti del sole.
La delocalizzazione delle emissioni
In Italia e in alcuni paesi europei negli ultimi anni si è registrato un calo delle emissioni di CO2, soprattutto grazie alle iniziative di politica economica che hanno incentivato la produzione di energie rinnovabili, migliorando il livello di emissioni rispetto ai primi anni 2000. Purtroppo, però, questo non si può considerare un dato positivo a livello globale. Molti Paesi infatti (soprattutto i più ricchi) hanno semplicemente delocalizzato le emissioni di CO2 spostando la produzione in altri continenti. Secondo i dati forniti dal Carnegie Institution for Science, oltre un terzo delle emissioni legate al consumo di beni e servizi nei paesi ricchi avviene al di fuori dei loro confini.
È ormai un dato di fatto che il cambiamento climatico e ciò che ne consegue è una problematica che coinvolge tutti indistintamente, proprio perché riguarda l’ambiente nella sua interezza e tutti coloro che lo abitano: le piante, gli animali e l’uomo.
È chiaro che la delocalizzazione delle emissioni non risolve il problema, che invece andrebbe affrontato a livello globale, mettendo in campo iniziative e progetti, frutto di una strategia a livello mondiale.
Cosa possiamo fare noi?
Non tutti sanno che molte specie vegetali sono in grado di assorbire le emissioni di anidride carbonica. Motivo per cui la riforestazione, ossia il ripristino della vegetazione nelle aree che ne sono state private, contribuisce ad aumentare la produzione di ossigeno e a ridurre l’effetto serra che provoca il surriscaldamento globale.
I progetti di riforestazione hanno proprio questo obiettivo: piantare alberi in grado di assorbire CO2, in tutte quelle zone del mondo in cui sussistono le condizioni favorevoli. La riforestazione, contribuendo fattivamente alla riduzione delle emissioni va a beneficio della qualità dell’aria ma rappresenta un beneficio anche per la qualità dell’acqua in quanto l’aumento della vegetazione riduce l’inquinamento delle falde acquifere e preserva il terreno dall’erosione, evitando così anche il rischio di frane e smottamenti.
Alberi anti inquinamento
Elenchiamo alcuni alberi molto utilizzati nei processi di riforestazione poichè in grado di assorbire enormi quantità di anidride carbonica.
- L’Acero Riccio è tra i più “performanti” per i risultati che è in grado di ottenere in termini di riduzione di CO2: in vent’anni riesce ad assorbirne ben 3.800 Kg.
- La Betulla Verrucosa: è una pianta dalle altissime capacità di adattamento. Questa pianta è in grado di assorbire 3100 Kg di CO2 in 20 anni. Esistono molti esemplari in Italia.
- Il Ginkgo Biloba è un albero antichissimo, con più di 200 milioni di anni. Considerato una pianta fossile, assorbe 2.800 chili di CO2 e contrasta le polveri sottili delle città.
- Il Tiglio Nostrano e il Tiglio Selvatico: sono entrambi presenti anche in Italia e in grado di assorbire circa 3 tonnellate di CO2 in un ventennio.
- Il Bagolaro è un albero di lunga vita ed è in grado di crescere su terreni aridi e sassosi.
- Frassino e l’Olmo Comune sono anche essi potenti alberi anti inquinamento.
- L’Ontano Nero nonostante le sue piccole dimensioni (circa 10 metri di altezza) riesce ad assorbire in un ventennio più di 2,5 tonnellate di CO2.
Progetto SaveHuman
Nel mondo esistono diversi progetti a sostegno della riforestazione che si uniscono ad altre iniziative a favore della sostenibilità ambientale, con l’obiettivo di coinvolgere sempre di più sul tema dell’impatto ambientale aziende ed opinione pubblica.
Alcuni esempi di realtà italiane che lavorano in questa direzione, è la community SaveHuman, fondata e diretta da Dario Maggioli, un ingegnere che in un momento cruciale della sua vita, ha preso coscienza della urgenza di questo problema e ha deciso di dedicare la sua vita e la sua attività ad iniziative in grado di contribuire a migliorare la salute del pianeta e a garantire un futuro migliore all’umanità.
Da questa consapevolezza è nato il progetto SaveHuman, dedicato alla piantumazione arborea nazionale e internazionale. La community sostiene progetti di riforestazione nel nostro Paese attraverso la creazione di foreste di Bambù Giganti in varie regione d’Italia e alla piantumazione di alberi in diversi paesi del mondo, tra i quali Kenya e Camerun.
Per alimentazione, trasporti, rifiuti, abitazione e stile di vita l’italiano medio impatta per 5270 Kg di Co2
Attraverso SaveHuman si può, diventando ambasciatori del progetto di riforestazione, contribuire a ridurre le emissioni di anidride carbonica. In base alla “taglia” della propria BancaOSSIGENO si possono piantare da 25 a 125 piante.
Si tratta di piantumazioni certificate: a tutti coloro che adottano un albero viene rilasciato un vero e proprio certificato con le indicazioni di tipologia, caratteristiche della pianta e luogo in cui viene piantata.
Anche se le piantumazioni avvengono in posti lontani, i sostenitori posso monitorare l’evoluzione e la crescita delle piante adottate di cui si occuperanno quotidianamente i contadini del luogo.
Grazie a SaveHuman, adottando un albero si può contribuire con un unico gesto a migliorare la salute del pianeta e a sostenere le economie locali, dando una opportunità di reddito ai contadini che si occuperanno della piantumazione e della manutenzione degli alberi.
Purtroppo l’Italia per motivi soprattutto burocratici, per la mancanza di procedure snelle e problemi relativi alla manutenzione delle piante, non rende agevola i progetti di forestazione che, nel caso, hanno tempi di realizzazione lunghissimi. Per questo le iniziative sono orientate principalmente verso altre zone del mondo in cui le procedure sono più semplici e risulta più agevole procedere alle rimboschimento delle aree. Tra queste il sud America e l’Africa, dove grazie alla manodopera locale si gestisce facilmente anche la cura e la manutenzione degli alberi.
Adottando un albero con SaveHuman si ha l’opportunità di fare un dono speciale, dedicandolo, ad esempio, a chi si vuole bene.
Adottare un albero è un atto d’amore per l’ambiente, per chi lo abita ora e soprattutto per chi lo abiterà nel tempo. E poiché, si sa, fare del bene è contagioso, magari anche amici e conoscenti di chi si fa autore di questo gesto di generosità, saranno incentivati a fare lo stesso, generando un circolo virtuoso che farà del bene a tutti.
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