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Scialla! Genitori: no alle raccomandazioni preventive

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di Chiara Narracci –

Nello scorso articolo ho messo in evidenza quanto per i genitori siano controproducenti le prediche, lunghe digressioni finalizzate ad imporci sull’altro, generando proprio per questo un atteggiamento oppositivo di rifiuto.

Le parole creano la realtà

Oggi vorrei sottolineare i danni legati alle raccomandazioni preventive.

Nascono dalla preoccupazione che il figlio “ci” faccia vergognare nuovamente per il suo comportamento. Se partiamo dal presupposto che le parole creano la realtà, andremo pertanto ad attivare proprio quel comportamento, semplicemente perché glielo ricordiamo e perché, seppur in modo svalutante, quando mettono in scena quel comportamento si sentono visti, considerati, ed ognuno di noi ha sete di questo, specie nell’infanzia, quando ancora si spera di appagare i propri bisogni esistenziali nella relazione con gli altri.

Le raccomandazioni preventive dei genitori vengono solitamente fatte al mattino, in macchina, prima di andare a scuola, In quei momenti preghiamo i nostri figli – dandogli pertanto molto potere – di non far arrabbiare “sempre” la maestra, di non metterci ogni volta in imbarazzo all’uscita davanti agli altri genitori, di stare seduti immobili, muti come pesci e di prestare attenzione alla lezione. Anche solo vedere scritte queste raccomandazioni, ne mette in evidenza la loro assurdità. E’ evidente anche solo dalle estremizzazioni: immobile, come un pesce, e dalle generalizzazioni: sempre, mai, ogni volta. Espressioni date dall’esasperazione di non riuscire a percepire e a trattare il proprio figlio come normale; date dal percepirlo come nostro carnefice; date dall’incapacità di riconoscergli altre risorse che, seppur evidenti, a nostro parere ce le mostra sempre troppo poco.

Raccomandazioni preventive

Le raccomandazioni preventive spesso si chiudono con promesse di punizioni o regali nel caso eccezionale che il figlio si comporti bene. Il paradosso sta nel fatto che l’eccezionalità con la quale gli presentiamo il poter essere normale ne conferma l’estraneità da quei comportamenti sperati.

Il paradosso sta nel fatto che l’eccezionalità con la quale gli presentiamo il poter essere normale ne conferma l’estraneità da quei comportamenti sperati.

Tra le altre cose qualora il figlio metta in scena il comportamento sperato, vista la raccomandazione preventiva, il merito sarà percepito come nostro e non suo.

Quindi?

Come genitori siamo i registi dei nostri figli che, pur di sentirsi visti da noi, sono pronti a diventare anche i nostri carnefici. In realtà i loro comportamenti sono una conseguenza di come si sentono da noi percepiti.

Quindi è necessario fermarci, fare mente locale sugli aspetti del loro carattere che amiamo e quando ci sale l’ansia alla base di una raccomandazione preventiva, anziché ricordargli il comportamento sbagliato, potremmo ricordargli la volta che si è comportato bene, così da non fissare il comportamento sbagliato e ricordargli che spesso si comporta in modo da mettere in gioco il suo lato eccellente.

Faremmo meno danni a non dire nulla preventivamente e limitarci ad intervenire a posteriori, riprendendo il solo comportamento, una cosa è infatti dire: “sei un bambino terribile”, altra è dire “questo comportamento è terribile“. Una cosa è fare le capriole quando si comporta bene riempiendolo di conferme, altra cosa è limitarci a dire bravo.

Cerchiamo di normalizzare i comportamenti dei nostri figli a partire dalle nostre azioni.

Non si esce da un problema con lo stesso modo di fare che ha causato il problema.

Riinnamoriamoci del ruolo di guida!    

   

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